Leucemia infantile: lo studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

Lo studio su 413 pazienti pediatrici con leucemia linfoblastica acuta presentato al Congresso della Società americana di ematologia

Immagine di repertorio. Foto di Myléne da Pixabay

Lo studio su 413 pazienti pediatrici con leucemia linfoblastica acuta presentato al Congresso della Società americana di ematologia (ASH) da Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Onco-Ematologia e Terapia Cellulare e Genica all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.

Leucemia pediatrica: 81% di possibilità di guarigione con la radioterapia pre-chirurgia

Effettuando la radioterapia prima dell’intervento di trapianto di midollo, nei bambini con leucemia linfoblastica acuta – la forma di tumore più frequente in età pediatrica – la possibilità di sopravvivenza libera da malattia, e quindi di guarigione, a tre anni, è dell’81% rispetto al 59% effettuando la sola chemioterapia. Il rischio di recidiva è del 12% nel primo caso e del 27% nel secondo. Lo dimostra uno studio su 413 pazienti pediatrici presentato al Congresso della Società americana di ematologia (Ash) da Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Onco-Ematologia e Terapia Cellulare e Genica all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.

“Si tratta dell’aggiornamento di uno studio internazionale in cui i bambini con leucemia linfoblastica acuta – spiega Locatelli – sono stati randomizzati, ovvero indirizzati con metodo casuale, a ricevere prima del trapianto di midollo una preparazione che includeva la radioterapia oppure una preparazione basata solo sull’impiego di farmaci chemioterapici. L’obiettivo dello studio era vedere se la seconda modalità di trattamento poteva fornire risultati analoghi rispetto alla radioterapia”. Lo studio, rileva l’esperto, “ha dimostrato la manifesta superiorità della radioterapia e quindi un comitato terzo rispetto agli sperimentatori ha raccomandato l’interruzione prematura dello studio”. In virtù di questi risultati, “abbiamo portato questa analisi aggiornata all’Ash che conferma che utilizzare la radioterapia offre dei significativi vantaggi in termini di riduzione soprattutto del rischio di ricaduta post trapianto. Quindi, in maniera definitiva e con la metodologia sperimentale clinica più rigorosa, si documenta quello che a questo punto diventa lo standard of care, lo standard di cura: per i bambini che devono essere trapiantati, la preparazione ideale – conclude Locatelli – è la radioterapia in associazione ad un farmaco chemioterapico”.

Fonte: Ansa