Papa Francesco apre il Sinodo: “Non sia una convention ma un evento di grazia”

Con la Santa Messa a San Pietro, il Santo Padre apre il Sinodo sulla sinodalità consegnando tre verbi: "Incontro, ascolto, discernimento"

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“Molte volte i Vangeli ci presentano Gesù ‘sulla strada’, mentre si affianca al cammino dell’uomo e si pone in ascolto delle domande che abitano e agitano il suo cuore. Così, Egli ci svela che Dio non alberga in luoghi asettici, in luoghi tranquilli, distanti dalla realtà, ma cammina con noi e ci raggiunge là dove siamo, sulle strade a volte dissestate della vita”. Ripercorrendo il passo del Vangelo di Marco, nel quale un uomo ricco va incontro a Gesù mentre egli andava per la strada, Papa Francesco pone un interrogativo ai vescovi, nell’omelia della Santa Messa di apertura del Sinodo sulla sinodalità. “Noi, comunità cristiana, incarniamo lo stile di Dio, che cammina nella storia e condivide le vicende dell’umanità? Siamo disposti all’avventura del cammino o, timorosi delle incognite, preferiamo rifugiarci nelle scuse del ‘non serve’ o del ‘si è sempre fatto così’?

I tre verbi del Sinodo

Del resto, “fare sinodo significa camminare sulla stessa strada, camminare insieme”. Un’azione che richiama fondamentalmente tre verbi: incontrare, ascoltare e discernere”. I tre verbi del Sinodo, che incarnano l’essenza stessa della cristianità in cammino. Anche il passo evangelico odierno si apre “narrando un incontro”, quello fra Gesù e un uomo che gli chiede cosa fare per avere la vita eterna. Non un quesito qualsiasi, ma una domanda che richiede “attenzione, tempo, disponibilità a incontrare l’altro e a lasciarsi interpellare dalla sua inquietudine”. E il Vangelo “è costellato di incontri con Cristo che risollevano e guariscono. Gesù non andava di fretta, non guardava l’orologio per finire presto l’incontro. Era sempre al servizio della persona che incontrava, per ascoltarla”. Allo stesso modo, spiega il Santo Padre, “anche noi, che iniziamo questo cammino, siamo chiamati a diventare esperti nell’arte dell’incontro. Non nell’organizzare eventi o nel fare una riflessione teorica sui problemi, ma anzitutto nel prenderci un tempo per incontrare il Signore e favorire l’incontro tra di noi”.

L’ascolto

Incontrare sì, ma anche essere disponibili all’ascolto. Perché anche Gesù “si pone in ascolto”. Egli “non dà una risposta di rito, non offre una soluzione preconfezionata, non fa finta di rispondere con gentilezza… Semplicemente ascolta”. Senza Paura di ascoltare col cuore: “Quando ascoltiamo con il cuore succede questo: l’altro si sente accolto, non giudicato, libero di narrare il proprio vissuto e il proprio percorso spirituale“. Un altro interrogativo che il Sinodo pone, relativo a quanto ognuno di noi sia in grado di ascoltare l’altro. “Fare Sinodo è porsi sulla stessa via del Verbo fatto uomo: è seguire le sue tracce, ascoltando la sua Parola insieme alle parole degli altri… Lo Spirito ci chiede di metterci in ascolto delle domande, degli affanni, delle speranze di ogni Chiesa, di ogni popolo e nazione… Non insonorizziamo il cuore, non blindiamoci dentro le nostre certezze. Le certezze tante volte ci chiudono”.

Il discernimento

I passi necessari per ciò che sarà il discernimento. Perché incontro e ascolto reciproco non sono fini a sé stessi ma ci mettono in discussione. Nel dialogo con quell’uomo, Gesù lo aiuta a discernere, gli “propone di guardarsi dentro, alla luce dell’amore con cui Egli stesso, fissandolo, lo ama”. Un’indicazione preziosa: “Il Sinodo è un cammino di discernimento spirituale, di discernimento ecclesiale, che si fa nell’adorazione, nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio… La Parola ci apre al discernimento e lo illumina. Essa orienta il Sinodo perché non sia una ‘convention’ ecclesiale, un convegno di studi o un congresso politico, perché non sia un parlamento, ma un evento di grazia, un processo di guarigione condotto dallo Spirito”.