Cosa significa onorare il corpo di un santo

Ci si chiede quale può essere la ragione dei pellegrinaggi ai luoghi dove i santi hanno svolto la loro missione o raccogliere e venerare il loro corpo. Il cristianesimo è la religione di un Dio che si è fatto uomo. Il Verbo divino per espletare il piano salvifico del Padre prende la nostra carne. Egli vero figlio unigenito di Dio e vero figlio di Maria, vive la sua missione in una corporeità e umanità riconosciuta e individuata che ha toccato e sanato i malati, è entrato nella casa di Zaccheo (Lc 19,1-10) e di Marta e Maria (Lc 10,38-42) e ha, con i suoi, frequentato i momenti di gioia, come a Cana di Galilea (Gv 2,1-11), e di sofferenza, come l’incontro con il figlio defunto della vedova di Naim (Lc 7,11-17) e la figlia di Giairo (Mc 5,2124.35-43).

L’umanità di Gesù Cristo fu determinante nel piano divino in tutta la sofferenza e umiliazione della Passione sino alla tragedia della croce. A partire dal fatto che in Gesù Dio si è fatto uomo è possibile il culto delle immagini per raffigurare ciò che del mistero di Dio si è reso visibile in Cristo. San Giovanni Damasceno scrive: ”Un tempo non si poteva fare immagine alcuna di un Dio incorporeo e senza contorno fisico. Ma ora Dio è stato visto nella carne e si è mescolato alla vita degli uomini, così che è lecito fare un’immagine di quanto è stato visto di Dio. Io non venero la materia ma il Creatore della materia, che è divenuto materia per amor mio, che ha assunto la vita nella carne e che ha compiuto la salvezza per mezzo della materia” (Discorso sulle immagini 1,16 PG 94, 1245 A). “Noi stabiliamo che la sacra immagine di nostro Signore Gesù Cristo, Liberatore e Salvatore di tutti gli uomini debba essere venerata con altrettanto onore che il libro dei santi evangeli. Noi diciamo la stessa cosa per coloro che venerano l’immagine di Maria, sua madre immacolata e madre di Dio. Noi dipingiamo anche le immagini dei santi angeli, come sono descritti nelle parole della divina Scrittura. Onoriamo e veneriamo inoltre le immagini degli apostoli così degni di lode, dei profeti, dei martiri, dei santi personaggi illustri come quelle di tutti i santi” (Quarto Concilio di Costantinopoli, Sessione X, 28 febbraio 870).

Nel II Concilio di Nicea del 787 i padri, riferendosi a san Basilio scrissero: “Ciò che la parola comunica con l’udito, la pittura lo mostra silenziosamente con la rappresentazione”. L’icona mostra in modo diretto e conciso ciò che è espresso dall’insieme della liturgia di una festa. San Giovanni Damasceno scrive: ”Io rappresento Dio, l’invisibile, non in quanto invisibile, ma nella misura in cui è divenuto visibile per noi, assumendone la carne e il sangue”(PG 94,1236). I cristiani sin dei primi secoli onoreranno i corpi dei martiri in virtù proprio del fatto che con il Battesimo e l’intera economia sacramentale, il corpo del cristiano ha cooperato al progetto di grazia e quindi, oltre ad essere il tempio della Trinità, è stato lo strumento materiale per una realizzazione della santità come manifestazione del divino  nella sua realtà storica. L’onorare, dunque, il corpo sepolto di un santo significa richiamare il modo come questi ha risposto al progetto di Dio e porsi alla sua scuola, per rendere la propria vita illuminata dallo stile con cui quel santo ha vissuto. Anche i luoghi dove egli è stato e ha onorato Dio divengono eloquenza di conversione e di grazia.

Si tratta allora di “toccare con mano”, attraverso la presenza della carne mortale, quella dinamica che lo Spirito Santo ha saputo realizzare nella fragilità della carne di una persona vissuta in un tempo e spazio particolare. Il culto delle reliquie è una tradizione molto vecchia che ha il suo posto non solo nella religione cristiana ma anche in altre religioni e culture. L’uomo, infatti, ha sempre sentito il bisogno di appoggiare la sua fede a qualcosa di concreto e di tangibile che faccia quasi da intermediario tra lui e la divinità. Le reliquie nella Chiesa hanno sempre ricevuto particolare venerazione e attenzione perché il corpo dei Beati e dei Santi, destinato alla risurrezione, è stato sulla terra il tempio vivo dello Spirito Santo e lo strumento della loro santità.