Non siamo i padroni del mondo

Prima del Covid, pensavamo di essere i padroni del mondo e di poter controllare tutto. E la Chiesa, almeno in Occidente, rischiava di esaurire tutte le sue energie in un attivismo incessante. Ci siamo dovuti fermare! Ecco: il Beato Charles de Faucauld ha scelto di fermarsi, nessun virus lo ho costretto, lo ha scelto lui! Fermarsi per custodire l’essenziale. Noi invece, presi dalle mille cose che riteniamo necessarie, rischiamo di smarrire proprio l’essenziale!

Come scrisse Bonhoeffer, nei giorni terribili del nazismo e della shoah: “Eppure tu respiri, e deponi ciò che è giusto in mani più forti, e ti riposi”. Forse è per questo che ho scelto, quasi senza pensarci, come motto episcopale: “In manus tuas”. Questa è la santità che certo non mi appartiene, ma che vorrei, nella mia piccolezza, imparare: affidarmi. Questo percorso però, in fondo, è semplice e gioioso, e si esprime nel compimento fedele degli atti concreti che la vita ci chiede. Il Papa ci ricorda che “Gesù invitava i suoi discepoli a fare attenzione ai particolari…A volte, per un dono dell’amore del Signore, in mezzo a questi piccoli particolari ci vengono regalate consolanti esperienze di Dio” (Gaudete et Exsultate, nn. 144 e 145)».

Accogliere la lezione di Charles de Foucauld chiede anche di scegliere con coraggio “Madonna Povertà”, come direbbe San Francesco d’Assisi. Scrive il Papa nelle righe finali della sua ultima enciclica, “Fratelli tutti”, che il Beato Charles de Foucauld “andò orientando il suo ideale di una dedizione totale a Dio verso un’identificazione con gli ultimi, abbandonati nel profondo del deserto africano”. Ha portato l’Eucaristia, nel deserto, tra i tuareg: anzi, si è fatto per loro Eucaristia, fino al dono della vita! Mi pare questo il suo “segreto”: si è fatto uno di loro in tutto, senza mai rinunciare alla sua fede, nella sua essenzialità: il vangelo e l’Eucaristia. Viviamo l’occasione di disseminare ovunque il carisma di fratel Carlo.

Una testimonianza oggi resa soprattutto dai tanti santi anonimi, padri e madri di famiglia, insegnanti, medici, psicologi, catechisti, il cui nome non sarà riportato in nessun libro, ma che sono davvero “i santi della porta accanto” di cui le nostre città sono piene. Riscoprire la dimensione laicale e normale della santità è essenziale per il presente e il futuro della Chiesa, in Occidente e non solo. Si tratta di stare nel deserto che oggi sono, ad esempio, le nostre città, con uno stile di mitezza. E’ questo un filone di esperienza spirituale che ci viene non solo da Charles de Foucauld, ma dai grandi santi e testimoni  del secolo scorso: penso a Madeleine Delbrel, ai Martiri di Tiberine, a monsignor Romero. E penso ai testimoni di questi nostri giorni travagliati: Nadia De Munari, cinquantenne di Schio, appartenente all’Operazione Mato Grosso, uccisa in Perù; il vescovo Carlassare, gambizzato in Sud Sudan per opera forse -e vorrei con tutto il cuore che non fosse così!- da fratelli nella stessa fede. “La fede profonda di Charles de Foucauld nella parola viva e nella presenza reale di Gesù -nascosto e umile, crocifisso e risorto- a Nazaret è il tratto più vistoso della sua originale cristologia biblica ed eucaristica” (Sequeri).

Ma allora il nascondimento (a Nazaret prima e nel deserto poi) non è anonimato rinunciatario nei confronti della missione, ma è un diventare vangelo ed eucaristia, abitando la normalità della vita di tutti. Diventando, così, “fratello universale. Emerge la bella notizia -davvero decisiva per il futuro!- che Fratel Carlo consegna oggi alla Chiesa e al mondo: il vangelo, l’Eucaristia e l’amicizia con i poveri bastano e avanzano per essere cristiani, nel deserto e ovunque! Cos’è la santità? Forse è più facile dire cosa non è. La santità è il contrario “di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente” (sono parole del Papa all’inizio di un suo documento, dal titolo Gaudete et exsultate, “sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo). Ma la santità non è nemmeno l’eroismo di un supereroe: è vivere la radicalità del vangelo nella semplicità della vita quotidiana. Non mi sembra poco! Il vangelo delle beatitudini tratteggia il volto del santo cristiano: “beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,3). La santità, allora, è la gioia di chi si affida, confidando.

Mons. Calogero Marino, vescovo di Savona-Noli