L’importanza di sfatare il dibattito tra droghe “leggere” e “pesanti”

I dati diffusi dalle ultime relazioni annuali dalla direzione centrale per i Servizi antidroga, meglio conosciuta come Dcsa, ci dicono che la marijuana resta la sostanza stupefacente più consumata in Italia. In particolare, secondo la tendenza evidenziata da questi numeri, i consumatori di cannabis appartengono per oltre il 25% alla fascia di età compresa tra i 20 e i 24 anni, per quasi il 20% a quella maggiore ai 40 anni e il 16,80% a quella compresa tra i 25 e i 29 anni. I più giovani, i minorenni, rappresentano oltre il 6% degli assuntori.

L’utilizzo della sostanza definita “marijuana” e dei suoi derivati, si riferisce a foglie, fiori, gambi e semi essiccati provenienti dalla pianta di canapa, la Cannabis sativa, che contiene la sostanza delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) che ne è Il principio attivo e provoca numerosi effetti psicotropi come ad esempio alterazioni dello psichismo, consistenti in modificazioni dello stato di coscienza, euforia, rilassamento, cambiamenti nelle percezioni, distorsione del senso del tempo e intensificazione delle normali esperienze sensoriali. Tra gli effetti maggiormente negativi si registrano ansia, reazioni di paura, panico, terrore di “uscire pazzo”, sentimenti acuti di disforia e di depressione, effetti acuti o che possono cronicizzarsi su un terreno di vulnerabilità psichica pregressa. Oltre a ciò, collegato all’uso di predetta sostanza, si segnala un aumento dell’incidenza di tumori maligni delle alte vie respiratorie e digestive (cavo orale, faringe, esofago), aumentato rischio di leucemia nei bambini esposti alla cannabis nella vita intrauterina, declino delle capacità lavorative (particolarmente delle capacità di svolgere funzioni fini) negli adulti e del rendimento scolastico negli adolescenti. Pertanto, sui più giovani l’uso di cannabis e dei suoi derivati causa danni irreparabili all’evoluzione e allo sviluppo cerebrale, provocando numerose anomalie, tra cui l’insorgere di psicosi precoce nonché aumentando il rischio di recidive. Oltre a ciò, per quanto riguarda le donne in gravidanza, l’assunzione di cannabis e dei suoi derivati, espone il feto al rischio di difetti e anomalie genetiche, tra cui la nascita prematura e sottopeso.

Vorrei anche ribadire che, bisogna sfatare il dibattito tra “droghe leggere” e “droghe pesanti” perché la cannabis diffusa oggi non è più comunque la cannabis di un tempo: si pensi che la concentrazione di THC è altissima e dal 3-5% di anni fa si è al 15-20% di oggi, pertanto parlando di legalizzazione della cannabis o alimentando un dibattito in merito, ci si porterebbe sempre di più verso una normalizzazione delle droghe, veicolando un messaggio profondamente irresponsabile e sdoganando altresì l’utilizzo di una sostanza molto dannosa a livello cerebrale. L’uso e l’abuso di questa sostanza, quindi, deve essere affrontato e risolto in modo concreto ed efficace, educando e formando i nostri figli, attraverso il contrasto e la repressione a cui deve però unirsi un’attività di prevenzione nelle scuole di ogni ordine e grado, affinché i più giovani diventino più consapevoli dei danni causati dalle sostanze stupefacenti e siano così maggiormente tutelati.