CASO NEMTSOV, IL CREMLINO PUNTA I “LUPI SOLITARI” CECENI

Un intrigo degno della mente di Alfred Hitchkock. Quella legata alla morte di Boris Nemtsov sta diventando una vera e propria spy story, tra accuse incrociate e misteri. Mentre il mondo guarda con sospetto a Vladimir Putin il Cremlino fa conoscere la sua versione sull’uccisione del’oppositore politico. Secondo gli inquirenti russi l’assassinio sarebbe stato ideato ed eseguito da due ex membri del battaglione speciale ceceno “Sever” (Nord), vale a dire il reo confesso Zaur Dadayev e Beslan Shavanov, fattosi esplodere prima della cattura a Grozny. A scriverlo è stata la testata Rosbalt, citando una fonte nelle forze dell’ordine secondo cui l’omicidio fu deciso dai due agenti musulmani per vendicare il sostegno del leader dell’opposizione russa ai vignettisti “blasfemi” di Charlie Hebdo. Una vicenda riconducibile al terrorismo di matrice islamica e ai lupi solitari, non meno dell’eccidio del settimanale parigino e dell’attacco in un caffè di Copenaghen andato in scena il 14 febbraio scorso.

I magistrati sono sicuri: non ci sono mandanti dell’agguato a Nemtsov. La fonte che ha diffuso questa versione è probabilmente la stessa che sta fornendo anticipazioni al giornale da quando, nel fine settimana, sono iniziati gli arresti di ceceni sospettati per l’omicidio. “Studiando le prove che ora si hanno del caso, le testimonianze e anche la deposizione del principale imputato, si puà trarre una chiara conclusione: l’omicidio è avvenuto su iniziativa personale di Dadayev e Shavanov, che non avevano nessun mandante”, ha riferito la fonte al Rosbalt. Non si sta lavorando, dunque, sulla versione che gli ex combattenti del battaglione abbiano eseguito l’assassinio su commissione; al momento non ci sarebbero elementi concreti e oggettivi per sostenere questa ipotesi. “Si sta esaminando tutto il giro dei contatti di Dadayev e Shavanov, compresi i ceceni che vivono all’estero”, ha detto la fonte, comunque ribadendo la certezza che “è stato programmato tutto in due”.

Dadayev, definito da Kadyrov un “patriota della Russia” e un “devoto” musulmano, avrebbe agito in reazione ai commenti negativi sull’islam pronunciati da Nemtsov dopo la strage a Charlie Hebdo. In realtà il politico aveva parlato di “inquisizione islamica medievale” e aveva espresso solidarietà alle vittime, ma senza esporsi più di tanto. Aveva, invece, duramente condannato la reazione del leader ceceno, che aveva lanciato aperte minacce ai giornalisti, che sostenevano la liberta’ di pubblicare le vignette su Maometto. “Hanno deciso di agire per vendicarsi delle dichiarazioni critiche (di Nemtsov) e anche per aumentare la loro autorità tra gli abitanti del Caucaso del Nord, in particolare Cecenia e Inguscezia” ha scritto ancora Rosbalt.