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Brescia, imparare l’arte della pizza in carcere

Il progetto ĆØ stato organizzato dal pizzaiolo Ciro Di Maio in collaborazione con il comune lombardo

Un giovane pizzaiolo napoletano che si ĆØ trasferito in Lombardia ha insegnato lā€™arte della pizza ai detenuti del carcere Canton Mombello di Brescia e ad ottobre ci sarĆ  la consegna degli attestati

Da Napoli a Brescia

Ciro Di Maio, nato nel 1990 a Frattamaggiore, in provincia di Napoli, ĆØ un giovane pizzaiolo. Nel 2015 ha deciso di cercare nuove opportunitĆ  trasferendosi in Lombardia. CosƬ ĆØ cominciata lā€™avventura di ā€œSan Ciroā€, la sua pizzeria a Brescia. Il nome del locale ĆØ un omaggio ai nonni di Ciro, dal lato materno e paterno, figure fondamentali nella sua vita. Suo padre, in particolare, ha dedicato il suo tempo al volontariato e allā€™aiuto dei giovani tossicodipendenti, collaborando con una comunitĆ  per offrire loro una possibilitĆ  di uscire dalla droga e ricostruire una vita migliore.

L’arte della pizza

Ciro si considera oggi un privilegiato e ha deciso di offrire ai meno fortunati la possibilitĆ  di trovare lavoro. Nei primi mesi dellā€™anno, infatti, Ciro ha insegnato lā€™arte della pizza ai detenuti del carcere Canton Mombello di Brescia, grazie a un progetto sviluppato in collaborazione con Luisa Ravagnani, garante dei diritti delle persone private della libertĆ  personale del Comune di Brescia, e sostenuto dalla direttrice del carcere, Francesca Paola Lucrezi.

Corso di quaranta ore

Per alcuni mesi, il pizzaiolo ĆØ stato in carcere due volte a settimana, conducendo lezioni teoriche e pratiche sulla preparazione della pizza. Dallā€™importanza del sale alla temperatura dei forni, passando per i segreti dellā€™impasto e del pomodoro. Sette detenuti, accusati di reati minori e quindi destinati a scontare un breve periodo di detenzione, hanno partecipato alle lezioni, quaranta ore di un corso professionale.Ā La giusta conclusione sarĆ  un evento che si terrĆ  dopo lā€™estate e nel quale Ciro presenterĆ  la pizza che ha pensato come ā€œregaloā€ agli (ex) detenuti.

Pizza San Ciro

ā€œPresenterĆ² ufficialmente ā€˜San Ciroā€™, una pizza che rappresenta per me lā€™unione tra Nord e Sud dā€™Italia, tra la mia vecchia vita e quella nuova, e per un certo verso anche una sintesi tra errori che portano in carcere e lā€™impegno che poi genera una nuova vitaā€, dice Ciro. ā€œSarĆ  una pizza semplice, fatta con le orecchie come piace a me: la pizza va fatta a mano e non puĆ² essere rotonda, i pomodori devono essere a pezzettoni. AvrĆ  tre prodotti che uniscono lā€™Italia: la provola affumicata di Caserta, la porchetta di Ariccia Igp del Lazio e delle melanzane messe sottā€™olio. Questā€™ultimo ingrediente ĆØ quello che rappresenta per me la casa, sono infatti preparate tutte a mano da mia mamma, mi piace perĆ² condividerle con tuttiā€.

Dare un’opportunitĆ  a chi ha sbagliato

Questa sarĆ  la pizza che Ciro preparerĆ  insieme ai detenuti in autunno, durante la cerimonia di consegna degli attestati. Il suo obiettivo a medio termine ĆØ quello di creare una sorta di consorzio di pizzaioli che, come lui, vogliano dare una chance a chi ha commesso errori e, contemporaneamente, colmare le posizioni ancora vacanti. ā€œLancio un appello ai miei colleghi del settore della ristorazioneā€, conclude Ciro. ā€œVorrei fondare unā€™associazione di persone disposte ad aiutare gli ex detenuti a reinserirsi professionalmente. In un periodo in cui mancano lavoratori, questo ĆØ un modello positivo per tuttiā€.

Fonte: Angesir

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