Testino (Sia): “Una qualità di vita migliore senza il consumo di alcol”

L’intervista al presidente della Società italiana di alcologia Gianni Testino su consumo di alcol nel nostro Paese e sui suoi effetti

L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) considera il consumo dannoso di alcol come uno dei principali fattori di rischio per la salute della popolazione globale. La Regione europea dell’Oms è quella con  i consumi di alcol più elevati, 8 Paesi su dieci con i più alti livelli di consumo al mondo sono localizzati infatti nel Vecchio Continente. Il libro bianco sull’alcol del Ministero della Salute italiano, pubblicato a fine ottobre, riporta inoltre che sempre la Regione europea dell’Oms presenta la più alta percentuale di decessi attribuibili all’alcol, mentre l’Italia occupa gli ultimi posti in questa graduatoria.

I numeri dell’Italia

Come illustra il libro bianco “Informare, educare, curare: verso un modello partecipativo ed integrato dell’alcologia italiana”, il documento redatto successivamente ai lavori svolti in occasione della seconda Conferenza nazionale sull’alcol dello scorso marzo, l’alcol è la causa di malattie totalmente alcol-correlate, vedasi la cirrosi epatica alcolica, ma è anche causa concomitante di una serie di altre patologie, vascolari, gastroenterologiche, neuropsichiatriche, immunologiche, di infertilità e problemi prenatali, fino al cancro. L’uso continuativo di alcol inoltre produce effetti simili a quelli di altre sostanze psicotrope, dall’induzione di dipendenza fisica e psichica all’assuefazione, dal craving ad altri disturbi del comportamento. Venendo ai numeri che riguardano il nostro Paese, il Sistema di monitoraggio alcol (Sisma) dell’Ona-Iss dei dati Multiscopo Istat e dei sistemi di rilevazione del Ministero della Salute, ha rilevato nel 2020 8,6 milioni di consumatori a rischio, il 22,9% maschi e il 9,4% femmine, con un incremento annuale rispettivamente del 6,6% e 5,3%, con le fasce di maggiore criticità che sono rappresentate dai più giovani e dalle persone anziane. In crescita il fenomeno del binge drinking, il consumo episodico eccessivo, con oltre 4,1 milioni di persone che si sono ubriacate nel 2020, di cui 930mila tra gli 11 e i 25 anni di età, con 120mila minori intossicati. Di questi, secondo il libro bianco, hanno fatto ricorso ad un Pronto soccorso in 3.300, il 10 % circa dei 29.362 accessi per intossicazione alcolica. Per quanto attiene le persone con problemi di dipendenza da alcol, i consumatori dannosi stimati sono circa 830mila e di questi, sempre nel 2020, sono stati presi in carico dai servizi territoriali per le dipendenze, inaccessibili nel lockdown, 64.527 alcoldipendenti (il 7,8%).

L’intervista

Interris.it ha intervistato il presidente della Società italiana di alcologia (Sia) Gianni Testino sui consumi di alcol nel nostro Paese e sul libro.

Quando il consumo di alcol diventa dannoso?

“Il danno da alcol è legato all’etanolo e all’acetaldeide libera contenuti in tutte le bevande alcoliche, vino, birra e superalcolici. Mediamente troviamo 12 grammi di etanolo (unità alcolica) in una birra da 330 ml a 4.5 gradi, in un bicchiere di vino da 125 ml a 12 gradi o in un dosaggio standard da bar di aperitivo/superalcolico. L’etanolo è tossico e cancerogeno in modo dose dipendente. Si parla di un consumo a basso rischio in caso di sette Ua alla settimana per la donna e 14 Ua alla settimana per l’uomo, e con questi dosaggi si favoriscono diverse patologie come il cancro dell’esofago, della cavità orale, del faringe, della laringe, della mammella femminile, dell’intestino – colon e retto -, l’ipertensione arteriosa, la fibrillazione atriale e altre ancora. Naturalmente ci sono variazioni individuali legate a determinati polimorfismi genetici per cui ciò che accade per uno non accade per un altro. Quindi, prudenzialmente è opportuno affermare che per la comunità scientifica tutto ciò che è sopra zero è eccedentario. Si parla di consumo rischioso per dosaggi superiori ai precedenti. In questa fascia la probabilità di sviluppare una patologia, compreso il cancro e non solo quelli citati in precedenza, ma anche il cancro del fegato e del pancreas,  aumenta in modo significativo. Il consumo dannoso rientra nell’alcoldipendenza. Basti pensare che etanolo e acetaldeide sono nel gruppo 1 dei cancerogeni – rapporto causale certo con il cancro – esattamente come il fumo di sigaretta, il benzene, l’amianto, ecc.  È bene ricordare che l’etanolo non è un alimento, ma è di interesse nutrizionale in quanto aumenta il grasso viscerale, ovvero quello addominale”.

Quali possono essere i motivi per cui la regione europea dell’Organizzazione mondiale della sanità risulta essere quella con la più alta percentuale di consumatori e con il più alto tasso di consumo al mondo?

“Per tradizione, non per non cultura. La cultura è ciò che fa bene, mentre non tutte le tradizioni invece sono positive per l’essere umano. A ciò si deve aggiungere una pressione pubblicitaria da parte delle lobby degli alcolici che è spaventosa”.

La pandemia ha avuto un qualche effetto sul consumo di alcol?

“La pandemia è stata un detonatore. Il 40% delle persone che consumavano a basso rischio sono scivolate nel consumo rischioso/dannoso. Inoltre, la convivenza forzata ha fatto emergere casi di dipendenza, soprattutto tra i giovani, che sino a quel momento erano tenuti nascosti”.

L’analisi del trend del consumo medio pro-capite di alcol puro mostra che in Italia il valore è passato da 19,72 litri nel 1970 a 7,8 litri nel 2018, con una diminuzione maggiore rispetto a quella registrata a livello medio europeo. Si beve meno ma con modalità più sbagliate, pericolose, nocive? Quante persone consumano alcol in Italia e quante in modo eccessivo?

“La riduzione del consumo c’è stata, ma vi è necessità di ridurre ancora. L’etanolo continua ad essere la seconda causa di morte oncologica, la prima causa di trapianto di fegato e la seconda causa di trapianto di cuore. La modalità di consumo in parte è cambiata, si beve meno durante la settimana e si predilige il binge drinking, ovvero bere 4-5 Unità alcoliche in circa due ore in compagnia. Dal punto di vista dei danni fisici si assiste ad un peggioramento, anche se  il danno da etanolo è cumulativo, ma dal punto di vista psichico tale consumo è molto dannoso per il cervello e favorisce la dipendenza”.

Il consumo di alcol pericoloso per la salute è trasversale o riguarda principalmente alcune categorie di persone?

“Sono coinvolte tutte le classi sociali, solo che quelle più elevate pensano di ‘bere meglio’. In realtà l’etanolo è tossico e cancerogeno sempre indipendentemente dal tipo di prodotto. Cambia la palatabilità, ma non l’effetto nocivo”.

Non di rado sui giornali leggiamo di giovani ma anche giovanissimi finiti in pronto soccorso dopo un episodio di binge drinking. Il fenomeno si sta aggravando?

“I giovani consumano soprattutto attraverso questa modalità. Consideriamo che sino a 20 anni il fegato è immaturo per eliminare con rapidità l’etanolo. Per ogni episodio di binge drinking si sviluppano danni importanti: fegato grasso che regredisce dopo tre mesi, cervello infiammato che recupera dopo 10 mesi, danni ai testicoli e alla mammella con recupero entro tre mesi. Inoltre bere alcol al di sotto dei 25 anni aumenta il rischio di dipendenza dal 20 al 30%”.

Cosa induce i ragazzi e gli adolescenti ad avere questi comportamenti?

“Si nasce in una società dove bere è un atteggiamento normale. Il problema alcol viene identificato solo nell’alcolista. Inoltre, i ragazzi identificano il divertimento e l’aggregazione con l’alcol. È comprensibile in quanto l’etanolo è una sostanza psico-attiva”.

Quali danni e quali rischi comporta il consumo di alcol nell’età dello sviluppo?

“Riduzione della memoria, della capacità di prendere decisioni, dell’intelligenza, si pongono le basi per sviluppare patologie negli anni futuri, si diventa adulti con una mente cristalizzata al periodo adolescenziale e si è a maggior rischio di sviluppare malattie psichiatriche e alcoldipendenza”.

Quali sono invece i comportamenti di consumo a rischio che nel tempo hanno assunto gli adulti?

“L’alcol per molte persone è un compagno di viaggio che ci rende più sicuri, meno stressati, più allegri, più empatici. I problemi comportamentali non vengono percepiti come tali, per cui ci si rende conto dell’eventuale problema quando i buoi sono già usciti dalla stalla”.

Quali sono le patologie alcol-attribuibili e quelle parzialmente alcol-attribuibili e quanti sono i decessi attribuibili all’alcol ogni anno, in Italia?

“L’etanolo è la prima causa di morte al di sotto dei 24 anni, per intossicazioni acute o coma etilico, violenza e soprattutto incidentalità stradale e la terza causa di morte e disabilità nella popolazione generale. È inoltre causa diretta di circa 200 patologie differenti, mentre il 25% di tutti i cancri – tumori delle vie aereo-digestive superiori, collo, testa, intestino, fegato, pancreas e mammella femminile – è alcolattribuibile senza l’influenza di altri fattori come il fumo ed in modo dose-dipendente. Gli italiani che consumano alcol in modo rischioso sono 8,3 milioni, mentre 800mila-un milione di persone lo consumano in modo dannoso, cioè da pre-alcoldipendenza  o alcoldipendenza. Ogni anno in Italia decedono circa 17mila persone e si spendono 25 miliardi di euro per danni diretti e indiretti”.

Cos’è l’alcoldipendenza e quali sono i “campanelli d’allarme” a cui prestare attenzione?

“La dipendenza si sviluppa attraverso un continuum che porta il soggetto ad essere schiavo della sostanza etanolo (addiction) indipendentemente dalla frequenza e dalla quantità. La volontà per non bere non c’è più perché la ‘dipendenza vive dentro di noi ma è indipendente da noi’. Dopo il primo bicchiere si continua, non si è più in grado di smettere. Dalla dipendenza purtroppo non si guarisce, ma si può curare per arrivare ad una vita sobria libera da alcol. Con la contezza che se anche sono in astensione da dieci anni, se si assaggia qualsiasi tipo di bevanda alcolica si ritorna esattamente dove si era prima”.

Quanti progressi sono stati fatti nella riduzione al consumo dannoso di alcolici in Italia?

“Ai soggetti che consumano alcol a basso rischio o in modo rischioso ricordiamo che si può vivere senza alcol. È un rischio volontario che si può evitare, senza alcol alla lunga si vive meglio. La qualità di vita è migliore. I soggetti con dipendenza si possono avvalere di farmaci e psicoterapia. Tuttavia la chiave vincente, anche se poco praticata, sono i gruppi di auto-mutuo aiuto”.

Qual è la cornice normativa italiana sul contrasto al consumo dannoso di alcol?

“C’è il divieto di vendita e somministrazione di alcol sino a 18 anni, una legge disattesa in quanto un ragazzo su due al di sotto di tale età consuma abitualmente bevande alcoliche. L’errore è proprio quello di ‘contrastare il consumo dannoso’. Bisogna contrastare ‘l’uso’ non con il proibizionismo ma con l’informazione. Tutti possono capire il concetto attraverso questo esempio: con meno di un bicchiere al giorno aumenta il rischio di cancro alla mammella del 7%. Se però ha determinati polimorfismi genetici , cioè una predisposizione individuale, tale rischio con lo stesso dosaggio sale al 27%”.

Come si intercettano soggetti con disturbi da uso di alcol e come opera le reta curante in alcologia nel nostro Paese, nella prevenzione e nella terapia?

“Esistono diversi modi. Ce n’è uno semplice, con una sensibilità ed una specificità superiore al 92% che si chiama Alcohol use disorder identification test (Audit). Una mia collaboratrice, l’operatrice socio-sanitaria Patrizia Balbinot, lo ha modulato con un linguaggio accessibile a tutti e ridenominato Glu glu test. Il cittadino in modo anonimo e autonomo può rispondere sinceramente a sé stesso e se vuole può chiedere informazioni, consigli o aiuto”.

Cosa prevede il Piano d’Azione europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità 2022-2030 teso ad implementare la strategia globale di riduzione dell’uso dannoso di alcol?

“I provvedimenti sono due: aumentare i prezzi degli alcolici e fare informazione e formazione corretta, ad iniziare dai bambini. È l’unico modo per normalizzare una vita senza alcol senza subire la pressione dei pari e la pressione mediatica”.