Effetti ecologici dell’e-commerce. Sos di Greenpeace

Gravi danni all'ambiente con lo shopping e i resi di abiti online: percorsi fino a 10 mila chilometri

Foto di Leon Seibert su Unsplash
Allarme per gli effetti ambientali dell’ e-commerce. Abiti venduti, acquistati e resi più volte su siti web, pacchi di vestiti che viaggiano anche per decine di migliaia di chilometri tra l’Europa e la Cina. Senza costi per l’acquirente e con spese irrisorie per l’azienda produttrice, ma con enormi danni ambientali. E’ quanto emerge dall’indagine condotta dall’Unità Investigativa di Greenpeace Italia che per quasi due mesi, in collaborazione con la trasmissione televisiva Report, ha tracciato alcuni viaggi. E cioè gli spostamenti compiuti da alcuni capi d’abbigliamento del settore del fast-fashion acquistati e resi tramite piattaforme di e-commerce. Il rapporto dal titolo “Moda in viaggio. Il costo nascosto dei resi online. I mille giri del fast-fashion che inquina il pianeta” è stato in parte anticipato nella trasmissione andata in onda su Rai 3. Per condurre l’indagine, sono stati acquistati 24 capi d’abbigliamento sulle piattaforme e-commerce di otto tra le principali aziende del settore. Prima di effettuare i resi, Greenpeace e Report hanno nascosto un localizzatore Gps in ogni vestito, acquisendo molte informazioni. In 58 giorni, i pacchi hanno percorso nel complesso circa 100 mila chilometri attraverso 13 Paesi europei e la Cina.
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Foto di Olena Bohovyk su Unsplash

Effetti ambientali

Mediamente, la distanza percorsa dai prodotti per consegna e reso è stata di 4.502 chilometri; il tragitto più breve è stato di 1.147 km, il più lungo di 10.297 km. Il mezzo di trasporto più usato è risultato il camion, seguito da aereo, furgone e nave. I 24 capi di abbigliamento sono stati venduti e rivenduti complessivamente 40 volte, con una media di 1,7 vendite per abito, e resi per ben 29 volte. A oggi, 14 indumenti su 24 (pari al 58%) non sono ancora stati rivenduti. L’impatto ambientale medio del trasporto di ogni ordine e reso corrisponde a 2,78 kg di anidride carbonica equivalente, emissioni su cui il packaging incide per circa il 16%. CorCom è la testata di riferimento in Italia per le tematiche dell’ economia digitale e dell’innovazione. E ha approfondito la questione degli effetti dell’e-commerce sull’ecosistema. Qual è l’impatto ambientale dello shopping online? Quante emissioni di gas serra sono generate da un ordine di acquisto e-commerce di prodotti di abbigliamento, calzature o accessori moda, che preveda una spedizione di consegna al cliente con origine e destino in Italia? Se lo è chiesto Quantis, società di consulenza ambientale, nella ricerca “Sostenibilità: aggiungi al carrello. E-commerce nel settore fashion in Italia. Buone prassi di sostenibilità nel contesto omnicanale”.
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Foto di Markus Spiske su Unsplash

Emissioni

Nello scenario di base, l’hotspot ambientale principale è rappresentato dal packaging di consegna, che determina il 75% delle emissioni di gas serra e rappresenta pertanto l’area su cui porre maggiore attenzione in termini di azioni e investimenti. La logistica di spedizione e consegna, evidenzia Corcom, contribuisce al 15% delle emissioni di gas serra, considerando una spedizione via strada entro un raggio medio di circa 480 chilometri dal consumatore. Lo shopping online, ovvero la ricerca del prodotto su siti web e-commerce e il completamento dell’acquisto da parte del consumatore, genera invece il 7% delle emissioni di gas serra. Assumendo un tasso di reso medio del 14%, la fase di reverse logistics contribuisce al 3% delle emissioni di gas serra. Nel caso di player e-commerce puri, per i quali il tasso di reso potrebbe arrivare al 50%, l’impatto di questa categoria sale a circa il 9% delle emissioni di gas serra per ordine di acquisto.
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Foto di Ivars Utināns su Unsplash
Ranking

Dalla ricerca quantitativa, sottolinea Corcom, emerge un ranking, posto in forma di decalogo, delle scelte che possono impattare sul miglioramento delle performance ambientali dell’e-commerce. Ciascuna di queste fa riferimento ad uno dei quattro ambiti menzionati. Ossia shopping on-line, spedizione e consegna, packaging, reverse logistics. Ecco le buone prassi, delineate da Quantis: investire in sistemi di packaging riutilizzabili. Alleggerire il packaging. Investire in sistemi di packaging con materiali 100% riciclati. Privilegiare veicoli elettrici per spedizione e consegna last mile. Alimentare i fulfillment center con energia rinnovabile. Consegnare last mile con cargo bike. Ottimizzare le dimensioni dei contenuti e degli elementi del sito web. Incentivare modalità di consegna alternative più efficienti. Ridurre il numero dei resi; promuovere la scelta di tempi di consegna più sostenibili.