100 milioni di poveri per il Covid. Padre Albanese a Interris.it: “Speculazione”

Il missionario comboniano e fondatore del Misna, padre Giulio Albanese spiega a Interris.it come la crisi Covid trascina nell'estrema povertà 100 milioni di persone

povertà
Lo tsunami Covid ha scatenato la “tempesta perfetta” nei già precari equilibri economico-sociali del pianeta. A illustrare a Interris.it il crollo finanziario dei paesi poveri è il missionario comboniano, padre Giulio Albanese. “Incide drammaticamente, innanzi tutto, la chiusura delle frontiere: senza scambi commerciali le nazioni più indigenti non hanno le risorse indispensabili alla loro sopravvivenza– afferma padre Albanese-. A penalizzare ulteriormente le economie dei paesi più poveri è poi l’insostenibile mancanza di liquidità pubblica e privata”  

Danni della crisi Covid

“Ad aggravare la situazione è stata la spudoratezza delle agenzie di rating che in giro per il mondo hanno ulteriormente declassato in pandemia le economie dei paesi più poveri, favorendo così le dinamiche perverse della speculazione– evidenzia padre Albanese-. E’ la speculazione il vero problema. Il ‘downgrading‘ per il Sud Africa o la Nigeria significa che i titoli obbligazionari di questi questi paesi diventano automaticamente carta straccia, spazzatura. In questa maniera si svalutano le risorse come l’oro e altri metalli preziosi che queste nazioni hanno e noi occidentali no. Così, in piena emergenza sanitaria plenetaria, si toglie ai Paesi poveri anche l’ancora di salvezza delle loro ‘commodities‘, cioè il petrolio, i tesori del sottosuolo e i prodotti agricoli”.

Senza gli introiti dell’oro nero

Per esempio, puntualizza il missionario comboniano, “in Angola il 60% del Prodotto interno lordo (Pil) deriva dall’esportazione di petrolio. In pratica adesso per poter vendere all’estero i propri barili di oro nero, l’Angola deve dare soldi ai compratori. L’inaccettabile iniquità di questo sistema conferma la validità dell’analisi di papa Francesco. E cioè l’odierna economia finanziarizzata uccide. Il pagamento dei debiti non avverrà mai. I Paesi poveri rimarranno strozzati dai loro debiti. C’è bisogno di una nuova Bretton Woods, di nuovi accordi globali. Vanno cambiate in profondità le regole che governano le relazioni commerciali e finanziarie internazionali tra le nazioni.

Risarcimento

“Il risarcimento del debito dei Paesi poveri è stato vincolato all’andamento delle borse, quindi alle speculazioni– spiega padre Albanese-. Il debito è stato finanziarizzato. Ciò comporta che il pagamento degli interessi è legato a come cambiano gli indici di borsa, ossia alle manovre degli speculatori. E’ questa ‘l’economia che uccide’ di cui parla papa Bergoglio. E’ così che si acuisce il pandemia la cultura dello scarto“. Padre Giulio Albanese, 61 anni, romano fa parte della congregazione dei missionari comboniani. Ha diretto in Kenya il “New People Media Centre” di Nairobi, ha fondato l’agenzia missionaria internazionale Misna ed è stato il responsabile delle riviste delle Pontificie Opere Missionarie (Missio, Popoli e missioni, Il Ponte d’Oro). dal 2018 è il direttore della rivista “Amici di Follereau” ed è membro del Comitato per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo della Conferenza episcopale italiana.

I numeri dello tsunami Covid

La crisi del Covid-19 minaccia di trascinare nell’estrema povertà oltre 100 milioni di persone, contro una precedente stima di 60 milioni. Sos del presidente della Banca mondiale, David Malpass. Il numero dei nuovi indigenti, aggiunge, potrebbe aumentare se la pandemia si aggrava o perdura. Questo rende “imperativo” per i creditori ridurre i debiti dei Paesi poveri, avverte la Banca mondiale, con un appello che va oltre la proroga della moratoria sul debito di tali Paesi. In aprile il G20 ha deciso di sospendere sino alla fine del 2020 i rimborsi dei debiti dei Paesi più poveri.