Nessuno è diverso: la ricchezza dell’essere umano

Arriva da Sant'Antonio Abate (Na) la storia di un comune che con l'istituzione del Garante dei disabili ha deciso di raggiungere un obiettivo: l'uguaglianza. Il responsabile del progetto si racconta ad InTerris

Correva l’8 marzo 2019 quando il Consiglio Comunale di Sant’Antonio Abate (Na) ha istituito la figura del Garante dei diritti della persona con disabilità. Da allora tanti progetti sono stati fatti per rendere la cittadina napoletana più accessibile e a portata di tutti. A distanza di un anno il dottor Alfonso Francesco Federico D’Aniello, Garante dei disabili, è soddisfatto di quanto fatto. “L’Autorità svolge attività finalizzate alla promozione e alla tutela delle persone con disabilità, con particolare attenzione all’integrazione e all’inclusione sociale” racconta il dottor D’Aniello ad InTerris.

Chi è il garante dei disabili di Sant’Antonio Abate?

Laureato in giurisprudenza e praticante Avvocato, Alfonso è da sempre un ragazzo dedito al volontariato con una spiccata propensione verso le persone meno fortunate: “Credo molto nelle battaglie sociali, soprattutto quando si tratta di lottare per il riconoscimento dei diritti. Ricoprendo questo ruolo ho la possibilità di relazionarmi con le persone, di ascoltarle e provare a risolvere concretamente quelle che sono le problematiche che mi vengono presentate”.

 

Quali sono le principali esigenze riscontrate?
“Di fondo c’è un grande bisogno di comunicazione. Manca un vero confronto tra gli organi competenti e il disabile, o la sua famiglia. Il mio ruolo, infatti, è anche quello di fare da collante tra le parti. In generale però si fa sempre troppo poco per sostenere la disabilità e trasformare le nostre città in posti davvero alla portata di tutti. Il problema più grande è il mancato senso civico delle persone. Incontro ancora troppi cittadini che purtroppo non badano alle esigenze delle persone con disabilità, ma che si fermano a guardare la loro esigenza principale. Ed è così che se non si trova parcheggio sulle strisce bianche o blu si parcheggia su quelle gialle, senza pensare minimamente al disagio che si potrebbe procurare ad una persona con difficoltà motorie. Sono tanti i punti critici, questo è solo uno. Poi c’è una parte della società che invece accoglie e collabora per fortuna, ma bisogna lavorare ancora tanto e cercare di sensibilizzare sempre di più affinché non ci sia alcune forma di discriminazione”.

Sono di più le barriere architettoniche fisiche o quelle mentali?
“Le barriere architettoniche sono tantissime, ma fondamentalmente il grande limite dell’essere umano sono le barriere mentali. C’è sempre la concezione del diverso, un appellativo che ancora troppo spesso viene associato al disabile. Noi dobbiamo far si che questa disabilità non sia qualcosa di discriminatorio, ma qualcosa che ci faccia arricchire”.

Sant’Antonio Abate in corsa verso l’uguaglianza

“Ricordo ancora una delle prime attività fatte ‘Una corsa verso l’uguaglianza’. In parte fu davvero una maratona, ma il vero significato andava molto al di là di quanto realmente si realizzò quel giorno. Fu una vera marcia verso qualcosa di raggiungibile che non dev’essere più un’utopia: l’uguaglianza. Bisogna andare di corsa per raggiungerla quanto prima, era questo il significato ed un po’ alla volta ce la stiamo facendo”.

Qual è la vera ricchezza del disabile per la società?
“Ogni essere umano è speciale perché è diverso dall’altro. Non esiste una copia di ogni persona. Ogni singolo può apportare qualcosa di bello alla società. Le persone con disabilità ci fanno vedere un altro lato della medaglia che ti permette di renderti conto di come, anche con le difficoltà, si può andare oltre i propri limiti. C’è una voglia di non mollare mai ed è questo il valore aggiunto che nella loro complessità rende speciali le persone disabili”.