Gissi (Cisl): “Il problema non è far rientrare gli studenti a scuola. E’ non dover chiudere di nuovo i battenti”

Intervista a Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola, quando mancano ormai poco più di venti giorni alla riapertura delle scuole

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Il problema non è tanto far rientrare gli alunni a scuola, ma è evitare di dover richiudere i battenti. E’ questa la preoccupazione della segretaria generale Cisl Scuola, Maddalena Gissi, intervistata da Interris.it quando mancano poco più di venti giorni alla riapertura della scuola. Anzi, ancora meno se si considera che il primo settembre una parte degli alunni e dei professori rientreranno in classe per il recupero dei crediti.

La riapertura del 14 settembre, i fondi per i vari istituti, un incontro chiesto alla ministra Azzolina ma che ancora non c’è stato e lo scenario più terribile, ossia che non si riesca a far tornare tutti gli alunni in classe. Sono questi gli argomenti che sono stati approfonditi nell’intervista.

Segretaria, siamo a meno di un mese dalla riapertura delle scuole, ma come lei ha sottolineato ancora non c’è nessuna certezza. Pensa che gli alunni riusciranno a tornare in classe il 14 settembre?

“Una volta tanto devo dare ragione alla ministra Azzolina: il problema non è tanto far rientrare a scuola gli alunni, quel che va evitato è di dover richiudere i battenti. Rischio che purtroppo non è possibile escludere, visto l’andamento di una pandemia non ancora sotto controllo, ma proprio per questo vanno intensificati gli sforzi per garantire che il ritorno all’attività scolastica in presenza avvenga nelle condizioni migliori per scongiurare quell’eventualità. Purtroppo e per tante ragioni temo che si sia ancora lontani dall’obiettivo”.

Avete chiesto un incontro alla Ministra Azzolina. Quali sono gli argomenti principali da affrontare?

“Con la ministra abbiamo posto ripetutamente una serie di questioni, partendo dalla necessità di avere spazi e personale sufficienti per ottenere la prima delle condizioni indispensabili alla sicurezza, gruppi ridotti di alunni in modo da rispettare il distanziamento. Vanno coinvolti in uno sforzo coordinato e convergente tutti i soggetti che ruotano attorno al sistema scolastico: servizi di trasporto, enti locali, aziende sanitarie. Vanno rese pienamente operative tutte le sedi di monitoraggio previste nel Protocollo Sicurezza, a livello centrale e territoriale. Serve completezza e puntualità di informazione, per essere in grado ogni momento di decidere gli interventi eventualmente necessari. Va fatta chiarezza in tema di responsabilità del personale e in particolare dei dirigenti scolastici, perché non si ripropongano in modo ancor più accentuato i problemi che già si riscontrano in materia di sicurezza. Va rapidamente avviato il tavolo negoziale per disciplinare opportunamente le situazioni lavorative che nel contratto non trovano adeguata considerazione: didattica a distanza e lavoro agile sono modalità di organizzazione del lavoro che l’emergenza ha introdotto su larga scala dopo quasi due anni dalla firma dell’ultimo contratto. Io penso che si debba fare tutto il possibile per non dover ricorrere alla didattica a distanza, non credo di doverlo ripetere: ma se malauguratamente si rendesse necessaria, è bene che obblighi, diritti e doveri siano chiaramente declinati, nell’interesse di tutti. I contratti servono a definire tutele ma anche e soprattutto a prevenire conflittualità e tensioni, a tutto vantaggio del buon andamento del servizio. Concetto su cui forse non vi è, in questo momento, la necessaria consapevolezza da parte di tutti, tant’è che abbiamo espressamente scritto alla Ministra perché il tema delle relazioni sindacali, cui è sembrata spesso guardare con scarsa attenzione e talvolta con un certo fastidio, sia affrontato e discusso prima dell’inizio delle attività scolastiche. Ancora attendiamo una risposta”.

Lei ha affermato che i numeri degli investimenti resi noti durante le interviste fatte dalla Ministra sono insufficienti. Quali scenari si prospettano se le scuole non avranno i fondi necessari per le assunzioni e per gli adeguamenti degli spazi?

“Agli Uffici Regionali non sono stati assegnati esplicitamente posti in più, ma solo le risorse con cui eventualmente far fronte alle assunzioni necessarie alle scuole del proprio territorio. Tentando alcune simulazioni, abbiamo visto che le somme non coprono certamente il prevedibile fabbisogno: noi abbiamo calcolato, complessivamente, che assumendo diecimila collaboratori scolastici (che sono poco più di uno per ogni istituto), le somme residue permetterebbero di reclutare meno di 31.000 docenti. Quindi siamo ben lontani dai 50.000 posti in più di cui spesso si è parlato. È vero che il ‘decreto agosto’ stanzia ulteriori risorse, poco più di 900 milioni, ma va chiarito al più presto come e quando saranno rese disponibili e con quali criteri utilizzarle. Sarebbe stato necessario, in previsione di un anno scolastico particolarmente difficile da gestire, mettere il sistema in condizione di funzionare da subito a pieno regime, tenendo conto delle particolari e straordinarie esigenze organizzative da soddisfare per far fronte a una situazione di emergenza. Purtroppo temo che non sarà così, e gli scenari che possono prospettarsi non sono affatto rassicuranti. Scontiamo evidenti ritardi nell’azione del Governo e del Ministero, cui abbiamo rivolto nei mesi scorsi sollecitazioni e anche offerto un significativo contributo in termini di elaborazioni e proposte. Anche a livello di pubblica opinione forse solo ora si percepisce con chiarezza l’entità della partita che la riapertura delle scuole rappresenta, la sua importanza per la collettività e per il Paese, i rischi connessi che riguardano non solo il personale scolastico, ma tutta la popolazione”.

Se non si riuscisse a garantire il ritorno a scuola in presenza, quali problematiche potrebbero sorgere? 

“La prolungata chiusura delle scuole ha causato danni evidenti nell’immediato, e qualcuno è giunto a calcolare addirittura l’entità del danno economico che si può stimare in prospettiva, a carico di una popolazione scolastica deprivata in larga parte di un suo diritto e posta comunque in condizione di fruirne con modalità che non consentono il pieno dispiegarsi di una relazione educativa fondamentale per la crescita individuale e collettiva. Il ripetersi di una simile eventualità sarebbe difficilmente sopportabile e avrebbe gravissime conseguenze. Sta crescendo la consapevolezza che sulla piena operatività del sistema scolastico, come sull’efficacia e la qualità di quello sanitario, il Paese affronterà nei prossimi mesi una sfida decisiva per il suo futuro e per le prospettive di ripresa. Mi auguro che ciò si traduca in una forte pressione su Governo e Parlamento perché istruzione e formazione diventino finalmente centrali nelle scelte politiche e legislative”.