Il Kurdistan ufficializza la vittoria del Sì, Abadi: “Non useremo la forza”

La commissione elettorale del referendum per l’indipendenza del Kurdistan ha ufficializzato la vittoria del “Sì”, che ha ottenuto il 92% dei consensi. Si tratta della stessa percentuale che era stata anticipata dalla televisione curda Rudaw poco dopo la chiusura dei seggi e dal presidente della regione autonoma, Massud Barzani, in un discorso televisivo.

Il risultato non è legalmente vincolante, ma Barzani ha invitato il governo centrale di Baghdad e i Paesi vicini a rispettare la volontà espressa dagli elettori curdi. Un appello rivolto in particolare a Turchia e Iran, che hanno manifestato la loro contrarietà all’iniziativa. Il primo ministro iracheno Haidar al Abadi, intervenendo in Parlamento, ha escluso l’uso della forza contro la regione autonoma del Kurdistan. Abadi ha affermato che il governo “applicherà la legge federale nella regione curda con il potere della Costituzione” e ha aggiunto di non volere “una guerra tra cittadini iracheni”. “Non ci sarà nessun combattimento tra cittadini del nostro Paese”, ha insistito Abadi.

Il primo ministro iracheno subito dopo il voto aveva ribadito che il referendum è “incostituzionale” e quindi il governo centrale non intende avviare negoziati in base ai risultati, come chiesto da Barzani. Il premier aveva anche intimato alle autorità della regione curda di cedere la gestione degli aeroporti curdi, minacciando in caso contrario di bloccarli a partire da venerdì. “Invece di minacciare – ha affermato da parte sua Barzani – accettate di avviare un dialogo amichevole, così che possiamo diventare in futuro dei buoni vicini”.

Sulla vicenda è intervenuta anche la Russia, affermando di rispettare le aspirazioni nazionali dei curdi ma di ritenere “che tutti i punti in discussione tra le autorità federali e la leadership della regione autonoma curda possano essere risolte, e dovrebbero essere risolte, attraverso un dialogo costruttivo e rispettoso allo scopo di sviluppare una formula reciprocamente accettabile di coesistenza nell’ambito di uno Stato iracheno unificato”. Il ministero degli Esteri russo ha, in ogni caso, precisato che Mosca sostiene “la sovranità, l’unità e l’integrità territoriale dell’Iraq, Paese amico, e di altri Paesi del Medio Oriente”,