Festival del Bene comune: la risposta dell’associazionismo cattolico alle fragilità

La risposta dell'associazionismo cattolico alle fragilità emergenti della nostra epoca in occasione del festival del Bene comune organizzato da Ucid e Acli

(© PublicDomainPictures da Pixabay)

Nel corso della storia, e in particolare negli ultimi due secoli, la Chiesa non ha mai rinunciato, come ha ricordato Papa Leone XIII, a dire la “parola che le spetta” sulle questioni legate alla vita sociale e alla protezione delle persone in condizione di fragilità. Questo obiettivo, ai giorni nostri, ha trovato una voce autorevole in Papa Francesco e nell’associazionismo cattolico per favorire l’incremento del bene comune.

L’evento di Monza

L’associazionismo di matrice cattolica, in ogni sua declinazione, nelle diverse epoche della storia contemporanea, ha visto nella Dottrina Sociale della Chiesa, una guida sempre attuale per affrontare le difficoltà economiche e sociali emergenti con la finalità di mettere al centro la persona. Su questo versante, Ucid Lombardia, Acli Lombardia, Caritas Ambrosiana, Azione Cattolica e molte altre realtà rappresentati del cattolicesimo, hanno dato vita al Festival del Bene comune, che si terrà domani a Monza si concluderà con la sottoscrizione di una Carta dei Valori. Interris.it, in merito a questa iniziativa, ha intervistato il dott. Martino Troncatti, presidente delle Acli Lombardia.

Il dottor Martino Troncatti (© Acli Lombardia)

L’intervista

Presidente Troncatti, come nasce e che obiettivi ha il festival del Bene comune?

“Il festival del Bene Comune nasce da un giro d’orizzonte attorno all’associazionismo cattolico lombardo effettuato dal presidente regionale di Ucid Aldo Fumagalli. L’obiettivo è duplice: il primo è quello di incontrarci per parlare della Dottrina sociale sotto l’egida del festival in corso da anni mentre invece, la seconda finalità, è quella di dare vita ad un momento di confronto nell’ambito delle associazioni cattoliche con la partnership della Pastorale del Lavoro e dell’arcivescovo metropolita Mario Delpini. Questa iniziativa, a mio modo di vedere, rappresenta l’inizio di un percorso di dialogo sui vari temi di carattere sociale che ci stanno a cuore, come l’educazione e il lavoro, e a quelli di carattere economico, come l’aumento dei costi dell’energia, dei costi per le famiglie sul fronte della tutela dell’ambiente. Partendo da qui, si potranno fare degli incontri finalizzati alla tutela del bene comune a tutto campo”.

Cosa ci insegna, a suo parere, la Dottrina Sociale, in questo periodo storico fortemente connotato dall’emersione di nuove fragilità sociali?

“Generalmente, si è abituati ad immaginare che, la Dottrina Sociale, sia rappresentata dai testi scritti da Papa Leone XIII fino a Papa Francesco. Essa però racchiude un messaggio molto profondo: è la declinazione della vita umana, delle comunità e delle famiglie in una logica valoriale cristiana, in cui la componente sociale fa la differenza. La Dottrina sociale nasce per dare voce agli ultimi e, passando attraverso epoche diverse, ha mantenuto intatto il suo spirito di vicinanza alle fragilità fino ad arrivare alla Populorum Progressio e alla Fratelli tutti di Papa Francesco. In altre parole, la stessa, nella sua interezza e nella sua declinazione nelle varie epoche, contiene proposte per uscire dalle difficoltà e per la presa in carico globale del grido dei poveri. Questo è il messaggio globale della Dottrina sociale che, con la sua potenza, permane anche nel nostro tempo”.

Ucid e Acli, attraverso l’iniziativa del Festival del Bene comune intendono promuovere lo sviluppo umano integrale. Cosa significa questo oggi?

“Ai nostri giorni, il concetto di sviluppo umano integrale, comprende diversi elementi. Negli ultimi decenni ad esempio, l’uomo, attraverso le grandi scoperte tecnologiche, come l’automazione, la digitalizzazione e, ad oggi, l’intelligenza artificiale, ha consentito alla società di crescere ed avere una dimensione più umana e personalistica che, però, deve essere correlata da uno sviluppo delle coscienze e delle comunità a 360 gradi. Se saremo capaci di dare corso a questo principio daremo corso al significato più profondo dei termini ‘Casa comune’ e ‘Famiglia umana’, due pilastri fondamentali del cattolicesimo per dare risposta alle fragilità emergenti e alla necessità improrogabile di uno sviluppo umano integrale”.