Povertà educativa: sos disuguaglianze

Alcune regioni del Nord presentano una situazione simile a quelle del Mezzogiorno: oltre il 60% della popolazione dai 19 anni in su non ha conseguito il diploma

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Alcuni anni fa Save the Children ha introdotto per la prima volta in Italia il concetto di “povertà educativa”. Si tratta della privazione da parte dei bambini e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioniL’Italia è tra i paesi più poveri d’Europa in termini educativi e tale povertà si trasmette da una generazione all’altra. Nel 2022, il nostro paese risultava al penultimo posto nella classifica dei paesi europei, con il 41,7% della popolazione tra i 25 e i 74 anni in possesso di titolo di studio inferiore al diploma e il 18,5% della laurea. L’Italia, secondo l’Eurispes, occupa le ultime posizioni (69,7%) per la quota di coloro che superano l’ultimo e il penultimo livello di competenze di lettura e comprensione sui cinque previsti, rispetto alla media Ocse del 54%. “La povertà educativa è strettamente connessa alla povertà economica – avverte Save the Children-. A causa di difficili condizioni economiche molte bambine, bambini, ragazze e ragazzi non hanno le stesse opportunità dei loro coetanei in situazioni economiche migliori”. Dai dati raccolti da Invalsi nnelle scuole italiane, infatti, gli studenti e le studentesse di famiglie con livello socio-economico e culturale più basso hanno visto un calo significativo nei punteggi relativi alle prove di matematica ed italiano, in ogni grado scolastico. Un’offerta educativa di qualità potrebbe interrompere il ciclo vizioso della povertà, che si perpetua da una generazione all’altra. Dalla privazione materiale dei genitori, a quella educativa dei minori che, cresciuti, soffriranno a loro volta della marginalizzazione sociale ed economica.

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Carenza educativa

La povertà educativa assume diffusione diversa tra il mezzogiorno e il resto della penisola, rappresentando uno dei fattori esplicativi delle disuguaglianze individuali nei percorsi formativi e nei risultati di apprendimento. Secondo i dati Isfol Plus del 2018, alcune regioni del Nord presentano una situazione simile a quelle del Mezzogiorno. In Puglia, Sardegna e Sicilia così come in Trentino Alto-Adige, Veneto, Piemonte, Val d’Aosta, oltre il 60% della popolazione dai 19 anni in su non ha conseguito il diploma. Nel Lazio invece, il 35% della popolazione tra i 25 i 64 anni risulta laureata e il 28,6% presenta un basso livello di istruzione. Analogamente l’Emilia-Romagna (32,3% di laureati), ma con una quota di adulti di bassa istruzione superiore (32,2%). Molise, Valle d’Aosta, Lombardia, Toscana, Marche, Veneto, Piemonte e Basilicata, presentano tra il 34% e il 38% di adulti con bassa istruzione, ma differente di laureati, (24% Basilicata, 33% Molise). Le quote più elevate di adulti con basso livello di istruzione si registrano in Calabria (44%) e Sicilia (48%), ma altresì quote di laureati più basse rispetto al resto del Paese (18% Sicilia, 23,5% Calabria), anche per i flussi migratori verso altre regioni e l’estero. Da una generazione all’altra, il peso del background familiare, delle disuguaglianze di origine sociale, le differenze nelle pratiche quotidiane, così come i divari nella qualità e nel contenuto delle occupazioni dei genitori alimentano il rischio degli studenti di cadere nella povertà educativa, al di là e temporalmente oltre l’effetto equalizzatore che la scuola tenta di garantire. 

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Servizi necessari

Come affrontare, dunque, la povertà educativa? “Bisogna innanzitutto colmare i numerosi gap esistenti nel sistema scolastico fornendo servizi educativi, finalmente, universali – rispondono gli operatori di Save the Children-. In secondo luogo bisogna dedicare risorse aggiuntive a quei territori dove si concentra maggiormente la privazione materiale ed educativa, in grado di rispondere ai bisogni specifici di bambini e famiglie particolarmente marginalizzate“. E aggiungono: “Sulla povertà educativa il nostro intervento in Italia non si è mai fermato: un esempio sono i 26 Punti Luce – spazi ad alta intensità educativa dove bambini, bambine e giovani possono studiare, giocare e dare spazio alle proprie aspirazioni – situati nelle periferie delle principali città”. Inoltre il 57,4% degli italiani ha difficoltà ad arrivare a fine mese. Bollette, affitto e rate del mutuo una vera spina nel fianco. E per uscire dall’impasse si chiede aiuto alla famiglia di origine nel 32,1% dei casi o si ricorre all’acquisto a rate 42,7%. Il 28,3% rinuncia anche a cure, interventi dentistici o controlli medici. Bollette (33,1%), affitto (45,5%) e rate del mutuo (32,1%) rappresentano un problema per molti nuclei.

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Disagio sociale

A riuscire a risparmiare sono solo il 28,3% degli italiani mentre il 36,8% afferma di dover attingere ai risparmi per arrivare a fine mese. E sul fronte dei pagamenti il 24,8% ammette di aver pagato le bollette con forte ritardo, il 22,1% ha avuto ritardi nel pagamento delle tasse, il 18,5% è stato in ritardo/arretrato con le rate del condominio e il 14,9% ha saldato in ritardo i conti presso commercianti/artigiani. “Dati allarmanti e drammatici” per l’Unione nazionale consumatori, secondo cui “il fatto che un terzo degli italiani sia in difficoltà con il pagamento delle bollette dimostra da un lato la gravità della situazione economica delle famiglie e dall’altro l’errore fatale di aver ripristinato gli oneri di sistema sull’energia e l’Iva sul gas nonostante i prezzi siano ancora ben lungi dall’essere tornati normali”. Nel 2022, il 12% dei lavoratori italiani rientravano nella categoria di working poor, guadagnando meno di 11.500 euro netti all’anno, percentuale superiore di circa quattro punti rispetto a Germania e Francia e di due punti rispetto alla media dell’Ue e si concentra in alcune categorie sociali specifiche (stranieri, bassi livelli di educazione, famiglie con uno o più minori). Per Unc “urge una riforma fiscale che miri a ridare capacità di spesa a quella metà degli italiani che arriva con difficoltà a fine mese, ad esempio riducendo tutti quei balzelli che colpiscono spese obbligate come le bollette di luce e gas, dalle accise agli oneri di sistema”.

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Tra le generazioni

Nonostante la percezione di un peggioramento generalizzato della situazione economica del Paese, il 40,9% del campione afferma che la situazione economica personale negli ultimi 12 mesi sia rimasta stabile. Anche se con diversa intensità, complessivamente il 35,4% degli italiani denuncia un peggioramento della propria condizione economica, mentre il 14,2% riferisce miglioramento. Anche se, comparando i risultati con quelli delle rilevazioni precedenti emerge, rispetto allo scorso anno, un miglioramento generalizzato della situazione economica delle famiglie italiane. Dunque l’Italia è tra i paesi più poveri d’Europa in termini educativi e tale povertà si trasmette da una generazione all’altra. Nel 2022, il nostro paese risultava al penultimo posto nella classifica dei paesi europei, con il 41,7% della popolazione tra i 25 e i 74 anni in possesso di titolo di studio inferiore al diploma. Inoltre, l’Italia occupa le ultime posizioni (69,7%) per la quota di coloro che superano l’ultimo e il penultimo livello di competenze di lettura e comprensione sui cinque previsti, rispetto alla media Ocse del 54%. Infine il 15,9% degli italiani si è rivolto a maghi e cartomanti. La motivazione che li ha spinti è stata soprattutto la ricerca di risposte a questioni sentimentali (24%)