MARÒ, RESPINTE LE RICHIESTE DELL’ITALIA

Il Tribunale del Mare di Amburgo ha respinto la richiesta dell’Italia di misur temporanee per i due maro’. La decisione e’ stata presa a maggioranza ma senza unanimita’, da 15 giudici contro 6. Secondo il Tribunale “India e Italia devono entrambe sospendere tutti i procedimenti giudiziari e astenersi da nuove iniziative che possano aggravare o estendere la disputa o pregiudicare qualsiasi decisione del tribunale arbitrale” si legge nella sentenza letta dal giudice russo Vladimir Glolitsyn. Il Tribunale del Mare inoltre ritiene “non appropriato prescrivere misure provvisorie nel rispetto della situazione dei due Marines perché queste entrerebbero nel merito del caso”. Contestualmente “Italia e India dovranno presentare al Tribunale “una rapporto di ottemperanza con le misure previste” entro il 24 settembre.

Roma aveva chiesto – inascoltata- al tribunale con sede ad Amburgo – a titolo di misure provvisorie e urgenti – che Latorre potesse restare in Italia, che Girone potesse farvi rientro e che altresi’ venissero sospese le procedure della giurisdizione a carico dei fucilieri in India, nel contesto e fino alla conclusione del procedimento arbitrale chiesto ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare – tempi di attesa: qualche anno. “I maro’ – ha detto in aula, a nome del governo, l’ambasciatore d’Italia all’Aja, Francesco Azzarello nelle udienze del 10 e 11 agosto scorso – non sono ancora stati incriminati di alcun reato” e l’India dimostra “disprezzo per il giusto processo” considerandoli gia’ colpevoli; atteggiamento “che esemplifica al meglio l’impasse in cui ci troviamo”.

L’India si opponeva invece alle richieste di misure cautelari avanzate dall’Italia a tutela dei suoi militari e, soprattutto, contestava la competenza dello stesso Tribunale a decidere sulla giurisdizione del caso (che sia Delhi che Roma rivendicano). L’India ha sostenuto poi che l’incidente sia avvenuto in “acque indiane, come indiane erano le vittime” e, basandosi sulla definizione di “acque contigue”, visto che i colpi furono sparati a 20,5 miglia dalla costa, non intende cedere il proprio diritto a “processare reati commessi nel nostro Paese”. La tragedia – due pescatori in tutto questo hanno perso la vita – per l’Italia e’ al contrario avvenuta in acque internazionali e ha coinvolto due militari in servizio per conto dello Stato a bordo di una nave, l’Enrica Lexie, battente bandiera italiana. E dunque non vanno processati in India. La contesa, al di la’ del merito delle accuse, che per ora non vengono affrontate, sta tutta qui.

Lo scontro, in aula, è stato ad ogni modo a tratti acceso, con l’India che, attraverso il rappresentante del governo, Neeru Chadha, e l’avvocato francese Alain Pellet, ha accusato l’Italia di “essere in malafede” nelle sue ricostruzioni e parte “inaffidabile”: se a Girone fosse concesso di rientrare in patria, è la tesi, non tornerebbe più in India per farsi processare, nemmeno se a deciderlo fosse in futuro l’arbitrato internazionale.

Affermazioni seccamente respinte dall’Italia che, anzi, ha sottolineato, nella persona di Sir Daniel Betlehem, gia’ direttore del Servizio Affari Giuridici del Ministero degli Esteri britannico, capo del team legale italiano, come l’India abbia costruito “un castello di carte” al solo scopo di “continuare a esercitare la propria giurisdizione penale sui due fucilieri”. L’Itlos potra’ ora decidere di accogliere le richieste italiane in toto o in parte, di respingerle, di decidere misure provvisorie diverse da quelle chieste dall’Italia o di dichiararsi non competente. In ogni caso, le decisioni del Tribunale sono definitive e hanno carattere obbligatorio: tutte le parti in causa sono tenute a rispettarle.

Sullo sfondo restano le polemiche interne al Belpaese sulle scelte fatte a suo tempo dall’Italia, sia nel consentire che la nave attraccasse in India, sia nel far tornare i fucilieri dopo averli avuti entrambi in Italia per le vacanze natalizie. E il retropensiero che tutto sia stato permesso per alcuni grandi interessi economici in ballo.