Europee, Ceccanti: “L’astensionismo il dato più rilevante per l’Italia”

Interris.it ha chiesto a Stefano Ceccanti, professore ordinario di diritto pubblico comparato all’Università "La Sapienza" di Roma, una sua analisi in merito ai risultati delle elezioni europee

Elezioni europee, credit: ALESSIA MASTROPIETRO. Nel riquadro: il prof. Stefano Ceccanti (per gentile concessione)

“Il risultato di fondo delle elezioni europee era quello atteso: la maggioranza uscente, quella composta dai tre partiti europeisti, sostanzialmente è stata confermata. Ma se dovessi decidere qual è stato il dato preminente di queste elezioni europee per l’Italia, è stato senz’altro quello relativo all’astensionismo, che ha superato la metà più 1 degli aventi diritto al voto”. Così a Interris.it Stefano Ceccanti, professore ordinario di diritto pubblico comparato all’Università “La Sapienza” di Roma in merito ai risultati delle elezioni europee.

Europee: maggioranza uscente confermata

“Il Partito Popolare guadagna qualche seggio, soprattutto sull’onda del risultato tedesco; il Partito socialista va in pari rispetto alle ultime elezioni e c’è stato un certo ridimensionamento del gruppo liberale di Macron. Ma complessivamente questi tre partiti stanno a poco più di 400 seggi, quando la maggioranza è 361. C’è stata indubbiamente una spinta verso l’estrema destra, però non è stato uno tsunami come potrebbe far pensare il risultato francese”.

L’elezione del nuovo Presidente: Von der Leyen in pole position

“Non sarà facilissima l’elezione del Presidente della Commissione, perché la maggioranza di 361 voti deve essere a scrutinio segreto, non palese, e c’è sempre un certo numero di franchi tiratori. Quindi è possibile che si sommino nel voto anche altre forze, in particolar modo quelle che guidano il governo nei vari Paesi. Non è dunque escluso che ai tre partiti centrali si possa aggiungere anche il voto di Giorgia Meloni o di chi si trova comunque al governo in altri Paesi. Per il momento mi sembra che sia in pole position Ursula von der Leyen per una riconferma. In estrema sintesi: dal punto di vista dell’assetto di fondo del Parlamento Europeo, in queste elezioni le maggioranze non sono cambiate più di tanto”.

In Italia “vince” l’astensionismo: forte delusione

“Per quanto riguarda l’Italia – prosegue il professore Ceccanti – bisogna registrare la delusione che per la prima volta nella storia siamo scesi sotto il 50% di partecipazione e probabilmente siamo sotto la media europea generale, mentre siamo sempre stati storicamente di diversi punti al di sopra. Per cui, anche se molti partiti hanno guadagnato in percentuale in seggi, in realtà i voti scendono un po’ rispetto alle elezioni precedenti”.

Il ritorno del bipolarismo

“Meloni ha parlato di ritorno al bipolarismo. C’è stata una certa spinta bipolarizzante, perché la posizione di preminenza di Fratelli d’Italia dentro la maggioranza si è indubbiamente rafforzata. FdI è vicino al 30, mentre Lega e FI sono sotto il 10%. Il PD è nettamente al di sopra del Movimento 5 Stelle. Sommati dal punto di vista percentuale, FdI e PD fanno una maggioranza assoluta. Questo significa che si è rafforzato il ruolo di perno di questi due partiti all’interno delle loro coalizioni. Non era scontato che Fratelli d’Italia riuscisse a superare la percentuale raggiunta alle politiche e che il PD riuscisse ad arrivare ad una soglia significativa come quella conquistata. Grazie alle Europee – conclude il prof. Ceccanti – FdI e PD si sono rafforzati anche rispetto ai possibili alleati”.