“Nuove energie in periferia”. A Genova 40 progetti per integrare giovani migranti

Il comune ligure è capofila con il Job Centre come partner: pubblicato l'avviso pubblico per individuare le idee

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La periferia al centro: accoglienza e solidarietà per umanizzare il tessuto urbano. A Genova verranno 40 progetti per integrare giovani migranti. L’iniziativa del comune ligure si intitola “Nuove energie in periferia”. I destinatari del progetto sono giovani cittadini stranieri con età dai 18 ai 25 anni, residenti o domiciliati nei quartieri di Sampierdarena o Cornigliano. Cultura, sociale e sviluppo territoriale. Sono questi i temi sui quali i giovani migranti potranno proporre idee nell’ambito dell’iniziativa. “Nuove energie in periferia” è finanziata dalla direzione generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Il comune di Genova ne è capofila con il Job Centre come partner. E’ stato pubblicato l’avviso pubblico per individuare le idee. Ai vincitori saranno fornite le competenze, il supporto e le risorse per la realizzazione del piano. Verranno messi a disposizione 24mila euro. Ai giovani, inoltre, sarà corrisposta un’indennità di mille euro in fase di realizzazione.
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La periferia al centro

“L’iniziativa ‘Nuove energie per la periferia’ costituisce un’importante opportunità – spiega l’assessore alle Politiche dei giovani, Francesca Corso -. E’ una preziosa occasione per favorire una integrazione importante di giovani migranti nel tessuto sociale, urbano e lavorativo della città. Un call for ideas che guarda ai giovani, al loro futuro. E a quelle periferie che troppo spesso vengono associate a fenomeni di degrado sociale. La rigenerazione urbana, infatti, passa anche attraverso le politiche per i giovani“. Da nord a sud sono numerosi i piani per l’accoglienza e la riqualificazione dei comuni. Per esempio è stato inaugurato a Viareggio (Lucca) nella struttura Asl di via dei Comparini il nuovo “Percorso insieme Ceser 2023-2025” sull’inclusione sociale. Il progetto nasce nel comune di Viareggio. E si pone l’obiettivo di favorire l’integrazione sociale di persone con disturbi mentali, dipendenze, disabilità a rischio di esclusione sociale. Spostando la centralità degli interventi dalla patologia alla persona. E fornendo a ciascuno un percorso ad hoc che possa consentirgli di potenziare le proprie autonomie e sviluppare le proprie capacità.  Oltre al rafforzamento delle attività già esistenti, sono stati creati ulteriori servizi. Tra le novità, l’allargamento del target di età: prima solo over 18, adesso dai 14 ai 65 anni.
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Co-progettazione

Il progetto nasce nel comune dalla co-progettazione tra Azienda Usl Toscana nord ovest e un’associazione temporanea d’impresa. In cui risulta capofila l’associazione di secondo livello Fiori di Loto insieme a tre cooperative sociali. Calafata, Nanina e Millefiori. Con il supporto della Fondazione di coesione sociale. L’iniziativa riguarda tutto il territorio della zona distretto della Versilia. Tanto che all’incontro di presentazione erano presenti amministratori, oltre che di Viareggio, anche di Massarosa e Camaiore. “Questo – evidenzia il sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro – è un luogo importante di aggregazione, per vari gradi di difficoltà degli utenti. E’ bello vedere qui varie cooperative sociali che lavorano insieme. E che forniscono opportunità a cittadini dei nostri territori. Attualmente la struttura è frequentata da 70 persone. E l’auspicio è che d’ora in poi ne arrivino altre ancora, perché gli spazi a disposizione sono molti e accoglienti“. La questione dell’accoglienza è una priorità nazionale. Limitare l’impatto dell’aumento dei flussi di migranti sui comuni. Tra numeri da record sugli sbarchi di questa estate. E malessere manifestato dai sindaci per le difficoltà nel reperire spazi sui propri territori. Intanto il governo lavora ad alleggerire la pressione. “È importante affrontare insieme l’attuale situazione, condividendo una metodologia comune”, ha spiegato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. 
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Sos dei comuni

Attraverso il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, i comuni chiedono che “i centri di prima accoglienza rappresentino la ‘porta d’accesso’ alla seconda accoglienza. E quindi alla rete Sai (Sistema accoglienza integrazione)”. In sostanza la richiesta è che la valutazione dal punto di vista anagrafico, sanitario e la verifica della presenza di parenti sul territorio venga fatta nei centri di prima accoglienza, di competenza del Viminale. E che ci sia a valle una selezione per poi affidare quei migranti alla rete Sai con criteri di proporzionalità. “I posti dovranno essere ampliati – afferma Decaro – Per i richiedenti asilo abbiamo proposto di riattivare la clausola di salvaguardia. Secondo cui i comuni che appartengono alla rete Sai, o che intendano aderirvi, sono esenti dall’attivazione di ulteriori forme di accoglienza“. In caso contrario l’Associazione Nazionale dei Comuni lamenta l’impossibilità di garantire tutele sul sistema di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Che al momento sono oltre 21mila. In maggioranza maschi e che hanno per la soprattutto 17, 16 e 15 anni. Mentre i posti autorizzati sono solo 6.207. Da qui “il rischio concreto che i costi dell’assistenza a tutti gli altri ricadano direttamente sui bilanci comunali“. Sulle richieste dell’Anci, il dicastero dell’Interno ha assunto l’impegno a “valutare in tempi brevi le proposte presentate”.

Procedure

Procedure più veloci, poi, per la realizzazioni di Centri di permanenza per i rimpatri. Ovvero le strutture nelle quali vengono trattenuti gli irregolari da espellere. La premier Giorgia Meloni ha presieduto la riunione del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica dedicata al tema del contenimento dei flussi migratori irregolari. A seguire il Consiglio dei ministri ha approvato il piano degli interventi per il comune di Lampedusa e Linosa. Lo scopo è la realizzazione e la manutenzione straordinaria delle opere di urbanizzazione primaria. Negli anni la normativa che disciplina l’accoglienza di richiedenti asilo, rifugiati e migranti in Italia è cambiata più volte. Se pur con alcuni importanti rimandi a norme diverse, le modalità di accoglienza sono sostanzialmente definite dal decreto legislativo 142/2015. Negli anni più recenti questa norma è stata modificata da tre decreti.