TRASPORTI, CANTONE RIFIUTA E RENZI PENSA AL JOLLY DELRIO

Trasporti? No grazie. Raffale Cantone, sinora in pole per la sostituzione di Maurizio Lupi al vertice del Mit, declina l’offerta. Secondo l’ex magistrato la candidatura “è fatta dai giornali – ha detto ieri sera a Che tempo che fa – . Sono presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione e intendo restare a fare il presidente”. Cantone non nega comunque una certa soddisfazione perché “il mio nome è stato accostato a un ministero importante. Ma ormai manca solo la mia candidatura a Sanremo o a miss Italia”. Una posizione che complica i piani di Renzi, al quale sarebbe piaciuto che fosse il simbolo della lotta al malaffare a tagliare il nastro di Expo a maggio.

Per il momento il dicastero sarà assunto ad interim dal premier che, però, non ha intenzione di tenerlo a lungo e sta già cercando l’uomo giusto. Che potrebbe essere Graziano Delrio, fedelissimo di Renzi. Se la scelta dovesse cadere su di lui ci sarebbe da risolvere  la questione legata alle deleghe del Sottosegretario, in particolare quelle relative alla gestione dei fondi europei. Una competenza, quest’ultima, che potrebbe essere affidata a uno degli altri sottosegretari alla presidenza o al futuro ministro degli Affari Regionali, si ragiona, la cui poltrona potrebbe essere assegnata all’esponente Ncd Gaetano Quagliariello. Se alla fine Delrio restasse invece al suo posto, fra gli altri nomi sui cui si ragiona restano quello della vicesegretaria del Pd Deborah Serracchiani (attuale Governatrice del Friuli e la cui nomina a Roma comporterebbe anche nuove scelte per la regione). L’unico tecnico che potrebbe entrare nella rosa potrebbe essere il superconsulente Andrea Guerra.

Cantone da Fazio ha parlato anche del fenomeno corruttivo, “la raccomandazione – ha spiegato – rappresenta il primo anello della catena, perché questi sono quei meccanismi che abituano i cittadini all’idea che si possano non rispettare le regole, questo a prescindere dalla vicenda Lupi, che ha varie sfaccettature”. Cantone ha commentato le classifiche internazionali che vedono l’Italia in posizioni pessime, “quella di Transparency International ci pone all’ultimo posto ex equo con Bulgaria e Grecia e credo sia parzialmente attendibile”. “E’ difficile – ha proseguito – che in Italia dietro alla grandi opere non ci siano grandi affari, non necessariamente sono penalmente rilevanti. Il sistema delle grandi opere nel nostro paese è stato un grande fallimento, la maggior parte delle grandi opere sono grandi incompiute, spesso si è speso molto più di quanto era stato preventivato. Spesso queste opere finiscono perfino per non essere fatte”. Lo scandalo del Mose di Venezia, secondo Cantone è più grave di quello dell’Expo, “perché ha riguardato una cifra enorme. La vicende dell’Expo ha fatto grande notizia ma spesso si tratta di piccole tangenti”.