Eurovision, i Maneskin e un trionfo atteso da trent’anni

Il successo dei Maneskin alla rassegna musicale europea sfata un tabù durato 31 anni. L'ultimo a vincere fu Toto Cutugno. Ora l'apoteosi è rock

Eurovision Maneskin
L'Eurovision 2021 a Rotterdam con la vittoria dei Maneskin

Ci era andato vicino Mahmood nel 2019 con Soldi. Ma quel secondo posto sembrava confermare il rapporto difficile dell’Italia con l’Eurovision Song Contest. A ribaltare la situazione, come avevano fatto a Sanremo, ci pensano però i Maneskin, che riportano il successo in Italia a 31 anni esatti dall’ultima volta. Fu Toto Cutugno allora, con Insieme: 1992. E’ passata una vita, intere generazioni musicali e il nuovo trionfo italiano non potrebbe essere più diverso da quello ottenuto agli albori degli anni Novanta. Un po’ come fu all’epoca, con Cutugno che portò a casa il trofeo ben 36 anni dopo il successo di Gigliola Cinquetti. Musica leggera che, ormai nel terzo decennio del Duemila, lascia il posto al rock esplosivo del quartetto romano. Giusto così.

Il televoto premia i Maneskin

La vittoria si confeziona grazie al televoto che ribalta la classifica delle giurie di qualità. Fino a quel momento, in testa viaggiava lo svizzero Gjon’s Tears e la sua Tout l’universe, seguito dalla francese Barbara Pravi con Voilà, con Zitti e buoni ferma al quinto posto. Stavolta, però, il “miracolo” che non era riuscito con Mahmood riesce con la band. Alla fine, la classifica recita Maneskin, Barbara Pravi e Gjon’s Tears, con buona pace di tutti. L’Italia torna sul tetto musicale d’Europa con pieno merito, grazie a una canzone innovativa e, probabilmente, vista soprattutto dai più giovani come un inno di ripartenza. Un’energia che ci voleva dopo oltre un anno di sofferenze.

Trionfo completo

E una bella soddisfazione se la riserva anche l’Italia, che sfata il tabù Eurovision e va a prendersi una rivincita importante. Mahmood ci aveva fatto sperare ma belle prestazioni erano arrivate anche negli anni precedenti con il terzo posto de Il Volo nel 2015, il sesto di Francesco Gabbani (premio della Sala Stampa per Occidentali’s Karma) e il quinto del duo Ermal Meta-Fabrizio Moro con Non mi avete fatto niente. I Maneskin rompono finalmente il muro di vetro e portano a tre gli allori italiani. Un trionfo completo, visto che la band si toglie pure la soddisfazione del premio al miglior testo. E vai col tango… anzi, col rock.