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Con la pubblicazione della bolla papale di oggi si compie il primo atto ufficiale dell’Anno Santo straordinario che inizierà l’8 dicembre prossimo. Non è casuale la scelta di sabato 11 aprile. In questa data, infatti, Papa Francesco celebra, alle 17.30, i primi vespri della domenica della Divina Misericordia, che è appunto il tema dell’evento. Negli ultimi due Giubilei straordinari, nel 1933 e nel 1983, il documento di indizione è stato emesso in occasione della Solennità dell’Epifania del Signore.
La bolla è un atto pontificio di particolare importanza, sul quale tradizionalmente è apposto lo stemma papale. Il termine, derivante dal latino “bulla” (“bolla” o “oggetto rotondo”), prima di assumere il significato corrente, indicava il sigillo in cera annesso tramite una cordicella al documento, per attestarne l’autenticità e di conseguenza l’autorevolezza. Originariamente “bolla” era la capsula metallica – in piombo o in oro – impiegata per proteggere il sigillo stesso. La bolla d’indizione di un Giubileo, specie se straordinario, oltre a indicarne i tempi, con le date di apertura e di chiusura, e le modalità principali di svolgimento, costituisce il documento fondamentale per riconoscere lo spirito con cui viene promosso, le intenzioni e i frutti sperati dal Pontefice.
Nel medioevo questo atto era redatto in pergamena e conteneva disposizioni pontificie, ma anche imperiali. Bonifacio VIII, il 22 febbraio 1300, annuncia il primo giubileo della cristianità attraverso la “Antiquorum habet fida relatio”. Nel 1520 Lutero sfida Roma bruciando la “Exsurge Domine”, mentre l’anno successivo esce la bolla di scomunica “Decet romanum pontificem”. La “Unam Sanctam Ecclesiam” di Bonifacio VIII rappresenta l’ultimo episodio del conflitto medievale tra potere spirituale e temporale, riaffermando gli ideali teocratici espressi in precedenza soprattutto da Gregorio VII nel 1075 con il “Dictatus Papae”.
Gli ultimi tre Anni Santi sono stati aperti con la “Iubilaeum Maximum” di Pio XII nel 1950, la “Aperite Portas Redemptori” di Giovanni Paolo II nel 1983 e la “Incarnationis mysterium” sempre di Papa Wojtyla nel 2000. Quest’ultima inizia con le seguenti parole: “Con lo sguardo fisso al mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio la Chiesa si appresta a varcare la soglia del terzo millennio”. E prosegue: “Gesù è la vera novità che supera ogni attesa dell’umanità e tale rimarrà per sempre, attraverso il succedersi delle epoche storiche”.
Il rito della pubblicazione di oggi prevede la lettura di alcuni brani del testo davanti alla Porta Santa della Basilica Vaticana. Successivamente Francesco, dopo aver recitato i primi vespri, ne consegnerà una copia alle rappresentanze delle varie realtà ecclesiali e dei diversi continenti, tra cui il prefetto della Congregazione dei Vescovi, cardinale Marc Ouellet, il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, cardinale Fernando Filoni, e quello della Congregazione per le Chiese orientali, cardinale Leonardo Sandri. Inoltre, in rappresentanza di tutto l’Oriente, a ricevere la bolla sarà anche l’arcivescovo di Hong Kong Savio Hon Tai-Fai, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. L’Africa, invece, è rappresentata dall’arcivescovo Barthelemy Adoukounos, originario del Benin e attuale segretario del Pontificio Consiglio per la Cultura; per le Chiese orientali, il Papa la consegnerà a monsignor Khaled Ayad Bishay, della Chiesa patriarcale di Alessandria dei Copti.