Terzo Settore, attualità e prospettive di sviluppo per stare più vicini a chi soffre

Il ruolo del Terzo Settore in questo particolare momento storico spiegato a Interris.it dalla dott.ssa Valeria Negrini, portavoce del Forum Terzo Settore della Lombardia

Foto di Nadine Shaabana su Unsplash

Il Terzo Settore, in Italia, indica l’insieme degli enti privati che, senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività di interesse generale volte a rispondere alle manifestazioni più variegate della fragilità del nostro tempo, dall’assistenza alle persone con disabilità, alla tutela dell’ambiente, fino a giungere al supporto delle attività culturali. Interris.it, in merito alle nuove sfide che attendo questo ambito fondamentale della nostra società, ha intervistato la dott.ssa Valeria Negrini, vicepresidente di Fondazione Cariplo, portavoce del Forum Terzo Settore della Lombardia, presidente di Confcooperative-Federsolidarietà Lombardia e, da tutta la vita, impegnata nei diversi fronti di prossimità alle fragilità nell’ambito della cooperazione sociale.

Valeria Negrini (© Christian Cabello)

L’intervista

Dott.ssa Negrini, qual è il ruolo del Terzo Settore in un’epoca connotata dall’emergere di nuove fragilità sociali?

“Il ruolo del Terzo Settore deve essere la prossimità alle persone, sapendo essere veramente interprete attraverso la capacità di leggere il territorio e le fragilità emergenti. Bisogna continuare a portare avanti un’azione di vicinanza che permetta di riconoscere i visi delle persone, prima ancora dei problemi e delle risorse disponibili per affrontarli. Oltre a ciò, il Terzo Settore deve imporre, anche a sé stesso, un cambio di passo focalizzato su più dimensioni. Occorre lavorare molto affinché, il patrimonio di conoscenze e competenze ed esperienze già fatte, non rischi di esaurirsi a causa della mancanza di una nuova classe dirigente o dei giovani che vanno a popolare questo mondo. Pertanto, i temi demografico e quello del ricambio generazionale, devono essere affrontati. C’è poi la sfida tecnologica perché, anche le modalità con le quali si conoscono le problematiche dei territori, si raccolgono i fondi e si intercettano i bandi, possono essere aiutati dalla digitalizzazione ma, ad oggi, è affrontata solo in parte. Un ulteriore aspetto è rappresentato dallo sviluppo ulteriore di connessioni e reti tra organismi del Terzo Settore, cercando di dar vita a momenti di condivisione tra attori diversi. Questa ricchezza e pluralità di sguardi è in grado risposte di senso ed efficacia a una realtà complessa al mondo della fragilità, della povertà e del disagio”.

Guardiamo al futuro: in che modo, in base alla sua esperienza, Terzo Settore e istituzioni, devono collaborare per la presa in carico della fragilità a 360 gradi?

“Terzo Settore e istituzioni possono e devono collaborare tra di loro. Innanzitutto, attraverso un atteggiamento di fiducia l’uno nei confronti dell’altro, di consapevolezza che i rispettivi ruoli sono diversi ma che, gli obiettivi da perseguire, ovvero il miglioramento delle condizioni di vita e di incremento delle opportunità per le persone sui territori, sono comuni. Servono fiducia e stima vicendevole, evitando le reciproche strumentalizzazioni. A volte, la Pubblica Amministrazione, utilizza le competenze del Terzo Settore perché non riesce ad affrontare in maniera efficace un problema e si appoggia ad esso attraverso un esercizio di delega, mai totalmente positivo per il mondo del Terzo Settore. A volte, anche quest’ultimo, si accontenta di essere citato, premiato o portato agli onori sul rispettivo territorio, senza comprendere pienamente la portata di ciò. Occorrono quindi rispetto e fiducia reciproca per dare le migliori risposte possibili alle fragilità emergenti”.