Un oceano di plastica: allarme rosso per l’ambiente

Una quantità abnorme di plastiche e microplastiche disperse nell'oceano dagli anni Cinquanta a oggi. Una deriva preoccupante che impone uno sforzo unitario

Pochi giorni fa il National Oceanography Center ha pubblicato sulla rivista Nature Communications uno studio coordinato da Richard Lampitt e Katsiaryna Pabortsava da cui emerge un dato estremamente preoccupante concernente la quantità di plastica nell’Oceano Atlantico: la stessa è dieci volte superiore rispetto a quanto si pensava finora e si stima che nei primi 200 metri sotto la superficie vi siano oltre 21 milioni di frammenti pressoché invisibili di plastica gravemente dannosa per l’ecosistema marino.

Numeri preoccupanti

A titolo esemplificativo basti pensare che – sulla base delle rilevazioni comparative svolte in questo studio – è emerso che la quantità di plastica dispersa nel sopracitato oceano dagli anni 50 ad oggi sia compresa tra 17 e 47 milioni di tonnellate. In seconda istanza, per meglio comprendere la gravità del sopracitato inquinamento ambientale, è essenziale citare il cosiddetto North Atlantic garbage patch ossia un enorme cumulo di rifiuti di materiale plastico che, accumulandosi nell’Oceano Atlantico, ha dato vita ad una grande isola di plastica altamente inquinante delle dimensioni di oltre 4 milioni di km quadrati ed è la causa di una gravissima moria di pesci, tartarughe e uccelli. I quali perdono la vita a seguito dell’ingestione di microplastiche che provocano occlusioni o perforazioni dell’apparato digerente.

Uniti contro la plastica in mare

Alla luce di quanto precedentemente descritto, è fondamentale che tutti i Paesi del mondo aderiscano alla campagna proposta dalle Nazioni Unite e denominata CleanSeas, la quale prevede di ridurre la produzione e l’uso della plastica al fine di ridurre l’inquinamento ambientale, in particolare, a tal proposito, è utile ricordare che ogni cittadino può fare la sua parte per ridurre l’inquinamento ambientale utilizzando poche e semplici accortezze. Ad esempio ridurre il consumo di bicchieri, piatti e posate usa e getta in plastica, preferire gli involucri di carta rispetto a quelli di plastica, utilizzare sacchetti in tessuto e non in plastica per la spesa ed infine preferire i prodotti alimentari sfusi privi di involucri o contenitori di plastica.

L’insegnamento di Papa Francesco

Infine è fondamentale ribadire con forza quanto esemplificato fulgidamente da Papa Francesco nell’enciclica Laudato Si promulgata nel 2015: “La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare”.