Suor Anna Monia Alfieri: “Ecco come descrivo Gesù ai giovani del 2021”

Intervista di Interris.it a suor Anna Monia Alfieri, istitutrice e religiosa italiana. È legale rappresentante delle scuole Marcelline italiane e membro della Consulta di Pastorale scolastica e del Consiglio Nazionale Scuola della CEI

Chi è Dio? Ne parlo poco perché è come il respiro. Si respira naturalmente. Noi non badiamo al nostro respiro se non quando ci manca l’aria. Si vive di Cristo, da cristiani, si vive respirando o non si vive“. Così suor Anna Monia Alfieri, istitutrice e religiosa italiana. È legale rappresentante delle scuole Marcelline italiane e membro della Consulta di Pastorale scolastica e del Consiglio Nazionale Scuola della CEI, descrive Dio nell’intervista rilasciata a Interris.it.

La biografia

Classe 1975, 46 anni, è nata a Nardò, in provincia di Lecce, ma vive a Milano, dove si è laureata in Giurisprudenza in Università Cattolica e città che le ha conferito l’Ambrogino d’Oro nel 2020, un riconoscimento per le sue battaglie per la scuola paritaria ed il diritto allo studio. 

L’intervista

Suor Anna Monia, da dove nasce questo modo di essere?

“Nasce dalla certezza che occorre avere il coraggio di conoscere, sapere, scavare nella notizia. La conoscenza domanda coraggio. “Sàpere Aude”, “Abbi il coraggio di conoscere”: è proprio questo che rende liberi. La conoscenza è il passaporto per la libertà dall’ideologia e dall’ “idiozia culturale” propria e degli altri”.

Da qui il suo impegno di una vita per la libertà educativa?

“Si esattamente da qui. Garantire la libertà educativa dei genitori (art. 30 Cost.), il diritto di apprendere degli studenti e la libertà di insegnamento dei docenti (art. 33 Cost.), oltre ogni discriminazione economica (art. 3 Cost) è l’unica garanzia per consentire a tutti le medesime opportunità. Solo un pluralismo educativo garantisce una scuola di qualità perché più equa, aperta a tutti. Il monopolio educativo produce un costo sociale enorme, divide il Paese fra padroni e servi. Sino a quando i genitori non saranno liberi di educare i propri figli saranno sempre schiavi del padrone di turno”.

Lei ha fatto una scelta dichiarata, con tre voti di obbedienza, povertà e castità eppure parla spesso di libertà. Sembrerebbe un controsenso non crede? 

“Tutt’altro. Proprio in quanto persona libera, che ha consapevolezza, competenza, conoscenza, ho potuto scegliere nella vita come investire i miei talenti e questa la considero una opportunità unica. Scegliere vuol dire avere una pluralità di opzioni e ogni scelta esclude qualcos’altro. Ma, attenzione: la libertà è responsabilità, che deve necessariamente aprire alla corresponsabilità e alla prossimità altrimenti diventa egoismo. Non si vive e non si muore per se stessi. E poi, per rispondere alla sua domanda, credo che dovremmo intenderci sul termine laicità. Riempiamo di significato le parole altrimenti non solo non ci intendiamo, ma peggio ci dividiamo. Etimologicamente il termine laico deriva dal greco laïkós ovvero “del popolo”. La laicità intende agire al di fuori di ogni condizionamento, apre al confronto, al dibattito. L’isteria del laicismo è ben altra cosa. Ancora oggi quando definiamo lo stato laico lo intendiamo contrapposto alla fede. Tutt’altro. L’Italia è uno stato di diritto in quanto garantisce i diritti che riconosce ed è laico in quando non favorisce ma neppure ostacola la confessionalità. Per fortuna il covid ci ha insegnato ad approfondire e a ricorrere all’intelligenza per riempire di contenuto le parole”.

Suor Anna Monia, i ragazzi la considerano un modello perché è semplice, accessibile chiara, diretta, libera. E’ cosi?

“Certo ho avuto tanti modelli come Borsellino, Falcone, Aldo Moro, don Sturzo, Chiara Lubich, Renata Fonte e un unico grande Maestro, Gesù Cristo. Chiaro, diretto, libero…”.

Chi è per lei Dio?

“Ne parlo poco perché è come il respiro. Si respira naturalmente. Noi non badiamo al nostro respiro se non quando ci manca l’aria. Si vive di Cristo, da cristiani, si vive respirando o non si vive. Certamente credo che parlare di Dio sia strutturalmente impossibile per una persona che, per quanto dotata di intelligenza e cultura, è limitata. Tutti gli esseri umani si pongono le domande fondamentali, come facevo io stessa dalle elementari, ma il mio pensiero si smarriva. Allora c’è stato un momento in cui Dio è divenuto per me una certezza, un dato di fatto attraverso Gesù. E allora penso che Gesù, incarnandosi in un bambino, si sia reso accessibile a ciascuno di noi. Quindi Gesù Cristo, per me, offre una certezza, un punto fermo, diventa una presenza che ispira e indirizza la mia esistenza.  Gesù Cristo è per me il vero liberale inteso nel senso più onesto del termine … la parola liberale ha nella sua radice ‘libertà’”.

Il suo stile libero ha un fondamento che viene da lontano?

“Si! Gesù Cristo rifiutava le omologazioni, gli stereotipi, i luoghi comuni. Non temeva di essere strumentalizzato e quindi ha chiamato l’esattore, è andato a casa di Zaccheo, ha parlato con una donna, all’epoca, e peraltro di dubbia moralità. I suoi discepoli cercavano di metterlo in guardia: Gesù non farti usare, stai attento, ti dicono che sei un mangione e un beone, addirittura di sabato raccogli le spighe nel campo, lavori di sabato guarendo, ci riferiscono che al tempio hai catapultato i banchi dando dei ladri ai venditori, ma insomma, Gesù, sii un po’ prudente, ci esponi, ti esponi, ci metti in pericolo, poi ci diranno che siamo di Cesare o di Erode, rischiamo che ci dicano che bestemmi contro Mosè…. Poi intervengono i parenti: ma dai, non fare il personaggio, ma chi ti credi di essere? Sei figlio di un falegname, non riuscivate a mettere insieme il pranzo con la cena, siete dei profughi e tu dici che sfami le folle? Addirittura ti fai casa per i senza tetto? Insomma un po’ di sana prudenza”.

Quindi?

“Ecco, quando penso a Gesù penso a queste affermazioni lapidarie degli amici, dei parenti, dei perbenisti e penso che in fondo non è cambiato molto. Così è stato per i santi, per i grandi Papi, per Paolo VI con la sua Humane Vitae, per Giovanni Paolo II e i suoi viaggi, perché se il popolo non può venire il papa va da loro… Insomma ostacolati, criticati poi canonizzati. Ma Gesù è rimasto fedele a se stesso, anche quando i discepoli si sono scoraggiati, dormivano nell’orto, si sono vergognati di un uomo messo in croce, si sono sentiti traditi da quel sepolcro vuoto, e poi illusi da quell’apparire quando non erano tutti presenti. Tommaso ha dovuto toccare la piaga per crederci. Gesù ha compreso sino in fondo questi timori e i discepoli in questa comprensione hanno trovato il coraggio di dare la vita per lui: allora non li ha fermati nessuno”.

Lei propone Gesù Cristo anche ai ragazzi del 2021?

“Ai ragazzi dico che Cristo ispira tutta la mia esistenza. Può aiutare anche loro a trovare il coraggio di essere positivi e costruttivi, di non temere chi tenta di smontarti insinuando il dubbio, o delegittimando. Almeno, cosi è per me”.