Angelus, papa Francesco: “Gesù vuole una fede che arrivi al cuore”

Nell'Angelus domenicale di oggi, il Santo Padre invita i fedeli a guardarsi dentro e a chiedere a Dio di purificare il loro cuore

(Vatican Media)

Ribaltare la prospettiva, cominciando a guardare dentro di sé, come ha fatto Gesù quando ha detto, dopo che gli scribi e i farisei si sono stupiti che i suoi discepoli prendevano il cibo senza prima compiere le tradizionali abluzioni rituali, «Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro». Questo l’invito del Papa ai fedeli, nell’Angelus domenicale. Il pontefice, alla fine, ha rivolto un appello a intensificare la preghiera e praticare il digiuno, esprimendo la sua partecipazione alla sofferenza di chi in Afghanistan piange le vittime degli attentati di giovedì e chi è in cerca di aiuto e protezione.

“Fede al centro”

Gli scribi e i farisei, ha detto il Santo Padre, “pensano tra sé: “Questo modo di fare è contrario alla pratica religiosa”. “Anche noi”, ha proseguito il Papa “potremmo chiederci: perché Gesù e i suoi discepoli trascurano queste tradizioni? In fondo non sono cose cattive, ma buone abitudini rituali, semplici lavaggi prima di prendere cibo. Perché Gesù non ci bada?” “Perché per Lui è importante riportare la fede al suo centro“, ha spiegato papa Francesco. “Nel Vangelo lo vediamo continuamento questo riportare la fede al centro. Ed evitare un rischio, che vale per quegli scribi come per noi: osservare formalità esterne mettendo in secondo piano il cuore della fede”.

La prospettiva

“Anche noi tante volte ci trucchiamo l’anima”, ha detto ancora il Papa. “La formalità esterna e non il cuore della fede, il rischio di una religiosità dell’apparenza, apparire per bene fuori trascurando di purificare il cuore. C’è sempre la tentazione di “sistemare Dio” con qualche devozione esteriore, ma Gesù non si accontenta di questo culto. Non vuole esteriorità, vuole una fede che arrivi al cuore”. Il Santo Padre torna a citare il Vangelo, quello dice che Gesù: “Infatti, subito dopo, richiama la folla per dire una grande verità: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro» (v. 15). Invece, è «dal di dentro, dal cuore» (v. 21) che nascono le cose cattive”. “Queste parole sono rivoluzionarie, perché nella mentalità di allora si pensava che certi cibi o contatti esterni rendessero impuri. Gesù ribalta la prospettiva: non fa male quello che viene da fuori, ma quello che nasce da dentro” illustra il Pontefice.

Guardarsi dentro

Il Papa si rivolge poi ai fedeli: “Cari fratelli e sorelle, questo riguarda anche noi. Spesso pensiamo che il male provenga soprattutto da fuori: dai comportamenti altrui, da chi pensa male di noi, dalla società. Quante volte incolpiamo gli altri, la società, il mondo, per tutto quello che ci accade!”. “Non si può essere veramente religiosi nella lamentela”, continua il pontefice. “La lamentela avvelena ti porta la rabbia, risentimento e tristezza quella del cuore che chiude le porte a Dio. Chiediamo oggi al Signore che ci liberi dal colpevolizzare gli altri. Domandiamo nella preghiera la grazia di non sprecare tempo a inquinare il mondo di lamentele, perché questo non è cristiano. Gesù ci invita piuttosto a guardare la vita e il mondo a partire dal nostro cuore. Se ci guardiamo dentro, troveremo quasi tutto quello che detestiamo fuori”. “C’è un modo infallibile per vincere il male“, continua il Papa, “iniziare a sconfiggerlo dentro di sé. I primi padre della Chiesa, i monaci, quando gli si domandava qual è la strada della santità, come devo incominciare dicevano che il primo passo è accusare noi stessi”.

“Quanti di noi nel corso della giornata, nel momento della settimana, sono capaci di accusare se stessi dentro? E’ una saggezza imparare ad accusare se stessi”, spiega papa Francesco. “La Vergine Maria, che ha cambiato la storia attraverso la purezza del suo cuore, ci aiuti a purificare il nostro, superando anzitutto il vizio di colpevolizzare gli altri e di lamentarci di tutto”.

L’appello

Il Santo Padre ha poi toccati temi dell’attualità. “Cari fratelli e sorelle, seguo con grande preoccupazione la situazione in Afghanistan e partecipo alla sofferenza di quanti piangono per le persone che hanno perso la vita di quanti hanno perso la vita negli attacchi suicidi di giovedì scorso e quanti cercano aiuto e protezione. Affido alla misericordi di Dio onnipotente, ringrazio chi si sta adoperando per aiutare quella popolazione così provata, in particolare le donne e i bambini. Chiedo a tutti di continuare ad assistere i bisognosi e a pregare perché il dialogo e solidarietà portino a stabilire una convivenza pacifica e fraterna e offra speranza per il futuro del Paese”. “In momenti storici come questo non possiamo rimanere indifferenti – ha detto ancora il Papa – la storia della chiesa ce lo insegna, come cristiani questa situazione ci impegna. per questo rivolgo un appello a tutti a intensificare preghiera e praticare il digiuno chiedendo al Signore misericordia e perdono”. Il Pontefice ha poi espresso la propria “alla popolazione stato venezuelano di Mérida colpita nei giorni scorsi da inondazioni e frane, prego per i defunti, per i loro familiari e per quanti soffrono a causa di questa calamità.