Cina, immigrazione, presidenziali: la lunga notte di Donald Trump

Firmata la legge sulle sanzioni a Pechino. La Cina: "Imporremo sanzioni". Coronavirus: Fauci, "vaccino entro un anno, un anno e mezzo"

Trump
Il presidente Usa Donald Trump

L’ultima conferenza di Donald Trump alla Casa Bianca é di quelle destinate a sollevare polemiche. Dopo aver annunciato di aver firmato la legge sulle sanzioni a Pechino per la stretta su Hong Kong e la fine del trattamento preferenziale per l’ex colonia britannica, il tycoon ha usato per 45 minuti il pulpito del Rose Garden per attaccare il suo rivale alle prossime presidenziali per la Casa Bianca, il democratico Joe Biden. Una sorta di comizio elettorale, che ha indotto alcune tv, tra cui la Cnn e Msnbc, a staccare la diretta in anticipo.

Cina, Trump: nessun dialogo con Pechino

L’ascesa della Cina – ha esordito l’ex magnate, prima di scivolare sul politico – non é uno sviluppo positivo per noi. Trump ha poi detto di non avere intenzione per ora di parlare col presidente cinese Xi Jinping. “Non parlo con lui da molto tempo e non ho intenzione di parlarci”, ha dichiarato in conferenza stampa. Il tycoon ha aggiunto che ora vede l’accordo commerciale con Pechino in modo molto differente. Nello specifico, Trump ha firmato sia la legge sulle sanzioni ai dirigenti cinesi per le nuove regole sulla sicurezza nazionale a Hong Kong e alle banche che hanno attività con loro, sia l’ordine esecutivo che chiude lo status di partner commerciale preferenziale per l’ex colonia. Il governo di Pechino, dal canto suo, promette: “Imporremo sanzioni”. La guerra commerciale cino-statunitense è solo all’inizio.

Il nuovo piano immigrazione di Trump

Trump torna a parlare di immigrati, il tema che nel 2016 l’ha portato alla Casa Bianca nonostante i sondaggi che lo davano perdente davanti alla Dem Hillary Clinton. In nottata Trump ha annunciato che presto firmerà un nuovo provvedimento sull’immigrazione. Il presidente ha spiegato che il provvedimento punterà ad una immigrazione basata sul merito e sarà basato sulla recente decisione della corte suprema che ha respinto il tentativo del suo governo di cancellare il Daca, il programma che tutela i dreamer, ossia gli immigrati arrivati da minorenni al seguito di genitori clandestini.

L’affondo a Joe Biden

Poi, il lungo affondo su Bide, rappresentante Dem alle prossime presidenziali di ottobre. Il presidente ha messo nel mirino il suo sfidante su vari fronti, accusandolo di essere debole con Pechino, di volere il welfare e l’amnistia di massa per i clandestini, di voler abolire la polizia e le prigioni, togliere fondi all’esercito, mettere fine alla ‘charter school’. Un attacco nel quale ha coinvolto anche l’onnipresente Barack Obama, la speaker della Camera Nancy Pelosicon la quale ha avuto non pochi attriti in passato – il leader dei dem al Senato Chuck Schumer e il senatore del Vermont, il 79enne Bernie Sanders. “Stiamo facendo bene nei sondaggi”, ha assicurato Trump. Ma gli ultimi dati statistici lo indicano in forte svantaggio su Biden.

Coronavirus: Fauci, “vaccino entro un anno, un anno e mezzo”

Il noto immunologo americano Anthony Fauci, il membro più autorevole della task force della Casa Bianca contro il Covid-19, prevede che un vaccino per il coronavirus dovrebbe essere pronto “entro il prossimo anno, anno e mezzo”. Lo riportano i media Usa. Lo scienziato ha riferito di aver avuto rassicurazioni dalle aziende produttrici che saranno in grado di realizzare sino ad un miliardo di dosi, consentendo di distribuirlo non solo negli Usa ma anche nel mondo. Fauci ha precisato che, anche se il vaccino non sarà efficace al 100%, la comunità scientifica pensa che ci sarà una immunità di gregge se un numero sufficiente di persone verranno vaccinate con uno efficace al 70%-75%.

Afghanistan: gli Usa si ritirano da 5 basi

Nella notte, il Pentagono ha annunciato il ritiro delle truppe Usa da cinque basi in Aghanistan e la riduzione delle sue forze come parte di un accordo con i talebani. “Le forze Usa in Afghanistan restano sugli 8500 uomini e cinque basi prima occupate dalle nostre truppe sono state trasferite ai partner afghani”, ha reso noto il portavoce Jonathan Hoffman. L’accordo siglato a fine febbraio prevedeva la riduzione dei soldati americani da da 12 mila a 8600 soldati entro metà oggi, 15 luglio. Inoltre, tutte le truppe straniere dovranno essere ritirate entro la primavera del 2021. In cambio della fuoriuscita delle truppe straniere, è stato siglato a Doha, lo scorso 29 febbraio, un accordo di sicurezza da parte degli insorti, soprattutto in relazione alla lotta contro gruppi terroristici come Isis e Al-Qaida.