Ebola: a dieci anni dall’epidemia il mondo resta impreparato

Medici Senza Frontiere (MSF) chiede la creazione di una scorta di emergenza per i due farmaci disponibili contro il virus che ha provocato in Africa 11 mila morti

Ebola
Foto di Miguel Á. Padriñán da Pixabay

Dieci anni fa, in piena epidemia di ebola, il Papa richiamò l’attenzione del mondo su “quei paesi dell’Africa che stanno soffrendo a causa di questa terribile malattia”. E invitò a pregare per quanti hanno perso così tragicamente la vita”. Auspicando che non venga meno “il necessario aiuto della Comunità internazionale”. L’ebola è stata scoperta nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc). Esistono diverse varianti della malattia. Con la specie “Zaire” che è stato il più comune nell’ultimo decennio. Le epidemie più recenti hanno toccato in particolare la Repubblica Democratica del Congo (la dodicesima epidemia nel 2021) e l’Uganda (2019 e 2022). Durante l’epidemia di Ebola in Africa Occidentale (Liberia, Guinea e Sierra Leone) nel 2014 sono state contagiate 28.646 persone. Circa un terzo di tutti i pazienti è stato accolto in un centro sanitario di Medici senza frontiere, dove 2.478 persone sono state salvate. Msf è stata in prima linea fin dai primi giorni dell’epidemia e nel picco della diffusione ha impiegato fino a 4.000 operatori nazionali e 325 internazionali, di cui oltre 70 italiani. In seguito, ha avviato progetti dedicati ai sopravvissuti e oggi continua a fornire servizi per supportare i sistemi sanitari devastati dall’epidemia.

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foto Daniele Buffa/Image

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Dunque è trascorso un decennio dall’epidemia di ebola peggiore della storia, che ha causato la morte di 11.000 persone in tre paesi dell’Africa Occidentale (Guinea, Liberia, Sierra Leone). Medici Senza Frontiere (MSF) chiede la creazione di una scorta internazionale di emergenza per i due farmaci disponibili contro il virus. Una riserva da usare per possibili epidemie future e la cui gestione dovrebbe essere gestita dal Gruppo Internazionale di Coordinamento (GIC) per la fornitura di vaccini. Al fine di distribuirli rapidamente in caso di necessità a chiunque ne abbia bisogno. Attualmente questi due farmaci rimangono sotto il controllo esclusivo delle due aziende farmaceutiche produttrici, Regeneron e Ridgeback Biotherapeutics. E la maggior parte delle disponibilità dei due medicinali sono conservati in una scorta nazionale per la sicurezza e biodifesa degli Stati Uniti. MSF esorta inoltre tutti i detentori di brevetti dei trattamenti contro l’Ebola a rilasciare licenze e trasferire la tecnologia a produttori competenti, in modo da ampliare la possibilità produzione di farmaci contro l’Ebola e da aumentarne la disponibilità in futuro.

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Terapie

“Dieci anni fa, il mondo non era preparato per affrontare l’epidemia di ebola in Africa Occidentale. In assenza di terapie antivirali, era difficile persuadere i malati a recarsi nei centri di trattamento. Non esistevano vaccini. E quindi si rendeva necessario il cambiamento di abitudini per proteggere le persone. Un processo lungo e poco efficace“, dice Silvia Mancini, specialista di sanità pubblica di Msf. E aggiunge: “Ora, con farmaci antivirali efficaci e vaccini disponibili, abbiamo strumenti importanti per salvare vite. Prevenire la malattia. E contenere il contagio. Tuttavia questo è possibile solo se ci sono scorte disponibili per le persone che ne hanno bisogno. Ecco perché chiediamo la creazione di una scorta di emergenza”. Dopo quasi mezzo secolo senza trattamenti specifici, è stato solo durante la più grande epidemia di Ebola nel 2014 che i finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo di farmaci e vaccini contro l’ebola sono aumentati sensibilmente. Quando i paesi ad alte risorse hanno iniziato a temere che l’ebola potesse arrivare alle loro frontiere.

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Foto di Drew Hays su Unsplash

Ricerca

Due farmaci sono stati approvati dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti nel 2020. Grazie a oltre 800 milioni di dollari di finanziamenti pubblici e contributi essenziali di governi, ong e istituti accademici. Insieme hanno ospitato o facilitato gli studi, e di pazienti e sopravvissuti alla malattia che hanno partecipato direttamente alle sperimentazioni cliniche. Questi farmaci sono stati raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2022. E sono ora inclusi nell’Elenco dei Medicinali Essenziali dell’Oms. Ci sono adesso anche due vaccini. Insieme ai farmaci sono essenziali per prevenire e rispondere ad un’epidemia di ebola. Inoltre uno studio osservazionale di Medici senza frontiere (Msf) sul vaccino rVSV-ZEBOV-GP è stato pubblicato recentemente su The Lancet. Dimostrando che l’uso del vaccino ha dimezzato la mortalità sulle persone affette dal virus.  I farmaci rimangono in gran parte inaccessibili alle persone che ne hanno bisogno durante le epidemie.

Africa
Foto di Erik Mclean su Unsplash

Accesso ai medicinali

In cinque epidemie di Ebola dal 2020 ad oggi, solo un terzo dei pazienti ha ricevuto uno dei due trattamenti. Perché i farmaci necessari non sono facilmente disponibili dove si verificano più frequentemente le epidemie. Le case farmaceutiche Regeneron e Ridgeback mantengono un controllo privato di queste molecole attraverso licenze e brevetti. Quasi tutto lo stock disponibile di questi farmaci è controllato e custodito dagli Stati Uniti. “Una lezione appresa negli ultimi dieci anni è che fare affidamento esclusivamente sulla buona volontà delle aziende private o dei governi non basta. E non risolverà il problema di accesso di medicinali”, sostiene Marcio da Fonseca. L’esperto di malattie infettive illustra la campagna per l’accesso ai farmaci di Msf. L’obiettivo è rendere i trattamenti contro l’Ebola più accessibili sia ora che in futuro. Perciò “le condizioni di accesso globale devono essere stabilite sin dalle prime fasi del processo di ricerca“. Cioè durante lo sviluppo dei prodotti farmaceutici realizzati grazie a finanziamenti pubblici. In pratica, secondo Marcio da Fonseca, “l’accesso a questi prodotti deve essere garantito legalmente alle comunità che li hanno testati”. Infatti “dobbiamo prepararci ora per la prossima epidemia. E assicurarci che non ci siano più lacune nell’accesso ai prodotti farmaceutici, inclusi quelli per l’Ebola”. Solo così è possibile “prevenire la catastrofica perdita di vite umane, come accaduto dieci anni fa”.

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Foto concessa da Aifo

Agenti patogeni

C’è ancora molto da fare. Una novità del 2024 è la 100 Days Mission Scorecard. Fornisce una valutazione completa sullo stato dell’arte di ricerca e sviluppo. In relazione agli agenti patogeni con potenziale pandemico ritenuti prioritari dall’Oms. Una recente analisi di Policy Cures Research rileva come siano davvero pochi i prodotti approvati al di fuori di Covid-19 e del virus Ebola (specie Zaire). Ed evidenzia anche la carenza globale di finanziamenti per gli agenti patogeni nel mirino del progetto Oms, ad eccezione di Covid-19. Tra il 2019 e il 2022, infatti, per Covid si è visto un investimento di 14,5 miliardi di dollari, 8 volte superiore a quello per gli altri 9 patogeni ritenuti prioritari messi insieme. Si registrano progressi, dunque, nel contrasto a Ebola. Nel 2023 è stato appunto approvato dall’Fda il primo vaccino contro la Chikungunya. E sono stati completati i primi test su un vaccino contro la febbre emorragica Crimea-Congo (CCHF). Tuttavia si è fatto poco sugli altri agenti patogeni con potenziale pandemico identificati dall’Oms. Agenti come Zika, il virus Nipah, la febbre di Lassa, per esempio. Restano insufficienti gli investimenti. Con un calo dell’attenzione alla preparazione alle pandemie. Servono invece risorse e un quadro normativo che faciliti la preparazione. Assieme alla collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore. “Dobbiamo rimanere concentrati e prepararci in anticipo. In modo da essere pronti a produrre prodotti diagnostici, terapeutici e vaccini (DTV). In modo da avere la risposta più efficiente ed equa possibile alla prossima pandemia”, avvertono gli scienziati,

infermiera india
Foto di ORION HOSPITAL da Pixabay

G7

Alla presidenza di Italia (G7) e Brasile (G20) guarda il gruppo direttivo della Missione dei 100 Giorni. Gli esperti in scienza e tecnologia (Steg) e i partner, sollecitano il G7, il G20 e le organizzazioni regionali a un’azione internazionale coordinata. Sottolineando la natura globale della mobilitazione necessaria. Si chiede, spiegano i promotori della chiamata all’azione, “un impegno politico nella costruzione di ‘librerie’ di prototipi virtuali di terapie. Strumenti diagnostici e vaccini. In collaborazione con il settore privato e filantropico per utilizzare nel modo più efficiente le risorse limitate“. I contenuti della campagna offrono approfondimenti tecnici su ciò che bisogna fare insieme per prepararsi al meglio alla prossima pandemia. E contengono anche un messaggio al mondo sulla necessità di investire. Di continuare a dare priorità alla preparazione alla pandemia. E non sprecare le lezioni del Covid. In centri come il Biotecnopolo di Siena, Istituto italiano per la preparazione alle pandemie, la ricerca prosegue senza sosta. “I leader globali devono ora focalizzarsi urgentemente sulla misure concrete in vista della prossima pandemia – esorta Thomas Cueni, direttore generale della International Federation of Pharmaceutical Manufacturers and Associations-. Scienza e innovazione sono state fornite a velocità e in quantità record contro il Covid-19. Occorre preservare ciò che ha reso possibile tutto ciò”.