Burkina Faso, martirio cristiano nel Sahel

Tutta la provincia Sanmatenga, dove si trova Barsalogho, affronta una catastrofe della fame. E la situazione della sicurezza nelle aree circostanti, secondo l'Ocha, rende difficile la fornitura di aiuti

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Foto di James Wiseman su Unsplash

E’ un martirio senza fine quello che i cristiani subiscono da anni in Burkina Faso. La diocesi di Nouna ha subito un’escalation di attacchi negli ultimi mesi. Con un gran numero di luoghi di culto cattolici, protestanti e animisti saccheggiati o bruciati. “A Zekuy, il catechista locale si è reso conto di un attacco quando ha sentito il rumore delle motociclette. Ed è riuscito a fuggire nel bosco con il Santissimo Sacramento e il resto della popolazione. Tuttavia, la chiesa è stata vandalizzata e le immagini sono state distrutte. Hanno anche cercato di profanare il tabernacolo e hanno dipinto iscrizioni sul muro recante un affresco del Sacro Cuore di Gesù“, riferisce la fondazione pontificia Acs. Si ritiene che dal maggio 2024 circa 100 cristiani siano stati uccisi nella regione pastorale di Zekuy-Doumbala. Mentre altri sono stati rapiti, senza che si sappia dove si trovino. Il Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Jama’at Nusrat al-Islam wal Muslimin, Jnim), legato ad al-Qaeda, parla di 300 morti nel sanguinoso attacco dei giorni scorsi nella località di Barsalogho, nel centro nord del Burkina Faso. E afferma di aver preso di mira “miliziani affiliati all’Esercito”, non civili.

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Foto di jorono da Pixabay

Sos terrorismo

In un messaggio diffuso tramite i canali di propaganda del gruppo terroristico si afferma che “i fratelli mujahiddin hanno attaccato miliziani” locali e “una base dell’Esercito“, mentre “venivano scavate trincee” a Barsalogho. E che l’attacco “si è concluso con la morte di 300 persone”. Il gruppo rivendica anche di essersi impossessato di mezzi militari e armi. E sostiene che “le persone eliminate nell’attacco” siano “miliziani affiliati all’Esercito, che combatte contro i mujahiddin“. “Mentono quando dicono di essere civili”, affermano. Il gruppo “invita” la “popolazione e queste milizie” a “non partecipare con l’Esercito apostata del Burkina Faso alla lotta contro jihad e mujahiddin e a prendere le distanze” dai militari. L’attacco a Barsalogho è stato uno dei più sanguinosi dell’ultimo decennio nel martoriato Paese africano. Il giorno successivo, secondo Radio France Internationale, 26 persone sono morte in un nuovo attacco di uomini armati contro una chiesa nell’ovest del Paese. I ministro della Difesa, Kassoum Coulibaly, ha assicurato che il presidente della transizione e leader della giunta militare al potere dal 2022, Ibrahim Traoré, rafforzerà il dispiegamento di forze nella regione del Centro-Nord.

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Un villaggio in Burkina Faso (© RobertoVi da Pixabay)

Burkina Faso nel caos

Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) ha appreso da fonti locali del nuovo attacco terroristico contro la comunità cristiana del Burkina Faso. L’aggressione si è verificata nel villaggio di Sanaba, diocesi di Nouna, nell’ovest del Paese. Un folto gruppo di miliziani ha circondato la comunità, radunato la popolazione e legato tutti i maschi di età superiore ai 12 anni di religione cristiana, tradizionale. E, in generale, quanti sono stati considerati oppositori dell’ideologia jihadista. I terroristi hanno poi condotto gli uomini in una vicina chiesa protestante e lì ne hanno sgozzato 26, tra cui cattolici. L’attacco è avvenuto il giorno dopo la strage di Barsalogho, diocesi di Kaya, dove sono state uccise almeno 150 persone, anche se il numero effettivo potrebbe arrivare a 250 con 150 feriti gravi. Le stesse fonti riferiscono di attacchi verificatisi nei giorni scorsi ai danni di tre parrocchie vicino al confine con il Mali, sempre nella diocesi di Nouna. “Circa 5.000 donne e bambini hanno cercato rifugio nella città di Nouna. Non c’è un solo uomo tra loro. Il luogo in cui si trova la popolazione maschile è ancora incerto, non sappiamo se siano fuggiti, se si nascondano o se siano stati uccisi”, raccontano fonti locali ad Acs. 

Pace
Folla in Burkina Faso dopo l’annuncio del golpe (immagine di EPA/Lambert Ouedraogo)

Solidarietà

L’Unione europea condanna “con la massima fermezza” l’attacco terroristico compiuto dal Jnim, organizzazione militare e terrorista di ideologia salafita jihadista, a Barsalogho, nella regione centro-settentrionale del Burkina Faso. Questo nuovo attacco su larga scala ha causato centinaia di vittime, soprattutto civili. L’Alto Rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell scrive in un messaggio che “l’Ue esprime la sua solidarietà al Burkina Faso“. Ed esprime “le sue condoglianze alle famiglie delle vittime”. Con l’augurio di una pronta guarigione ai feriti. L’Unione Europea manifesta seria preoccupazione per il deterioramento della situazione della sicurezza nel Paese e nella subregione. Incoraggia tutti gli sforzi volti a contrastare questi cicli di violenza e a prevenire qualsiasi escalation. “La lotta al terrorismo nel Sahel non può indebolirsi. È improbabile che la maggiore presenza di attori responsabili di violazioni del diritto internazionale rafforzi una lotta efficace contro il terrorismo”, osserva Borrell. L’Ue riafferma “la propria volontà di restare al fianco del popolo del Burkina Faso”. L’Ue resta convinta che “la stabilità del paese richieda anche il mantenimento della cooperazione del Burkina Faso con i suoi partner regionali e internazionali”.

Russia elezioni
Foto di Mili K. su Unsplash

Ritiro russo

La Bears Brigade (Brigata Orsi)la nuova forza paramilitare del Cremlino in Africa ha lasciato il Burkina Faso per rientrare in Russia. La notizia era stata inizialmente diramata sul canale Telegram Bears precisando che l’81esima brigata russa di volontari Specnaz “in connessione con gli eventi recenti è stata richiamata in Crimea”. Il ritiro degli Orsi, arrivati a metà giugno nel paese del Sahel, è quindi iniziato il 27 agosto. I circa 300 uomini della brigata si sono occupati di formazione delle forze locali e della sicurezza personale di alcuni importanti leader militari e politici, inclusi il presidente della giunta militare Ibrahim Traoré e l’ambasciatore russo in Burkina Faso. Il quotidiano francese Le Monde, in un articolo sul ritiro delle milizie sostiene che non tutti gli uomini stanno per lasciare il campo, circa un centinaio di loro resterebbero infatti in Burkina. Al giornale il comandante della brigata Viktor Yermaloev (soprannominato Jedi) ha spiegato di dover difendere il suo Paese dall’Ucraina. E assicura che la sua brigata “tornerà in Africa non appena avrà terminato il suo lavoro” in Russia. Secondo diverse fonti infatti la Brigata sarebbe stata richiamata in Russia per essere immediatamente impiegata sul fronte ucraino. E’ infatti nella Crimea occupata, precisamente a Perevalne, che si trova il campo base della brigata degli Orsi.