“Boxe Nicotera”: il pugilato che insegna il valore dell’accoglienza

L'intervista di Interris.it a Francesco Nicotera, già campione di boxe e attuale maestro e fondatore di "Boxe Nicotera", una realtà di pugilato inclusivo realizzata in Alto Adige

Franco Nicotera e dei giovani pugili (© Aias Bolzano)

La boxe, attraverso i suoi intensi valori e allenamenti, può diventare un potente strumento di inclusione sociale. Questa disciplina inoltre, in diversi contesti a rischio, aiuta a neutralizzare i fenomeni di emarginazione e, allo stesso tempo, crea occasioni di socializzazione ed unione per le persone con fragilità.

L’esempio di Bolzano

Sulla base di questo insegnamento, a Bolzano, ha preso vita “Boxe Nicotera” una palestra in cui, oltre alle regole del pugilato, si trasmettono, anche e soprattutto, valori dell’accoglienza, dell’inclusione delle disabilità e dello stare insieme da portare con sé anche fuori dal ring. Interris.it, in merito a questa storia di amore per lo sport e prossimità, ha intervistato Francesco Nicotera, in passato campione di boxe, fondatore di questa realtà nel capoluogo altoatesino e ora maestro dei giovani che si avvicinano a questa disciplina.

Guantoni da boxe (© andreas160578 da Pixabay)

L’intervista

Come nasce e che obiettivi ha “Boxe Nicotera”?

“La ‘Boxe Nicotera’ nasce dopo che ho smesso con il pugilato ed ho sostenuto l’esame per diventare istruttore. Essere un buon pugile, non significa necessariamente anche essere un buon tecnico quindi, lo studio, è necessario. Da allora, ho iniziato ad insegnare e, nel tempo, dopo l’entrata di mio fratello in qualità di direttore sportivo, ad oggi il nostro nome è ‘Boxe Nicotera – Alto Adige Sud Tirol’. Il nostro obiettivo è il recupero di più ragazzi possibile dalla strada attraverso il pugilato, collaborando anche con l’associazione ‘street work’. Il nostro atleta di punta Youssef, portato al titolo italiano, viene proprio da quel contesto e, il prossimo 23 giugno, debutterà in qualità di pugile professionista. Supportare i ragazzi provenienti dalla strada e creare un gruppo significa integrarli e non farli sentire stranieri. Lavoriamo tutti insieme, cercando di far comprendere loro le regole del pugilato che bisogna rispettare anche nella vita. La boxe è uno sport individuale, in cui ci si confronta con l’avversario ma, il rispetto nei suoi confronti, è un elemento fondamentale”.

In che modo, la disciplina della boxe, può favorire l’inclusione delle persone con disabilità e la sensibilizzazione delle giovani generazioni ai valori dello sport?

“L’inclusione è un valore fondamentale. Noi impariamo molto dai ragazzi con disabilità che prendono parte alle nostre attività. Devono poter partecipare al gruppo e non devono essere fatti sentire diversi. Non vedono l’ora di partecipare e far vedere al pubblico ciò che hanno imparato in palestra. Grazie all’attività motoria apprendono diverse cose, rispettando i loro tempi. Stiamo riuscendo a farli sentire come tutti gli altri ed io, lavorando con loro, mi divertito molto”.

Quali sono i vostri auspici per il futuro? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra azione?

“Per mettere in atto i nostri progetti abbiamo bisogno dell’aiuto delle istituzioni. Vorremmo crescere nelle nostre attività sia con i ragazzi di Aias Bolzano che con altre realtà associative. A me personalmente, ad esempio, piacerebbe molto operare con chi si muove in sedia a rotelle. Ciò però, sarà possibile con l’aiuto delle istituzioni e con una palestra accessibile a tutti. Il nostro obiettivo è quello di far sì che, i ragazzi, possano continuare a praticare uno sport e a crescere. Abbiamo però bisogno di una struttura pienamente accessibile a tutti”.