Ventinove anni dopo Capaci, Mattarella: “O si è contro la mafia o si è complici”

Il Presidente della Repubblica, dall'Aula bunker dell'Ucciardone, ricorda il sacrificio del magistrato e di tutti coloro che hanno lottato contro la mafia

Strage di Capaci

Fu la Fiat Croma marrone a essere investita con più violenza dall’esplosione. Sbalzata lontano, a decine di metri. Oltre la carreggiata cancellata dal tritolo. A bordo non c’era il giudice Falcone ma tre dei suoi agenti di scorta. Giovanissimi, Vito Schifani più di tutti. Ventisette anni appena, un bimbo di 4 mesi e il volante di quell’auto fra le mani prima che il detonatore cancellasse tutto. Con lui Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro, poco più grandi di lui. Dilaniati anche loro, dalla follia prima ancora che dal tritolo sotto lo svincolo fra Capaci e Isola delle Femmine. Sono trascorsi ventinove anni ma le immagini scorrono davanti agli occhi come fossero di pochi minuti fa. L’attentato a Giovanni Falcone è scolpito in modo granitico nella memoria collettiva del nostro Paese. Forse ancora di più nella nostra coscienza.

Capaci, il ricordo di Mattarella

E nel ventinovesimo anniversario della strage del 23 maggio 1992, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pone un monito importante. In visita all’aula bunker dell’Ucciardone, a Palermo, il Capo dello Stato fa sapere che “o si sta contro la mafia o si è complici, non ci sono alternative”. Nel ricordare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Mattarella parla di “due magistrati di grande valore e di altissima moralità. L’intelligenza e la capacità investigativa erano valorizzate e ingigantite da una coscienza limpida, da un attaccamento ai valori della Costituzione, da una fiducia sacrale nella legge e nella sua efficacia”.

I semi contro il male

Ma il ventinovesimo della strage di Capaci è l’occasione per ricordare anche tutti coloro che hanno sacrificato se stessi nella lotta alla mafia, dai magistrati agli esponenti politici fino a giornalisti, testimoni e civili. “Il loro numero è impressionante, una lista interminabile, una scia di sangue e di coraggio, che ha attraversato dolorosamente la nostra storia recente. La loro morte ha provocato lutti, disperazione, sofferenze. Non li possiamo dimenticare. Ognuno di loro ha rappresentato un seme. Il loro ricordo richiede decisi passi avanti verso la liberazione e verso il riscatto”.