DUE ANNI DI PONTIFICATO
LE VOLTE CHE IL PAPA HA SPIAZZATO IL MONDO

E' un Papa rivoluzionario, amato e seguito soprattutto dai giovani di tutte le età, quello che oggi festeggia i due anni dall’elezione al Soglio Petrino. La scelta del nome Francesco, il santo poverello di Assisi, già da sola ha rappresentato un punto di discontinuità rispetto ai suoi predecessori. La gente comune ha cominciato a conoscerlo come il Pontefice capace di intessere un dialogo fatto di gesti ancor prima che di parole. Fin dalle sue iniziali apparizioni lo abbiamo visto scambiare lo zucchetto bianco con la folla oppure, rompendo tutti gli schemi e le basilari attenzioni alle norme sulla sua sicurezza personale, bere dalla “bombilla” (una sorta di cannuccia metallica) il “mate”, tipica bevanda argentina. In diverse situazioni ha azzerato la rigidità del protocollo, come quando si è soffermato a stringere la mano alle guardie svizzere. Promotore di una Chiesa “povera e per i poveri” ha rinunciato alla mozzetta di velluto rosso bordata di ermellino e alla croce d’oro optando per quella di ferro della sua ordinazione episcopale. Di sicuro, poi, non avremmo mai immaginato di vedere un Papa salire la scaletta dell’aereo con la borsa in mano, né abitare nella stanza 201 di Casa Santa Marta anziché nello storico appartamento al terzo piano del Palazzo Apostolico… Uno schiaffo ai formalismi per giungere all'essenza del messaggio cristiano: portare il Vangelo in mezzo alla gente. Negli attuali 730 giorni di pontificato ha realizzato 14 viaggi ufficiali – 7 In Italia e 7 all’estero – compiendo, di fatto, una visita ogni 2 mesi. E’ stato in Brasile per la 28esima giornata mondiale della gioventù, Terra Santa, Corea, Albania, a Bruxelles per la visita al Parlamento europeo e al Consiglio d’Europa, in Turchia, Sri Lanka e Filippine. Nel nostro Paese ha iniziato con la storica visita a Lampedusa per poi toccare Assisi, Cagliari, Cassano all’Jonio, Campobasso, Isernia, Caserta, Redipuglia in occasione del centenario dall’inizio della prima guerra mondiale. E’ un Papa allegro, alla mano, ma non per questo meno “profondo”. Finora ha pubblicato un’enciclica, la Lumen fidei, un’esortazione apostolica, l’Evangelii Gaudium e 4 “Motu Proprio”. Francesco, grande comunicatore, umile e vicino al popolo, raramente ha utilizzato termini altisonanti e mai si è posto su un piedistallo. Ai giornalisti che lo pressavano sulla questione dell’omosessualità ha risposto: “Chi sono io per giudicare?”. Riguardo ai carcerati spesso ha invitato a riflettere: “Hai pensato che tu sei capace di fare le cose che loro hanno fatto, anche peggio ancora?”. Insofferente ai formalismi ha inaugurato un nuovo modo di comunicare, anche con i potenti. Come quando a Betlemme, rivolgendosi ad Abu Mazen e Peres, ha detto semplicemente: “Offro la mia casa vaticana perché vi incontriate”. La sua spontaneità, però, talvolta ha lasciato spazio a malintesi dando adito anche ad alcune critiche. Almeno 6 le “gaffe” compiute da Papa Francesco. In volo sulle Filippine, rispondendo a una domanda sulla strage alla redazione di Charlie Hebdo, ha pronunciato delle parole che hanno fatto molto discutere: “E’ vero che non si può reagire violentemente, ma se il dottor Gasbarri, che è un amico, dice una parolaccia contro la mia mamma, lo aspetta un pugno! Ma è normale! Non si può provocare. Non si può insultare la fede degli altri”. In risposta via email a un amico argentino impegnato nella lotta alla droga, ha utilizzato l’espressione “evitar la mexicanizacion” suscitando le proteste e il disappunto del governo messicano. In un accorato appello sulla guerra in Ucraina il Papa ha parlato di “orribile violenza fratricida” denunciando lo “scandalo” della “guerra fra cristiani”. Ma gli ucraini, come riferito dall’arcivescovo di Kiev, non hanno gradito, ritenendo il conflitto una “invasione straniera” piuttosto che una guerra civile. Sempre durante il viaggio in Asia, ha “scandalizzato” l’uditorio con l’espressione “un calcio dove non batte il sole” rivolta ai corrotti, e ancora di più, con un’affermazione in materia di procreazione responsabile: “Per essere buoni cattolici non bisogna essere come conigli”. Questo Pastore “con l’odore delle pecore” proveniente “dalla fine del mondo” ha effettuato tanti “fuori programma”, molte volte dedicati all’incontro diretto con le persone. Prima della visita a una parrocchia di Roma – ad esempio – si è voluto fermare nella baraccopoli per abbracciare i nomadi nel campo profughi a Pietralata. In Sri Lanka, a sorpresa, ha deciso di recarsi in visita al tempio buddista di Mahabodhi a Colombo. Nelle Filippine, senza seguire il programma ufficiale, ha incontrato una comunità per ex bambini di strada. In Calabria, lungo la statale che collega Sibari e Cassano, ha bloccato il corteo per fermarsi davanti alla casa di una ragazza 21enne di nome Roberta, disabile dalla nascita. Insomma, nonostante i suoi 78 anni, Papa Francesco sta dimostrando uno spirito giovane desideroso di rinnovare la comunità ecclesiale affinché raggiunga coraggiosamente ogni uomo fino alle estreme periferie del mondo.