L’Inghilterra lancia l’allarme: “L’Isis sta lavorando sul nucleare”

[cml_media_alt id='8285']may[/cml_media_alt]“Siamo di fronte ad una coalizione estremista che potrebbe entrare presto in possesso di armi chimiche, biologiche o persino nucleari. L’Isis è il primo vero e proprio Stato terrorista al mondo”. Le parole del ministro dell’Interno britannico Theresa May, sul palco del congresso dei conservatori tenutosi a Birmingham, si sono presentate come un vero e proprio allarme nei confronti della nazione, dell’Europa e del mondo. Il suo è un monito che pretende seguito e interventi, azioni atte a debellare quel pericolo terrorista che, secondo quanto affermato, “dovrà essere combattuto per molti anni in futuro”.

Il discorso della May è stato subito appoggiato dagli interventi di altri delegati: “La lezione della storia – ha affermato il primo ministro David Cameron – ci dice che quando i nostri nemici dicono di volerci attaccare, lo vogliono fare veramente. Non dobbiamo scappare di fronte alle nostre responsabilità, ora”. Lo Stato Islamico opera ininterrottamente a poche ore di volo da Paese, ha tenuto a sottolineare la titolare degli Interni, ed è per questo che sarà necessario, nelle prossime azioni di governo, stabilire delle misure contro gli estremisti di ogni genere: dall’Islam radicale al neonazismo, ogni valore di stampo sovversivo dovrà esser prevalso dai “valori britannici”.

La May, che alle prossime elezioni correrà per la leadership nel partito dei Tory, ha proposto alcune delle misure contro il terrorismo che saranno poste nei prossimi manifesti elettorali: rendere illegali associazioni e gruppi ritenute pericolose, conferimento di poteri supplementari alla polizia per perseguire singoli individui ed operazioni finalizzate anche a bandire alcuni interventi televisivi, discorsi pubblici o attività sui social network. L’annuncio ha lasciato spazio a polemiche e perplessità circa il rischio per la libertà di espressione e le libertà civili in generale, ma “sulla lotta all’Isis – ha tenuto a sottolineare il ministro – c’è una responsabilità di fronte alla quale non possiamo mostrarci timidi”.