L’Ambrogino d’Oro a Suor Monia, un riconoscimento per le sue battaglie per la scuola paritaria ed il diritto allo studio

Dedico il premio a mio padre Luigi e a mia madre Cristina, e a tutti i genitori e agli studenti, certa che presto potranno scegliere fra una buona scuola pubblica statale e una buona scuola pubblica paritaria senza alcun vincolo economico”. Con queste parole Suor Anna Monia Alfieri, una delle più accreditate esperte di formazione in Italia e strenua promotrice del diritto all’istruzione per tutti i bambini ha accolto il più prestigioso riconoscimento che ogni anno la Città di Milano conferisce alle personalità che si sono distinte nel contributo offerto alla comunità milanese e più in generale al bene comune della nazione, l’Ambrogino d’Oro.

In Terris ha dato voce alla religiosa – che fa parte della Consulta di Pastorale scolastica e del Consiglio Nazionale Scuola della CEI – che dal marzo scorso si batte in tutte le sedi per garantire agli 8 milioni di studenti italiani la didattica in presenza. Supportata da circa 70 associazioni famigliari e della scuola, questa estate suor Monia ha raccolto oltre 100mila firme a sostegno degli emendamenti al bilancio sui patti educativi con le scuole paritarie e i costi standard. La richiesta è stata rilanciata lunedì, poche ore prima dell’annuncio del premio, con un appello pubblico al governo e al parlamento per la stipula di patti educativi di Comunità che coinvolgano Ministero, Regioni e Comuni generando un’alleanza tra fra le 40 mila scuole statali e le 12 mila paritarie, al fine di reperire locali e trasporti che permettano a tutti gli allievi di frequentare in pari condizioni una scuola pubblica statale o una scuola paritaria paritaria prescelta, con particolare attenzione alle famiglie che vivono una difficoltà a causa della pandemia Covid19 o che condividono l’esperienza della disabilità.

Si intende in questo modo tutelare il diritto all’istruzione promuovendo i patti con le paritarie, che potrebbero dare una risposta concreta agli alunni che la scuola statale non riesce ad assorbire, e rivendendo le linee di finanziamento del sistema scolastico, tramite la deducibilità della retta.

Suor Monia ribadisce che l’istruzione non può essere un privilegio e prende atto che la scuola Statale che spende oltre 8000 euro all’anno ad alunno è ripartita tra mille problemi mentre le paritarie, che ricevono solo 700 euro per ogni studente dallo Stato, sono sempre state pronte ad offrire la didattica in sicurezza. Per questo motivo la legge di bilancio può diventare l’occasione per rivedere i costi standard e rilanciare una nuova alleanza tra paritarie e statali tramite accordi che risolvano subito la questione degli spazi, degli organici e dei mezzi di trasposto.

Il premio è una vittoria delle nostre idee ed arriva proprio mentre approda la finanziaria in parlamento”, ha detto Suor Monia, “questo ci sprona ad impegnarci di più perché la didattica a distanza è il fallimento dell’istruzione che porta all’aumento della dispersione scolastica, della disoccupazione femminile di molte donne costrette a lasciare il lavoro per seguire i figli in casa e del divario tra Nord e Sud del Paese”.

La proposta depositata a tutti parlamentari chiede un incremento delle risorse per il pluralismo scolastico e prevedendo, a partire dell’esercizio fiscale 2021, la deducibilità della retta versata per alunno o per studente alle scuole pubbliche paritarie dei cicli primario e secondario, per un importo non superiore a 5.500,00 euro ad alunno. Il costo standard verrebbe quindi gestito dal genitore e questo non solo garantirebbe un risparmio notevole alle casse dello Stato, vista la spesa maggiore sostenuta dallo stato nelle statali, ma incentiverebbe anche una concorrenza virtuosa tra istituti nel migliorare la loro offerta didattica.

“La fase 2 del Covid19 ha reso evidente che la scuola statale, che costa 8.500,00 euro, non è riuscita a ripartire per tutti, mentre le scuole paritarie sopravvissute alla pandemia, con rette da 3.800 per l’infanzia ai 5.000 per il liceo, sono ripartite – si legge nella nota della rete #liberidieducare -. Tutto questo a conferma che una sana collaborazione fra scuole pubbliche statali e paritaria innalza il livello di qualità, rende il sistema scolastico più equo e, a fronte di un servizio migliore, si risparmiano tanti danari pubblici”.

La scuola è il primo ascensore sociale e non garantire il diritto all’istruzione significa condannare alla povertà milioni di ragazzi e bambini, in particolare nelle aree del centro sud. Il governo è ad un bivio, continuare ad offrire un servizio a singhiozzo che segue la curva dei contagi o abbandonare superate visioni ideologiche e siglare un patto storico per gli alunni di ogni ordine e grado.