Blocco licenziamenti: sindacati in piazza a Torino, Firenze e Bari per la proroga

Le tre principali sigle sindacali italiane scendono in tre piazze diverse in contemporanea per chiedere al governo la proroga al blocco, investimenti e più sicurezza

Bandiere e maxischermi a piazza Castello a Torino, a piazza Santa Croce a Firenze e in piazza della Libertà a Bari, dove si svolgono in contemporanea le manifestazioni di Cgil, Cisl e Uil. I rappresentanti dei lavoratori scendono in piazza per chiedere al governo di aprire un dialogo e di prorogare il blocco dei licenziamenti, in scadenza dal primo luglio.

“Dobbiamo evitare una bomba sociale“, ha detto il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri.

“Diciamo al presidente del consiglio, al Governo, alle forze politiche e anche a Confindustria e alle altre associazioni imprenditoriali che è un errore sbloccare i licenziamenti il primo luglio”, ha dichiarato il leader della Cgil Maurizio Landini. “Per noi oggi è l’inizio di una mobilitazione, non lasciamo i lavoratori soli con i loro problemi”.

L’appello di Luigi Sbarra della Cisl all’esecutivo e “alle associazioni datoriali: ritroviamoci e aiutiamoci per ricostruire e far ripartire insieme il Paese.

Oltre a quelli dei segretari, interverranno anche sei delegati sindacali in ciascuna delle tre piazze.

Lavoro stabile

“E’ il momento di unire, non di dividere e non è il momento di ulteriori fratture sociali“, ha detto Landini. Il leader della Cgil ha proseguito, dichiarando che “le riforme e gli investimenti che vanno fatti debbono creare lavoro stabile, basta precarietà e soprattutto è importante che tutte le persone che lavorano abbiano gli stessi diritti e le stesse tutele“.

Serve, continua Landini, “ricostruire quella fiducia che ancora non c’è e questo dovrebbe anche vedere un intervento degli imprenditori perché chi vuole fare, e ce ne sono tanti, seriamente l’imprenditore nel nostro Paese sa che quelli che non applicano i diritti, non applicano i contratti e che fanno i furbi, stanno facendo una competizione sleale anche nei loro confronti”.

“Ci sono stati lavoratrici e lavoratori che ci hanno rimesso anche la vita per garantire i servizi e la democrazia del Paese. Allora tutti riconoscevano che il lavoro era essenziale, tutti si sono ricordati improvvisamente del valore del lavoro, eravamo eroi. Dobbiamo rivendicare con orgoglio il ruolo che il mondo del lavoro è stato capace di svolgere in pandemia”, ha detto ancora Landini.

Nuovo patto sociale

“Noi chiediamo di spostare l’uscita dal blocco fino alla fine del mese di ottobre perché secondo noi le ragioni che hanno dato luogo quindici mesi fa al blocco rimangono irrisolte“, argomenta Sbarra (Cisl). “Dobbiamo accompagnare l’uscita dal blocco dei licenziamenti affrontando le riforme del lavoro e aiutando il Paese ad avviarsi sul terreno della crescita economica e della ripresa produttiva”, ha detto. Sbarra ha sottolineato che stanno arrivando i “primi segnali di recupero di produzione industriale”, ma ha aggiunto che “li consideriamo deboli e disomogenei nei comparti e nelle categorie, nelle dimensioni d’impresa, nelle aree geografiche”. “La ripresa va consolidata e rafforzata con un grande piano di investimenti pubblici e privati, affrontando e risolvendo le tante crisi industriali aperte al Mise, sbloccando le assunzioni per quanto riguarda la pubblica amministrazione, la scuola e la sanità”.

Sbarra chiede un nuovo patto sociale: “Sollecitiamo il governo ad aprire urgentemente una fase di dialogo, di confronto e di ascolto, per rimettere in priorità il lavoro, lo sviluppo, la crescita, la coesione sociale, ad aprire una grande discussione per negoziare un nuovo e moderno patto sociale per la crescita economica e l’equità”

Morti sul lavoro

“Ci sono tra i 500 mila e i 2 milioni di lavoratori che hanno avuto la cassa integrazione e che stanno in aziende che hanno sofferte. Noi speriamo in un numero più basso possibile ma dobbiamo tutelare i lavoratori e evitare una bomba sociale dal primo luglio“, ha dichiarato il leader della Uil Bombardieri. Che ha anche introdotto l’argomento delle morti sul lavoro: “C’è una strage silenziosa in questo Paese e nessuno sembra accorgersene: da inizio anno abbiamo registrato 300 morti sul lavoro. Non chiamatele morti bianche, il loro colore è rosso del sangue che sporca le mani di chi ritarda, omette e non rispetta la vita umana e il lavoro. Il termine esatto è omicidi sul lavoro”.