Botta e risposta Trump-Ryan

Paul Ryan dovrebbe concentrarsi a mantenere la maggioranza piuttosto che dare le sue opinioni sulla cittadinanza di diritto di nascita, qualcosa di cui non sa nulla”. E' lapidario il tweet di Donald Trump nei confronti dello speaker conservatore della Camera, Paul Ryan, finito nel mirino del presidente dopo che, due giorni fa, si era apertamente schierato contro l'ipotesi dell'inquilino della Casa Bianca di bannare lo ius soli dai provvedimenti previsti dalla Costituzione americana (per la precisione il XIV emendamento, ratificato nel luglio del 1868). Ryan aveva adottato quella che, a conti fatti, era stata una visione piuttosto uniforme sull'esternazione di Trump, il quale si era detto fortemente contrario a una norma esistente “solo negli Stati Uniti” che consente ai figli di immigrati irregolari nati sul suolo americano di ottenere automaticamente la cittadinanza. Una prassi in verità comune a diversi Paesi delle Americhe, meno oltre l'Atlantico.

La questione migranti

Con le elezioni di medio termine ormai alle porte, i sondaggi che danno i Democratici in rialzo, un tour de force elettorale in vista e un dossier immigrazione sempre caldo, a Trump non è andata giù la presa di posizione dello speaker Ryan, al quale ha ribadito che “la nostra nuova maggioranza repubblicana lavorerà su questo, chiudendo le scappatoie dell'immigrazione e assicurando il nostro confine”. Anche per questo, dopo il rafforzamento del contingente militare al confine con il Messico di 5200 uomini, sembra che Trump abbia intenzione di alzare ancora il tiro portando i militari a 10-15 mila. Questo, almeno, quanto dichiarato ai giornalisti parlando dalla Casa Bianca in riferimento alla carovana di centramericani provenienti dall'Honduras e per la stragrande maggioranza diretti negli Stati Uniti.

 

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La marcia dei caminantes

Per quanto riguarda Ryan, in realtà l'appunto fatto dallo speaker riguardava più che altro l'effettiva difficoltà di rimuovere un emendamento costituzionale con un semplice ordine esecutivo, atto che renderebbe il tutto quantomeno ai limiti della costituzionalità, essendo necessario un ulteriore emendamento per modificare il testo del 1868, step che a sua volta avrebbe necessità di vagli pesanti, in primis quello della Corte Suprema. Più semplice, almeno a livello pratico, rafforzare il contingente sul Rio Grande in attesa che i caminantes honduregni giungano a scavlacare i confini messicani (in 2 mila lo hanno fatto qualche ora fa), ignorando l'offerta del presidente Nieto di permessi di lavoro temporanei subordinati alle richieste d'asilo. Altra circostanza che ha mandato su tutte le furie il presidente statunitense e dato sfogo a ulteriori tweet contro “la carovana” di immigrati: “Il mondo sta usando le nostre leggia nostro svantaggio. Ridono della stupidità che vedono. In quelle carovane ci sono dei guerriglieri, soggetti molto difficili… Mobiliteremo l’esercito al confine meridionale… Non lasceremo entrare queste carovane, in cui ci sono anche delinquenti e membri di gang, negli Usa. Il nostro confine è sacro, devono entrare legalmente”.