I missili di Kim che dividono la Penisola Coreana

Ferragosto di tensione nella penisola coreana. Questa mattina (ora locale) il ministero della Difesa della Corea del Sud ha annunciato il lancio di due missili nel Mar del Giappone da parte della Corea del Nord. Gli ordini – stando a fonti locali due missili balistici a corto raggio – sarebbero stati lanciati dalla contea di Tongcheon, nella provincia di Gangwon. Per Seul, l'operazione anticipa nuovi lanci previsti dal governo di Pyongyang. A partire dal 25 luglio, salgono a sei i test di missili balistici a corto raggio effettuati nella Corea del Nord.

Kim ha ragione?

Per Pyongyang i test missilistici sono possibili e non intaccano le relazioni fra i Paesi. In una nota ufficiale rilasciata ieri dal governo, si sostiene che il diritto all'autodifesa del Paese è perfino sostenuto dagli Stati Uniti, aggiungendo che i test missilistici finora effettuati hanno un'”entità circoscritta, come quelli di molti altri Stati”. Seppur in antitesi con quanto stabilito dalle precedenti risoluzioni delle Nazioni Unite, anche il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in un tweet pubblicato a inizio agosto aveva affermato che i temuti missili a corto raggio non sono stati oggetto di discussione nell'ultimo incontro con il leader della Corea del Nord. Per giunta, Trump ha affermato che i test missilistici non rappresentato una violazione dell'accordo di Singapore, firmato il 12 giugno 2018. Nei negoziati tra i due Paesi, era previsto l'impegno sulla totale denuclearizzazione da parte della Corea del Nord, in cambio di una garanzia di sicurezza da parte degli Usa; eppure, come ha sostenuto Charles Armstrong, docente di Studi Coreani alla Columbia University – intervistato dall'agenzia d'informazione Sputnik -, l'accordo “non dice specificamente che la Corea del Nord abbandonerà le sue armi nucleari, solo che la Corea del Nord intende lavorare sulla denuclearizzazione completa della penisola coreana”.

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Il tweet del presidente Usa, Trump, relativo ai precedenti test missilistici ordinati da Kim Jong-un

Pyongyang contro l'Onu?

I testi di missili balistici a corto raggio, come quelli effettuati dal governo di Kim Jong-un, sono vietati dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e ad affermarlo è lo stesso presidente Trump. Sebbene Washington si tenga a debita distanza da una presa di posizione netta, il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha auspicato “maggiore creatività” nel processo di denuclearizzazione. Intervistato al programma radiofonico The Sean Hannyty Show nel luglio scorso, Pompeo non ha dato tempistiche esatte sul rilancio dei negoziati tra i due Paesi, ma ha ribadito che l'obiettivo che si prefigge Washington riguarda proprio la denuclearizzazione completa della Penisola coreana. Qualche giorno dopo le dichiarazioni del segretario Usa, il governo di Pyongyang effettuava altri test missilistici (25 luglio) e l'episodio aveva rappresentato l'occasione per ribadire la permanenza delle sanzioni di Washington a carico del Paese.

L'alleanza Washington-Seul che fa paura a Kim

Per i media sudcoreani, gli ultimi test missilistici di Pyongyang presentano alcuni progressi tecnici: per questo, Seul ritiene sempre più reale la minaccia di un attacco nucleare da parte di Pyongyang. Con tutta probabilità, le azioni perpetrate da Kim Jong-un vogliono anche rappresentare una risposta evidente, quasi un monito, all'esercitazione congiunta tra Stati Uniti e Corea del Sud avvenuta settimana scorsa. Ad oggi il trattato di sicurezza in vigore tra Washington e Seul prevede che, in caso di conflitto nella Penisola coreana, il comando delle operazioni congiunte venga affidato a un generale statunitense. Seul negozia da anni la revisione di tale disposizione e l'esercitazione appena conclusasi potrebbe contribuire al rilancio dei colloqui sulla denuclearizzazione sino alla fine di quest’anno.