Il riscatto della fede sulle strade delle prostituzione coatta

Per sperimentare l’umile e poderosa forza della preghiera c’è un posto dove è istruttivo recarsi. Ogni sabato notte da oltre 17 anni a Perugia nella zona di Pian di Massiano si ritrova un gruppo (chiamato Goel, il Dio “vendicatore”, che riscatta nel giubileo gli schiavi), a pregare  il Santo Rosario alle ore 23. Jeri In Terris lì per raccontare questa intensa ed evangelica esperienza di fede condivisa. Una testimonianza che cammina sulle gambe di decine di volontari coraggiosi, spinti dalla condivisione del carisma missionario di don Aldo Buonaiuto e del servizio anti-tratta della Comunità Papa Giovanni XXIII. Un’invocazione a Dio per le donne schiavizzate, che sono qui accanto, sui cigli delle strade e spesso impossibilitate ad attraversarle per aggregarsi al gruppo nella preghiera. Un Rosario recitato nella cattedrale del cielo al cospetto di una modesta statua della Vergine di Fatima, illuminata da quelle piccole fiaccole che continuano incessantemente ad accendersi da decenni per donare la speranza di una rinascita e il coraggio di abbandonare la strada strappando le catene della servitù. “Da questo fazzoletto di terra macchiata di sangue sono venute via molte ragazzine vittime della prostituzione coatta, recuperate dalla Vergine Maria – spiega don Buonaiuto -. E sempre da questo piazzale, frequentato negli anni da migliaia di uomini e donne, giovani desiderosi di condividere questa esperienza unica di evangelizzazione, sono nate conversioni e anche vocazioni al sacerdozio”.

Un miracolo che si rinnova

Qui, alla periferia di Perugia, arrivano fedeli da tutta Italia per affidare a Dio la liberazione delle vittime della tratta. Non si è mai fermato il grido di preghiera sulla strada della prostituzione coatta con don Aldo Buonaiuto e il suo gruppo Goel. Una presenza straordinaria di persone silenziose che si denominano con il nome ebraico, del Dio che riscatta che libera i prigionieri, per essere voce di speranza per le tante donne abbandonate e quindi crocifisse sulle nostre strade. Sabato scorso l’ufficio della pastorale dei migranti della diocesi di Perugia ha scelto di unirsi al Goel in occasione della giornata mondiale del migrante è rifugiato. Un gesto importante con i saluti del cardinale Gualtiero Bassetti e anche alla presenza di alcuni sacerdoti e religiose dalla diocesi. È stato commovente ascoltare don Aldo mentre si rivolgeva alle giovanissime donne che nel sentire la preghiera hanno lasciato il marciapiede per avvicinarsi al gruppo. La piccola fiaccola accesa per loro a di fatto riacceso la speranza per riflettere sulla possibilità di abbandonare la strada della schiavitù. Così cinque donne hanno pregato e poi cantato i canti nella loro lingua. È stato sorprendente e, come dicono coloro che frequentano spesso questo appuntamento, di “non smettere mai di stupirsi del miracolo che avviene ogni volta che dalla preghiera si avvicinano queste donne crocifisse”.

Il vero sabato sera

Nelle ore che una certa mentalità edonistico-consumistica consacra al divertimento del sabato sera. Tanti ragazzi preferiscono la preghiera alla discoteca. “Si incontra per recitare il rosario sulle strade un gruppo di volontari, (il gruppo Goel) proprio nelle zone dove si trovano queste nostre sorelle, e insieme preghiamo con la speranza nel cuore che si possano spezzare le loro catene”, racconta don Aldo Buonaiuto.  Ma tutto ciò ancora non basta a causa di chi preferisce tacere anziché intervenire. “Tale silenzio è atroce e assordante specialmente da parte anche di certe donne delle istituzioni che, mentre denunciano, giustamente, le inaudite violenze subite da giovani e anziane, si dimenticano di queste creature, come se fossero persone di serie B, che sembrano quindi non contare nulla né intenerire qualcuno – aggiunge il sacerdote del servizio anti-tratta della Comunità Papa Giovanni XXII I-. Sono consapevole di quanto possano infastidire le mie parole e irritare il politically correct. Di questo ne ho contezza, considerate le intimidazioni a cui sono abituato. Le donne schiavizzate dal mercimonio coatto sono le ostie viventi che, negli angoli più bui della nostra “civilissima” società occidentale accumulano sofferenze indicibili nell’indifferenza generale”.