Pasqua di sofferenza al confine tra Sudan e Ciad

"Per preservare la pace, gli Stati devono rafforzare la cooperazione internazionale e gli accordi transfrontalieri", afferma il direttore generale dell'Unesco Audrey Azoulay

Sudan
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Pasqua di emergenza sanitaria tra Sudan e Ciad. Medici Senza Frontiere (MSF) chiede ai donatori e alle organizzazioni umanitarie di intensificare urgentemente i loro sforzi per prevenire un’imminente crisi sanitaria. Migliorando i servizi igienici e fornendo acqua potabile in tutti i campi e gli insediamenti per la popolazione sfollata del Ciad orientale. “Un anno dopo lo scoppio della guerra in Sudan, la situazione di coloro che hanno cercato rifugio in Ciad rimane terribile. Questo è un rischio per la salute non solo delle persone rifugiate, ma anche delle comunità ospitanti”, sottolinea  Erneau Mondesir, coordinatore medico di MSF ad Adré.  Dilaga l’epatite, un’infezione virale altamente contagiosa, che si trasmette principalmente tramite l’acqua contaminata. Rappresentando una grave minaccia per le persone che vivono in ambienti affollati e insalubri.

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Foto © Africa Mission

Rifugiati in pericolo

Allarme, quindi, per chi scappa dal Sudan in guerra verso il Ciad orientale. I team di Medici senza frontiere che lavorano nei campi di Adré, Aboutengue, Metché e Al-Acha hanno registrato un incremento dei casi di epatite E. Contagi che sono direttamente collegati all’inadeguatezza dei servizi igienici e alla scarsità di acqua potabile. Ad oggi, Msf ha registrato ben 954 casi di epatite E tra le persone rifugiate. Incluse 11 donne incinte. Già quattro pazienti sono morti. La maggior parte dei casi sono stati rilevati nel campo di Adré, dove 122 mila persone stanno aspettando di essere trasferite in nuovi campi permanenti. Msf ha registrato anche 292 casi nei campi di Aboutengue, 132 a Metche e 41 ad Al-Acha. Nel campo di Adré c’è una sola latrina per 677 persone. Nel campo di Metché ce n’è una per 225 individui. “La situazione è disastrosa in tutti i campi. Senza un’azione rapida per migliorare le infrastrutture igienico-sanitarie e aumentare l’accesso all’acqua potabile, rischiamo di assistere ad un’impennata di malattie prevenibili. E a inutili perdite di vite umane” affermano gli operatori umanitari di Msf.

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Risorse

“Oggi, enormi risorse finanziarie e tecnologie innovative, che potrebbero essere utilizzate per rendere l’acqua una fonte di vita e di progresso per tutti, vengono dirottate verso la produzione di armi”, ha ricordato Papa Francesco. Sottolineando che: “invece mai come ora è urgente investire sul dialogo e sulla pace”. La difficoltà di accesso all’acqua non è solo causa di conflitti e violenze che possono portare a spostamenti forzati. Ma è anche un problema che riguarda le aree di insediamento dei rifugiati e delle persone sfollate. Intervenire si può. La cooperazione italiana in Niger ad esempio ha realizzato un acquedotto ad Agadez con i finanziamenti della Farnesina. Il progetto ha permesso di estendere l’acquedotto per 12 chilometri e di collegare il centro umanitario di Agadez, che ospita circa 2.800 persone provenienti principalmente da Sudan, Sud Sudan, Camerun e altri Paesi del Corno d’Africa, all’acquedotto pubblico. Ciò, spiega l’Unhcr, ha favorito la convivenza pacifica tra le diverse comunità.

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Foto: Unicef

Investimenti

Ma più in generale sul lato degli investimenti, il direttore generale dell’Unesco, Audrey Azoulay, sottolinea l’importanza di aumentare la partecipazione privata. Fornire accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari in 140 paesi a basso e medio reddito richiederebbe circa 114 miliardi di dollari all’anno fino al 2030. L’Onu segnala anche un “ritardo” tecnologico nella formazione, e la “mancanza di competenze giuridiche, politiche e istituzionali“. Ma mette anche in guardia contro l’emergere di nuove tecnologie progettate senza tener conto del loro impatto sull’acqua, anche quando mirano a ridurre le emissioni di gas serra, come i biocarburanti, le batterie al litio. Senza dimenticare le tecnologie informatiche “sempre più ad alta intensità di acqua”, necessaria per raffreddare i propri server, soprattutto con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.

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La formazione del personale sanitario locale (© Progetto “Sanità Italia – Ciad”)

In fuga dal Sudan

Medici senza frontiere sta attualmente fornendo più del 70% dell’acqua potabile disponibile nei campi di Adré, Aboutengue, Metché e Al-Acha. Tuttavia, le persone ricevono solo 11 litri di acqua pulita al giorno, ben al di sotto dei 20 litri al giorno a persona raccomandati per le situazioni di emergenza. Con l’imminente arrivo della stagione secca, che dura solitamente da aprile a maggio, e le alte temperature, aumenterà il bisogno di acqua mentre il livello di acqua nelle falde diminuirà. “Nonostante i nostri incessanti sforzi, la risposta umanitaria in Ciad orientale è stata ostacolata dall’insufficienza dei fondi destinati alle organizzazioni umanitarie sul campo, causando una carenza significativa nella fornitura di cibo, acqua e servizi igienici”, avverte Msf. I team composti da personale sanitario e operatori umanitari stanno fornendo dallo scorso maggio assistenza salvavita. Ai rifugiati sudanesi lungo il confine con il Ciad. In risposta all’aumento dei casi di epatite E, le équipe di Msf stanno intensificando le attività di promozione della salute. Specialmente tra le donne incinte e le madri. Per favorire la consapevolezza sulla protezione da malattie e prevenire contagi.

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Bambina in Sudan. Foto: Unicef

Emergenza epatite

Nei campi hanno trovato rifugio migliaia di rifugiati sudanesi in fuga dal conflitto. Qui i team di MSF stanno registrando un drammatico aumento dei casi di epatite E. A causa della disperata mancanza di acqua potabile e delle scarse condizioni igieniche. L’agente infettivo dell’epatite E, riferisce l’Iss, è il virus Hev. Ed è stato provvisoriamente classificato nella famiglia dei Caliciviridae. L’epatite E è una malattia acuta spesso anitterica e autolimitante, molto simile all’epatite A. In casi rari l’epatite E può risultare in una forma fulminante fino al decesso. Le forme fulminanti si presentano più frequentemente nelle donne gravide, specialmente nel terzo trimestre di gravidanza, con letalità che arriva fino al 20%. Seppure rari, casi cronici sono riportati in soggetti immunocompromessi e, in letteratura, sono riportati anche casi di riacutizzazione. È presente in tutto il mondo. Epidemie e casi sporadici sono stati registrati principalmente in aree geografiche con livelli igienici inadeguati. Nei Paesi industrializzati, invece, la maggior parte dei casi riguarda persone di ritorno da viaggi in Paesi endemici. Tuttavia, nei Paesi industrializzati è in aumento il numero di casi autoctoni. Come per l’epatite A, la trasmissione avviene per via oro-fecale, e l’acqua contaminata da feci è il veicolo principale dell’infezione. Il periodo di incubazione va da 15 a 64 giorni.

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Prevenzione

Medici senza frontiere chiede ai donatori e alle organizzazioni umanitarie di intensificare urgentemente i loro sforzi per prevenire un’imminente crisi sanitaria. Migliorando i servizi igienici e fornendo acqua potabile in tutti i campi e gli insediamenti per la popolazione sfollata del Ciad orientale. “La situazione è disastrosa. Senza un’azione rapida per migliorare le infrastrutture igienico-sanitarie e aumentare l’accesso all’acqua potabile, rischiamo di assistere ad un’impennata di malattie prevenibili e a inutili perdite di vite umane”, racconta Erneau Mondesir, coordinatore medico di MSF ad Adré. In Ciad, l’epatite E si sta diffondendo nei campi nell’est del paese dove hanno trovato rifugio più di 550.000 persone in fuga dal conflitto in Sudan. La diffusione della malattia è aggravata dalle scarse condizioni igieniche e dalla disperata mancanza di acqua potabile nei campi, sparsi nella provincia di Ouaddai.

Sudan. Foto: L’Osservatore Romano

Climate change

Un mondo sempre più assetato e pieno di conflitti nel quale anche l’acqua è un pretesto di guerra mentre potrebbe essere strumento di pace. Nel pianeta 2,2 miliardi di persone sono oggi senza acqua potabile. Acqua che diventa strumento di coercizione mentre potrebbe rappresentare un ponte per la pace. La cifra è fornita dall’Unesco che avverte: c’è motivo di temere che tali disuguaglianze possano continuare ad aumentare. Non solo, ne aggiunge un altro. 3 miliardi e mezzo di persone che non hanno accesso a servizi igienico sanitari sicuri. Quasi la metà dell’umanità. “Per preservare la pace, gli Stati devono rafforzare la cooperazione internazionale e gli accordi transfrontalieri”, afferma il direttore generale dell’Unesco Audrey Azoulay ricordando che tra il 2002 e il 2021 la siccità ha colpito più di 1,4 miliardi di persone. E si stima che il cambiamento climatico aumenterà la frequenza e la gravità di questi fenomeni. Con forti rischi per la stabilità sociale. Bisogna quindi intervenire. Al più presto.