Decine di migliaia di persone in piazza a Mosca dopo l’omicidio di Nemtsov

Decine di migliaia di persone hanno sfilato ieri pomeriggio a Mosca per sfidare Vladimir Putin a due giorni dall’uccisione di Boris Nemtsov, leader dell’opposizione al presidente russo. La polizia a ha parlato di 12 mila manifestanti ma i partecipanti sarebbero stati molti di più. Il delitto – di cui non si conoscono al momento esecutori né mandanti – ha ha generato indignazione in Occidente ma ha anche fatto calare una tetra nube di sospetti sul presidente russo. Molte delle persone che hanno partecipato al corteo di oggi, nel corso del quale, secondo i media, sarebbero state arrestate 50 persone, accusano infatti proprio il numero uno del Cremlino per l’omicidio di Nemtsov. “Non abbiamo paura”, scandivano in coro alcuni manifestanti. “Chi è il prossimo? In prigione o direttamente nella bara?”, recitava uno striscione. Ma il Cremlino respinge ogni accusa.

Sabato Vladimir Putin ha definito l’omicidio “una provocazione” e il suo portavoce ha precisato che Nemtsov non rappresentava una minaccia a livello politico per l’uomo forte di Mosca. Come dire che il Cremlino non aveva alcun interesse a farlo fuori. Ma il presidente ucraino Petro Poroshenko ha puntato il dito contro Putin, sostenendo che Nemtsov “doveva presentare prove convincenti della partecipazione delle forze armate russe” nel conflitto nel Donbass. Un’ipotesi tutta da verificare, ma che oggi è stata ribadita da un altro leader dell’opposizione russa: Ilia Iashin che ha parlato senza mezzi termini di “un omicidio politico volto a intimorire quella parte della popolazione che sosteneva Nemtsov e si opponeva al governo”. Tra tanti tricolori russi stilati a lutto e qualche bandiera ucraina, il popolo dell’opposizione ha fatto sentire la sua voce criticando il “regime” di Putin, la supposta presenza di soldati russi nel sud-est ucraino e il braccio di ferro delle sanzioni con l’Occidente che – assieme al crollo del prezzo del petrolio – sta mettendo in ginocchio l’economia russa. Il corteo è partito verso le 15 dal quartiere di Kitai Gorod ed è passato dal ponte Bolshoi Moskvoretski, proprio dove è stato ucciso Nemtsov. E’ per questo che molti dei dimostranti avevano in mano mazzi di rose o garofani da lasciare sul luogo dell’assassinio che ha scosso l’intera Russia. Mentre altri stringevano ritratti dell’oppositore. “Nemtsov ha sempre lottato per noi, per liberare la Russia dalla tirannia di Putin”, racconta Serghiei, 27 anni. Ma il giovane non crede che l’ex vice premier sia stato ucciso perché stava lavorando a un dossier sui soldati russi in Ucraina: “E’ già chiaro a tutti che nel Donbass ci sono militari russi, e anche armi russe. Non c’è piu’ niente da scoprire. Nemtsov è stato fatto fuori perché dava fastidio al governo”.

Nel frattempo l’emittente russa TvTse ha trasmesso un presunto filmato del momento dell’uccisione di Boris Nemtsov. Stando alle immagini (a bassa risoluzione), il killer avrebbe atteso la vittima sul ponte Bolshoi Moskvoretski, forse nascondendosi sulle scale. Poi, una volta compiuto l’assassinio, sarebbe salito di corsa su un’auto per dileguarsi, probabilmente con uno o più complici. La qualità della clip è però sufficiente solo a distinguere le sagome di auto e persone in movimento. Non di certo a identificare l’assassino. Durante la manifestazione è stato fermato e poi rilasciato il deputato ucraino, Oleksii Goncharenko, che, secondo l’agenzia Unian, ha detto di essere stato picchiato dalla polizia. Goncharenko dice di essere accusato di non aver obbedito a un ordine di un poliziotto, ma nega di aver compiuto una tale infrazione. Secondo l’agenzia Interfax, il parlamentare e’ stato interrogato nel quadro di un’inchiesta per “tentato omicidio e tortura” nei confronti di “un cittadino russo durante la tragedia di Odessa” dello scorso maggio, in cui morirono quasi 50 persone.