Quel reporter egiziano che rischia il patibolo

Il fotoreporter egiziano Mahamoud Abu Zeid, noto col soprannome Shawkan, ha vinto il premio mondiale per la liberta' di stampa “Guillermo Cano“, rilasciato dall'Unesco.

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L'uomo, attualmente detenuto nelle carceri egiziane, era stato arrestato il 14 agosto 2013 al Cairo mentre seguiva l'intervento della polizia impegnata a disperdere con la violenza un sit-in di alcuni sostenitori della Fratellanza musulmana. Il giornalista lavorava allora per l'agenzia britannica Demotix. Secondo Amnesty International, durante il violento sgombero, le forze di sicurezza egiziane uccisero decine di manifestanti (oltre 600 manifestanti, secondo le ong) a Rabaa al-Adawiya, un quartiere del Cairo.

Coraggio

“La scelta di Mahmoud Abu Zeid rende omaggio al suo coraggio, alla sua resistenza e al suo impegno per la libertà di espressione”, ha scritto nel comunicato dall'Unesco, Maria Ressa, presidente della giuria, composta da diversi professionisti dei media.

Polemiche

Il ministero degli Esteri egiziano ha espresso domenica il proprio “profondo rammarico” dopo essere stato informato dell'intenzione dell'agenzia Onu di assegnare il premio a Shawkan. Il Cairo ha denunciato una “politicizzazione” dell'organizzazione, che a suo dire fa il gioco di alcune ong e del Qatar. Un portavoce della diplomazia egiziana ha deplorato la decisione di assegnare il premio al giornalista, dicendo che l'Unesco “ricompensa una persona accusata di atti di terrorismo e altri reati“. L'uomo rischia la pena di morte. Da quattro anni le sue udienze vengono aggiornate di mese in mese senza portare a nulla. L'Egitto figura al 161esimo posto su 180 paesi nell'indice World Press Freedom 2017 compilato da Reporters Sans Frontieres. Almeno 29 giornalisti, sia professionisti che non, sono attualmente detenuti nel paese