Salario minimo, il dibattito tra forze politiche e sindacati

Il tema del salario minimo è tornato al centro dell'agenda politica tra i diversi punti di vista degli attori in campo

A partire dallo scorso venerdì, nel corso di un dibattito sviluppatosi tra le forze politiche, è tornato alla ribalta il tema del salario minimo per quei dipendenti che, pur lavorando a tempo pieno, non hanno retribuzioni in linea con il costo della vita.

La situazione attuale

Questo fenomeno e stato acuito dalla crisi del 2008 e varie proposte di legge si sono susseguite nel corso degli anni, una su tutte quella dei 9 euro lordi l’ora. In particolare, la proposta di Pd e 5 Stelle, l’ha riacceso il dibattito sul tema ma, Confindustria e sindacati, restano fondamentalmente contrari all’introduzione di questa misura.

Nel dettaglio, a riproporre questo tema stato anche il presidente dell’Inps Pasquale Tridico il quale ha sottolineato che, con una soglia retributiva di 9 euro lordi l’ora, quattro milioni di lavoratori avrebbero aumenti di retribuzione. Si evidenziano però, secondo le analisi tecniche svolte, aumenti del costo medio del lavoro superiori ai 20 punti percentuali, soprattutto per quanto riguarda i lavoratori del settore domestico e una parte di quelli impiegati nel settore agricolo.

I contratti nazionali e la posizione di Cisl

Rispetto a questo argomento è fondamentale dire che – in Italia – Il perimetro delle garanzie e delle tutele offerte lavoratori compresi nei contratti collettivi nazionali è più esteso del semplice trattamento economico minimo. A tal proposito il segretario della Cisl Luigi Sbarra in una intervista al Quotidiano Nazionale su questo tema ha dichiarato che: “La nostra posizione è molto chiara. Con La contrattazione collettiva noi oggi tuteliamo la quasi totalità dei lavoratori, garantendo loro un salario ben superiore alle soglie minime per legge di cui si discute. Il problema è estendere questa copertura a tutti gli altri lavoratori attraverso i contratti. come anche la direttiva europea sollecita e come noi stiamo facendo con gli accordi nazionali con le grandi multinazionali, a partire dalla logistica, nel lavoro su piattaforma come quello dei rider e in altri settori dove prevale il lavoro sottopagato e lo sfruttamento”.