La necessità di rifondare l’economia partendo dal concetto di ambiente come bene comune

L’Enciclica Laudato sì di Papa Francesco sull’ecologia è uno sguardo omnicomprensivo e innovativo che scuote le riflessioni oltre che dei fedeli, degli studiosi e dei politici, rivolgendosi a tutti gli uomini di buona volontà che abbiano a cuore le sorti della “casa comune”. L’intento è quello di un umanesimo integrale, che lega i bisogni del corpo a quelli dell’anima.

Di fronte agli atteggiamenti irresponsabili dell’umanità che da due secoli deturpano e impoveriscono la terra, rendendola più fragile e mettendo a rischio il futuro dell’ecosistema, la prima Enciclica sociale di Papa Francesco è dedicata al tema della terra.

Ammettere l’esistenza di una ecologia dell’uomo e quindi di leggi da lui indipendenti, da conoscere e rispettare, è evidentemente una sfida culturale, ancor più impegnativa di quella dell’ambiente come fattore di sviluppo. L’“ecologia umana” mette infatti in crisi il paradigma contemporaneo secondo cui fra l’essere e il dover essere, fra la natura e l’etica, ci sarebbe un abisso insormontabile.

Nella cultura contemporanea prevale infatti l’idea per cui l’etica – e ancor più la religione – sarebbero nell’ambito del soggettivo e totalmente fuori dall’ambito della ragione. Questa idea si basa a sua volta sul postulato per cui non ci sarebbe alcun ponte fra la natura, l’etica e il diritto. La responsabilità per l’ambiente mette in crisi proprio questo paradigma, perché presuppone, al contrario, l’esistenza di leggi nel cosmo, del quale pure l’uomo è parte.

L’Enciclica di Papa Francesco afferma l’“ecologia integrale dell’uomo”, riprendendo quanto detto da S. Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. La Laudato sì rappresenta un altro documento fondamentale della Dottrina sociale, quale insieme dei principi emanati dal magistero cattolico in ordine ai problemi di natura sociale ed economica della società moderna. Bergoglio chiede di considerare le “necessarie connessioni” nella natura e tra la natura e l’uomo: la sua è una proposta di riforma del modello di sviluppo economico e sociale globale, perché per rispettare la casa comune, comune a tutti gli uomini, occorre ripensare integralmente la nostra economia.

Tra le azioni concrete da sviluppare, Papa Francesco indica il percorso, in una prospettiva etica, verso la rigenerazione dei beni comuni. I beni comuni hanno bisogno di un sistema di governo che non è di tipo privatistico, ma nemmeno pubblicistico. Il fondamento della sussidiarietà è che lo Stato sia responsabile e garante della concretizzazione dell’interesse generale, ma che non ne sia l’unico attore. La Società civile concorre, in una misura che varia a seconda del tempo e del luogo, alla realizzazione dei compiti d’interesse generale attraverso le proprie azioni.

Papa Bergoglio afferma la sua contrarietà alla privatizzazione delle risorse idriche e delle foreste, condannando la sottrazione di terre alle popolazioni, o le attività speculative finanziarie sui beni di primaria necessità, a cui conseguono il fenomeno sociale dei migranti ecologici. La responsabilità sta nell’aver considerato le risorse naturali a disponibilità illimitata per le esigenze della produzione e dell’arricchimento dei pochi a svantaggio dei tanti. Differentemente, risulta essenziale la cura delle risorse naturali; il loro utilizzo rinnovabile a fini energetici, il loro uso a fini alimentari in modo tale da assicurare la salute umana, la loro sottrazione al meccanismo finanziario, e – in fine – la loro rigenerazione.

È indispensabile rifondare l’economia, partendo dal concetto di ambiente come bene in comune al fine di rimarginare le ferite della terra e della umanità.