Cambogia: il primo ministro si dimette per lasciare il potere al figlio

Le potenze occidentali, compresi gli Stati Uniti e l'Unione europea, hanno definito le recenti elezioni né libere né eque

Vangelo

La recente vittoria del Partito del popolo cambogiano alle elezioni, tenutesi senza reali concorrenti, per il rinnovo dell’Assemblea nazionale ha aperto degli scenari futuri con le dimissioni del primo ministro Hun Sen in favore del figlio Hun Manet. Le potenze occidentali, compresi gli Stati Uniti e l’Unione europea, hanno definito il voto come né libero né equo.

La successione in Cambogia

Il primo ministro cambogiano Hun Sen, al potere dal 1985, ha dato le dimissioni per lasciare il potere al figlio Hun Manet (45 anni). Lo ha annunciato lo stesso premier, pochi giorni dopo una probabile vittoria a valanga del suo partito in elezioni farsa senza opposizione. “Vorrei chiedere comprensione alla gente mentre annuncio che non continuerò come primo ministro”, ha detto Hun Sen in una trasmissione speciale alla televisione di stato il settantenne politico e militare, che lascia il potere dopo quattro decenni di governo. L’ex leader dei Khmer rossi ha eliminato ogni opposizione al suo potere, con i partiti in dissenso banditi, gli sfidanti costretti a fuggire e la libertà di espressione soffocata.

Le elezioni senza opposizione

Il suo Partito popolare cambogiano (Cpp) ha ottenuto alle elezioni di domenica una vittoria schiacciante senza reali concorrenti, se non 17 piccoli pressoché sconosciuti, ottenendo l’82% dei voti e aprendo la strada a una successione dinastica al figlio maggiore, che alcuni critici hanno paragonato a quella della Corea del Nord. Il principale partito dell’opposizione, il ‘Candlelight Party’ (Partito a lume di candela), è stato messo fuori gioco per un cavillo legale: i suoi rappresentanti sono in prigione, in esilio o sono spariti. Tra marzo e aprile i membri del Candlelight sono stati vittime di aggressioni da parte di uomini mascherati. E nella settimana precedente le elezioni, secondo Human Rights Watch, il governo ha intensificato la repressione. Le potenze occidentali, compresi gli Stati Uniti e l’Unione europea, hanno definito il voto come né libero né equo.

Gli scenari futuri

Hun Sen ha chiarito che, dopo il passaggio di consegne a suo figlio, il quarantacinquenne Hun Manet, che ha svolto un ruolo di primo piano nella campagna per il voto di domenica, intende ancora esercitare influenza. E ha respinto l’idea che il Paese possa cambiare direzione. Durante il suo lungo mandato, la Cambogia si è avvicinata a Pechino, beneficiando di enormi investimenti e progetti infrastrutturali cinesi, tra cui la riqualificazione di una base navale che ha allarmato Washington. La Cina ha accolto con favore le elezioni di domenica, con il presidente Xi Jinping che ha inviato a Hun Sen un messaggio personale di congratulazioni.

Fonte: Ansa