Le Hawaii presentano il primo ricorso contro il nuovo Muslim Ban di Trump: “E’ incostituzionale”

La prima offensiva legale contro il nuovo bando di Trump che sospende i nuovi visti per sei Paesi musulmani (il “muslim ban secondo”) arriva dalle Hawaii, casualmente proprio nello Stato dove è nato Barack Obama.

La nuova versione del decreto immigrazione era stata firma da Donald Trump lo scorso 6 marzo. A differenza del primo bando, questa revisione – il cui ordine esecutivo entrerà in vigore il prossimo 16 marzo – non riguarderà i cittadini dell’Iraq, i possessori di green card (residenza permanente negli Stati Uniti) e i detentori di visto. I rifugiati siriani, il cui accoglimento nella prima versione era stato sospeso a tempo indeterminato, saranno trattati come tutti gli altri richiedenti asilo, vale a dire: accoglimento sospeso per centoventi giorni.

La giustizia federale aveva bloccato il primo “travel ban”, ma Trump non si era lasciato piegare dai giudici annunciando da subito un nuovo bando – e non il ricorso alla Corte Suprema – per far entrare “solo chi ama gli Stati Uniti”. “L’ordine esecutivo rivisto chiarisce chi è coperto dalla nuova politica sull’immigrazione dell’amministrazione Trump”, aveva messo in chiaro la Conwey confermando che “l’Iraq non sarà più sulla lista” nera. “È un vitale alleato nella lotta allo Stato islamico”, aveva poi motivato il segretario di Stato americano, Rex Tillerson.

Ma a soli due giorni dalla fatidica firma arriva il primo stop e, neanche a farlo apposta, da quello Stato (la cinquantesima stella sulla bandiera degli Stati Uniti) che diede i natali all’ex inquilino della Casa Bianca (e, tra gli altri, al grande musicista Israel Kamakawiwo’ole).

Ora i procuratori dello Stato-arcipelago situato nell’oceano Pacifico hanno informato la corte locale che intendono chiedere al giudice federale un ordine temporaneo per bloccare il nuovo ordine esecutivo del presidente Trump che vieta l’ingresso in Usa per tre mesi ai cittadini di Iran, Siria, Sudan, Yemen, Somalia e Libia. Anche il bando bis, ha detto alla Cnn Neal Katyal, uno dei procuratori, “sconta ancora gli stessi difetti costituzionali e regolamentari» di quello precedente”. Inoltre, il dipartimento di Giustizia ha sottolineato che il nuovo ordine ricade al di fuori delle ingiunzioni che avevano bloccato il primo. Entrambe le parti hanno chiesto al giudice di fissare – prima del 16 marzo, data dell’entrata in vigore del provvedimento – un calendario di udienze.