Uno studio analizza 600 farmaci su malattie che colpiscono le donne

L'obiettivo è la realizzazione di farmaci che tengano conto delle condizioni specifiche di ogni singolo paziente

“Nel mondo oggi ci sono circa 600 farmaci allo studio contro malattie che colpiscono prevalentemente le donne“. Questa è una delle dimostrazioni della “sempre maggiore attenzione che le industrie del farmaco hanno nei confronti delle differenze di genere”. Lo ha detto Lucia Aleotti, azionista e consigliere di amministrazione Menarini e vice presidente Farmindustria, intervenendo al webinar “MoltoDonna – Declinazioni di genere femminile”, organizzato da Il Messaggero.

In aumento il numero di donne incluse negli studi clinici

Aleotti ha evidenziato come negli ultimi 30 anni il numero di donne incluse negli studi clinici “è aumentato tantissimo” dopo una fase, “fino agli anni ’90, in cui erano state sostanzialmente escluse nell’erronea convinzione che l’unica differenza tra uomo e donna fosse nella parte riproduttiva”. Oggi, però, “siamo consapevoli che i farmaci hanno effetti ed efficacia diversi se assunti dagli uomini o dalle donne“. Tanto che “per alcune patologie abbiamo farmaci approvati solo per il sesso femminile, perché non hanno mostrato efficacia sugli uomini”. Aleotti ha quindi messo in guardia da una visione troppo netta tra malattie maschili e femminili. “Va eliminato il tabù o l’errata convinzione che il tumore al seno sia una malattia che colpisce esclusivamente le donne, perché non è così”. Ecco perché gli studi sui 600 farmaci contro le malattie che colpiscono prevalentemente le donne coinvolgono anche gli uomini: “Parliamo infatti di malattie prevalentemente femminili, non esclusivamente. È quindi importante studiare anche gli effetti di questi farmaci sugli uomini”, ha precisato la vicepresidente di Farmindustria. La scienza, dunque, sta andando sempre più verso una medicina di genere.

Il vero obiettivo però, ha spiegato Aleotti, la medicina personalizzata e la realizzazione di farmaci che tengano conto delle condizioni specifiche di ogni singolo paziente e non solo del fatto che sia maschio o femmina. Per la presidente di Farmadustria “siamo entrati in un’era di straordinaria per gli sviluppi della medicina. Se riusciremo a far sì che anche nel nostro Paese cresca l’apertura mentale e la collaborazione tra scienza, industria, accademia e istituzioni, porteremo non solo nuove cure ma anche tantissime competenze e opportunità per le donne e per il Paese“.