Il Papa a Monza: “Dio continua a cercare cuori alleati come quello di Maria”

E’ stata una giornata storica per la vita della città di Milano e delle terre lombarde. Dopo le 60mila in piazza Duomo a Milano, 1 milione di persone nell’area della Messa celebrata da Papa Francesco nel parco della Reggia di Monza, altra provincia ma stessa diocesi di Milano. Tra queste anche alcune famiglie che la prossima settimana entreranno nelle case ristrutturate dalla Caritas ambrosiana, iniziativa della Chiesa locale per la visita del Pontefice, e i richiedenti asilo ospiti della diocesi. “Colpisce, commenta don Davide Milani, responsabile dell’Ufficio Comunicazione della Diocesi ambrosiana, l’atteggiamento di preghiera o la presenza di laici che cercano una parola di speranza per la loro vita”.

Il Papa ha celebrato con rito ambrosiano in uno spazio aperto, “in un santuario della natura nel parco recintato più grande d’Europa”. “Certamente – ha detto Francesco nell’omelia, commentando il Vangelo di Luca dell’annunciazione a Maria – il ritmo vertiginoso a cui siamo sottoposti sembrerebbe rubarci la speranza e la gioia”. “Le pressioni e l’impotenza di fronte a tante situazioni sembrerebbero inaridirci l’anima e renderci insensibili di fronte alle sfide. E paradossalmente quando tutto si accelera per costruire, in teoria – una società migliore, alla fine non si ha tempo per niente e per nessuno”. “Perdiamo il tempo per la famiglia, il tempo per la comunità, perdiamo il tempo per l’amicizia, per la solidarietà e per la memoria”. Come è possibile, allora, si chiede il Papa, vivere la gioia del Vangelo oggi all’interno delle nostre città? “Tutto ciò che accade esige da noi che guardiamo al presente con audacia, con l’audacia di chi sa che la gioia della salvezza prende forma nella vita quotidiana della casa di una giovane di Nazareth”.

Per questo il Papa indica tre strade da seguire. La prima è quella di “evocare la memoria”, di guardare al nostro passato per non dimenticare da dove veniamo. “Per non dimenticarci dei nostri avi, dei nostri nonni e di tutto quello che hanno passato per giungere dove siamo oggi. Evocare la memoria, dei nostri avi, dei nostri nonni, è il migliore antidoto a nostra disposizione di fronte alle soluzioni magiche della divisione e dell’estraniamento. Altra strada da seguire è quella di ricordarci che siamo il popolo di Dio. “Milanesi, sì, ambrosiani, certo, ma parte del grande Popolo di Dio. Un popolo formato da mille volti, storie e provenienze, un popolo multiculturale e multietnico”. “Un popolo, sottolinea il Papa, chiamato a ospitare le differenze, a integrarle con rispetto e creatività e a celebrare la novità che proviene dagli altri; è un popolo che non ha paura di abbracciare i confini, le frontiere; è un popolo che non ha paura di dare accoglienza a chi ne ha bisogno perché sa che lì è presente il suo Signore. Infine la “possibilità dell’impossibile”.

“Quando ci disponiamo a lasciarci aiutare, consigliare, quando ci apriamo alla grazia, sembra che l’impossibile incominci a diventare realtà”. Lo sanno bene queste terre che, nel corso della loro storia, hanno generato tanti carismi, tanti missionari, tanta ricchezza per la vita della Chiesa! Tanti volti che, superando il pessimismo sterile e divisore, si sono aperti all’iniziativa di Dio e sono diventati segno di quanto feconda possa essere una terra che non si lascia chiudere nelle proprie idee, nei propri limiti e nelle proprie capacità e si apre agli altri”. “Come ieri – ha concluso Papa Francesco – Dio continua a cercare alleati, continua a cercare uomini e donne capaci di credere, di fare memoria, di sentirsi parte del suo popolo per cooperare con la creatività dello Spirito. Ricordando sant’Ambrogio, “Dio continua a cercare cuori come quello di Maria, ha concluso, disposti a credere persino in condizioni del tutto straordinarie”.