LE CINQUE TENTAZIONI

Se Gesù è stato tentato, i suoi discepoli non devono attendersi un trattamento migliore. Papa Francesco non usa perifrasi per sottolineare le divergenze che hanno accompagnato questo Sinodo straordinario sulla Famiglia, e mette in guardia i vescovi di tutto il mondo. Cinque tentazioni, altrettante strade pericolose da percorrere in questo anno che separerà dal Sinodo ordinario.

La prima, ha detto, è la tentazione dell’”irrigidimento ostile”, cioè il voler chiudersi dentro lo scritto e non lasciarsi sorprendere da Dio. “Dal tempo di Gesù è la tentazione degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti – oggi – ‘tradizionalisti’ e anche degli intellettualisti”. In un mondo dove ormai non ci si stupisce più di nulla, dove tutto si vuole costruito a tavolino, il richiamo alla sorpresa è un invito forte a lasciarsi guidare da Dio uscendo dalla razionalità che imbriglia l’essere.

La seconda tentazione è quella del “buonismo distruttivo”, che in nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici. E’ la tentazione dei ‘buonisti’, dei timorosi e anche dei cosiddetti “progressisti e liberalisti'”.

C’è poi la terza tentazione, quella “di trasformare la pietra in pane per rompere un digiuno lungo, pesante e dolente e anche di trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i peccatori, i deboli e i malati”. D’altra parte siamo in un’epoca dove tutti si ergono a giudici, valutando spesso solo dalle apparenze. Sentenze a volte sussurrate, veicolate da quelle maldicenze contro cui più volte si è scagliato il Santo Padre.

Francesco ha poi ammonito a non inchinarsi a quel relativismo diffuso evocato già dal suo predecessore, Benedetto XVI: la quarta tentazione infatti è quella di “scendere dalla croce per accontentare la gente, e non rimanerci per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio”. Il Papa mette così in guardia dal delirio dell’uomo, dalla presunzione che pretende di adattare persino la parola dello Spirito alle proprie momentanee convenienze.

Infine la quinta tentazione, quella di trascurare “il ‘depositum fidei’, considerandosi non custodi ma proprietari e padroni o, dall’altra parte, la tentazione di trascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa e un linguaggio di levigatura per dire tante cose e non dire niente”.

Ora per i Padri sinodali ci sarà da riflettere “cum Petro e sub Petro” per maturare “con vero discernimento spirituale”, le idee proposte e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare; a dare risposte ai tanti scoraggiamenti che circondano e soffocano le famiglie. Papa Francesco si pone dunque come garante del confronto; e il fatto che tre punti della Relatio Synodi non siano stati approvati con la maggioranza dei due terzi la dice lunga sul travaglio di questo appuntamento sinodale, iniziato con diversità marcate sul tema dei divorziati e terminato con i contrasti su quello dell’omosessualità. Ma sbaglia chi pensa che la Chiesa sia in conflitto, “dubitando – ha detto Francesco – perfino dello Spirito Santo, il vero promotore e garante dell’unità e dell’armonia”.

Al di là di molte forzature giornalistiche, il Santo Padre ha però chiarito che mai sono state messe in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio: l’indissolubilità, l’unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l’apertura alla vita. E d’altronde il messaggio del Sinodo sulla famiglia naturale è stato chiaro: “La famiglia si presenta quale autentica Chiesa domestica, che si allarga alla famiglia delle famiglie che è la comunità ecclesiale”.

Il Papa ha ricordato ai pastori che il loro primo dovere è nutrire il gregge che il Signore ha loro affidato e di cercare di accogliere – con paternità e misericordia e senza false paure – le pecorelle smarrite. “Ho sbagliato, qui. – ha chiosato il Santo Padre – Ho detto accogliere: andare a trovarle”.

Nel richiamo alla sfida dell’educazione e al ruolo della famiglia nell’evangelizzazione, è uscito forte il messaggio sinodale: la Chiesa non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulle ferite, non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le persone. Le porte di San Pietro ora sono aperte. Non resta che uscire in mezzo agli uomini.