Contrasto alla povertà: l’Italia si doti di una misura universalistica

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Gli ultimi dati disponibili ci dicono che, l’Italia, si è fortemente impoverita. Nell’arco di dieci anni è triplicato il numero dei poveri assoluti. Basti pensare che, nel 2013, erano poco più di due milioni e, ad oggi, secondo un’indagine Istat, si attestano a poco meno di sei milioni. Inoltre, nel nostro Paese, ci sono delle aree interne che cominciano ad avere problemi molto seri e piccoli comuni che stanno sparendo o, spesse volte, sono abitati dai migranti. Occorre ricordare che, se un piccolo Comune viene meno, c’è sempre un riflesso negativo sull’economia perché, in quell’area, non ci sarà più un presidio sanitario, una scuola o dei bambini. Ciò detto, i due elementi esemplificati, confermano che, il fenomeno della povertà, si sta cronicizzando. Le famiglie sono quelle che, in qualche modo, stanno subendo le ricadute peggiori della situazione attuale. Attualmente, non c’è una politica che le aiuti, nonostante l’attuale governo abbia adottato dei provvedimenti di segno familista ma, all’atto pratico, emerge tutt’altro. L’inflazione in aumento è una tassa piatta su coloro che hanno i redditi più bassi. Essa ha sottratto alle famiglie dai sei ai nove carrelli della spesa, ovvero danni diretti nell’ordine dei 300 – 400 euro. Oltre a ciò, nelle aree interne, si sta vivendo una situazione di povertà assoluta e relativa molto preoccupante. L’ultimo dato è costituito dal fatto che, la cosiddetta classe media attualmente in difficoltà, senza le adeguate misure di sostegno, potrebbe scivolare in condizione di povertà.

Rispetto alle misure di sostegno, occorre ricordare che, dallo scorso primo gennaio, a seguito della legge 85 del 2023, il Reddito di Cittadinanza è stato sostituito dall’ Assegno di Inclusione, a cui possono accedere minori fino a 18 anni di età, ultrasessantenni o persone con disabilità. La seconda misura invece, ovvero il Supporto alla Formazione e al Lavoro, è un contributo per la partecipazione a iniziative di formazione professionale. I primi dati comunicati in merito a queste due misure hanno sottolineato che, sono 480 mila le famiglie, le quali oggi hanno percepito le prime mensilità dell’Adi e circa 270 mila i contributi per la formazione lavoro che sono stati erogati in queste prime mensilità. In entrambi i casi si parla di un numero assolutamente esiguo se si considera che, la precedente misura, copriva almeno un milione di persone. I numeri ci restituisco una preoccupazione: ci sono sei milioni di persone in condizione di povertà assoluta, almeno due milioni e 200 mila famiglie. Ad oggi quindi, per la prima volta dopo l’introduzione del Reddito di Inclusione nel 2018, che aveva dotato il nostro Paese di una misura universale di contrasto alla povertà, si fa un passo indietro di sei – sette anni. In Europa l’Italia è l’unico Paese privo di una misura universalistica ma, ad oggi, è categoriale. Ci sono troppe persone che, allo stato attuale, restano escluse dalle nuove misure. È tutto più complicato e la platea dei beneficiari si riduce. Tutto ciò fa presagire che, il numero dei poveri, crescerà e questo non ci fa stare tranquilli.

Vorrei che, in materia di contrasto alle nuove fragilità emergenti, ci fosse una presa di coscienza politica. Il Paese ha un problema molto serio che non si può far finta di non vedere. Il tasso di povertà assoluta, da anni, sta costantemente avanzando. Non è normale che, una democrazia europea, non si renda conto che, ad alcune persone, vivono in uno stato di bisogno e sono private dei diritti fondamentali. Serve una coscienza comune di cui, in primis, le forze politiche hanno il dovere di far crescere. Se l’attuale trend non si invertisse, la situazione potrebbe sfuggire di mano. Oltre a ciò, occorre agire sul piano culturale: ci sono tre milioni di lavoratori e lavoratrici poveri, ovvero persone che, nonostante abbiano un impiego, non percepiscono un reddito dignitoso. Ciò che genera la buona o cattiva politica è la buona e la cattiva cultura. Le persone fragili non si trovano in una certa condizione perché fa loro piacere, ma per una serie di circostanze negative concatenate. Infine, auspico che si possa tornare a una misura universalistica di contrasto alla povertà, come ricorda la nostra Costituzione in diversi suoi articoli.