Annunciare il Vangelo fino al martirio. La fede oltre ogni violenza

Catechisti martiri, storie che "meritano di essere conosciute". Le testimonianze delle Pontificie Opere Missionarie

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Una fede più forte della violenza più atroce.  L’assassinio di monsignor Oscar Arnulfo Romero è stato canonizzato quattro anni fa. Nell’anniversario della barbara uccisione dell’arcivescovo di San Salvador, la Chiesa ha ricordato come ogni anno i missionari martiri. Una memoria nel segno della preghiera. Della riflessione. Del digiuno. E delle opere di carità.Fede

Fede tra i popoli

Quasi un anno fa, il 10 maggio 2021, Papa Francesco ha pubblicato la Lettera Apostolica “Antiquum ministerium”. Con la quale si istituisce il ministero di catechista. Riconoscendone ufficialmente il ruolo fondamentale per l’evangelizzazione. Soprattutto nelle terre e tra i popoli di prima evangelizzazione. “I catechisti nelle terre di missione svolgono una preziosa e insostituibile opera apostolica. Per la quale tutta la Chiesa è loro grata”, sottolinea il Pontefice.

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Catechisti Martiri

Non sono pochi i catechisti che, in tutti i continenti, sono rimasti fedeli al mandato ricevuto. E cioè annunciare Cristo ed il suo Vangelo. Fino al sacrificio supremo della vita. Uomini, donne e persino ragazzi, animati dallo Spirito (il “motore” della missione). Sono stati autentici “testimoni di sangue” di Cristo. La loro testimonianza evangelizza ancora oggi. Ed è fonte di vita per i nuovi cristiani. Per alcuni di loro è in corso la Causa di Beatificazione e Canonizzazione. Come per la mamma catechista Luisa Mafo e i 23 catechisti che con lei furono uccisi a Guiúa, in Mozambico, il 22 marzo 1992. Durante la guerra fratricida che insanguinava il paese. Mentre erano riuniti con le loro famiglie per un corso di formazione. Fede

Schiera di vita

Sono i Catechisti Martiri, raccontati nel dossier dell’agenzia missionaria vaticana Fides. Una schiera, che non è di morte ma di vita per la Chiesa intera, E che richiama il libro dell’Apocalisse, al capitolo 7. Dove davanti al Trono e all’Agnello c’era “una moltitudine immensa. Che nessuno poteva contare. Di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione. E hanno lavato le loro vesti. Rendendole candide col sangue dell’Agnello