Settore alimentare: dove è più facile che si verifichino le speculazioni

Le speculazioni sono di diversi tipi, anche nella filiera alimentare, ma essa è composta da diversi soggetti, dal produttore dove francamente è difficile fare speculazione per i nostri contadini e agricoltori. È più facile invece che le stesse siano all’interno dei mercati generali, nei trasporti verso i luoghi di vendita e quindi sicuramente ci sono delle speculazioni, perché ormai la vulgata comune, è che tutto aumenta, il costo delle bollette e delle materie prime si incrementa e, di conseguenza, salgono anche i prezzi di vendita dei prodotti nei supermercati. Si verificano quindi delle speculazioni molto difficili da controllare, anche se noi, abbiamo chiesto all’antitrust, di fare delle verifiche su tutte le filiere. C’è da dire però che, su tali questioni, c’è un comportamento scorretto che noi vogliamo denunciare, e anzi abbiamo già denunciato: per far vedere che, a volte, i prezzi non aumentano, la speculazione viene fatta sulla quantità. Si agisce ad esempio sul formato degli stessi, ad esempio, anziché un litro di aceto viene commercializzata una bottiglia da tre quarti allo stesso prezzo del contenitore più grande, ciò vale anche per le confezioni di merendine ove, anziché le dieci merendine di prima, ce ne sono nove. Pertanto, in molti contenitori che prima i cittadini acquistavano, c’è una quantità di prodotto inferiore e gli stessi se ne accorgono dopo averli comprati; è giusto che si informino i cittadini affinché controllino il peso e il contenuto di ciò che comprano perché, se non si verificano aumenti di prezzo, c’è il rischio concreto che le quantità siano diminuite rispetto a quanto si pensava.

Le speculazioni molto forti invece, che fanno guadagnare miliardi alle compagnie petrolifere, sono quelle relative al prezzo dei carburanti. Dai calcoli che abbiamo fatto, non è possibile arrivare oggi come oggi a più di due euro al litro per gli stessi, in quanto c’è stato, da parte del governo, un abbattimento dei costi di 30 centesimi al litro, il quale durerà fino all’otto di luglio e mi auguro che verrà mantenuto anche in futuro. In base ai nostri calcoli, siamo sicuri che, questi 30 centesimi di abbassamento delle tasse, vanno alle compagnie petrolifere. Ciò significa che, 30 centesimi moltiplicati per 40 miliardi di litri, generano 12 miliardi in più che le stesse compagnie acquisiscono. È quindi necessario che le istituzioni controllino e verifichino la situazione, ma anche il governo, il quale praticamente proprietario della massima compagnia petrolifera del nostro paese, chiami la stessa a rapporto e si faccia dire esattamente quale dovrebbe essere il costo di un litro di carburante che, a nostro avviso, ha un carattere speculativo.

Infine, per arginare le speculazioni, è necessario fare delle verifiche in tutte le filiere produttive, a partire da quella dei carburanti. Oltre a ciò, è importante mantenere la detassazione degli stessi di 30 centesimi, Perché questo va ad incidere anche sui prodotti alimentari; se il carburante costa di più, i costi di trasporto aumentano insieme ai prezzi. Bisogna inoltre fare delle modifiche per quanto riguarda i costi dell’energia, ad esempio per quanto riguarda i cosiddetti oneri generali di sistema, ossia scorporare gli stessi e inserirli nella fiscalità generale. Successivamente, in una fase come quella attuale, bisogna azzerare l’Iva sui prodotti di prima necessità, ora è al 4% e deve quindi essere tolta, ciò riguarda il pane, la pasta, l’agroalimentare e tutti i prodotti di prima necessità. Nel frattempo, è necessario accelerare gli investimenti del Pnrr perché, su questa via, Si può nuovamente tornare allo sviluppo economico, soprattutto tanto lavoro ai giovani, in quanto investire significa dare lavoro e di conseguenza maggiore occupazione ai giovani. Se aumenta il reddito, si incrementa anche il potere d’acquisto delle famiglie, le quali attualmente devono spendere soldi e fare welfare per mantenere figli e nipoti disoccupati. Un altro punto ancora è quello di accelerare la donazione che si deve fare delle terre incolte del nostro paese. Devono essere regalate a chi ha voglia di coltivarle con l’obiettivo di incrementare la produzione di beni di prima necessità, come il grano, la soia, il girasole e tante altre.